“Confine”, un libro per cambiare prospettiva

Questo è un libro a metà tra un photobook e un documento giornalistico, che ripercorre l’esperienza di 500 migranti che nel 2016 hanno sostato per tre mesi nel parco della stazione di Como, fermati mentre cercavano di raggiungere il nord Europa attraverso la Svizzera. e scritto a più mani, che raccoglie alcune fotografie scattate durante l’emergenza nella città e una selezione di articoli pubblicati sulla stampa nazionale e internazionale nelle settimane della crisi. I fotografi, , hanno seguito per tutto il periodo i migranti accampati nella stazione San Giovanni; le foto selezionate raccontano la situazione disperata di quelle persone bloccate al confine di due stati, ma anche il grande sconvolgimento di una città di confine come Como, che per qualche tempo si è ritrovata ad essere L’art director è Giovanni Egeo Marchi, mentre l’editing è stato curato da Philip Di Salvo, ricercatore, collaboratore di alle 19.00 presso il Loft Kinodromo a Bologna, intervistati da Angela Caporale di , evento organizzato nell’ambito della rassegna Mondovisioni che porta i documentari selezionati da CineAgenzia ed Internazionale nelle principali città italiane. Noi quattro autori del libro siamo, prima di tutto, quattro amici, tutti nati e cresciuti a Como dove viviamo da anni.Quando c’è stata l’emergenza in stazione siamo stati . Mattia ed Emanuele sono stati in stazione a scattare foto per i giornali e ne hanno pubblicate diverse sulla stampa. Io sono rientrato qualche giorno dopo e mi sono ritrovato l’emergenza sotto casa. A distanza di un anno da quelle settimane ci siamo chiesti come potevamo quegli avvenimenti e l’idea è stata quella di creare un libro, raccogliendo tutti i materiali disponibili. , è la storia di quelle settimane, ma allo stesso tempo si concentra su un lavoro più simbolico, cioè sull’ e su cosa questo abbia significato in quei giorni per la nostra città. nella crisi migratoria. Essere un luogo al limite significa essere uno snodo, un per chi scappa da zone meno fortunate del pianeta. La cosa di cui Como si è resa conto è che quei giorni hanno rappresentato uno dei momenti in cui è stato più visibile il suo ruolo di frontiera, ma ciò non significa che se i migranti non si trovano più nel parco della stazione allora ciò è cambiato. Como resta un luogo di confine per chi cerca di emigrare in Svizzera Il libro riflette perciò questo concetto di confine e di ciò che ha significato sia per chi è rimasto per settimane accampato alla stazione, sia per chi vive quotidianamente la città. Il libro raccoglie fotografie e articoli che sono stati pubblicati sulla stampa nazionale e internazionale, com’è avvenuta la scelta per la pubblicazione? Per quanto riguarda le foto la scelta è stata fatta dai due fotografi, Emanuele e Mattia, con la supervisione del grafico, che hanno ripercorso il loro archivio e hanno scelto le immagini che sembravano più adatte a raccontare sia l’aspetto L’editing è stato invece curato da me: nel libro c’è un pezzo in cui veicolo il concetto sia di confine sia della visibilità improvvisa che ha raggiunto Como in quei giorni. Poi , giornalista di Como che dal 2016 segue la situazione dei migranti nella città, ha scelto due articoli pubblicati da , che approcciano la situazione in modo più ampio della sola cronaca. Un , che racconta la sua esperienza personale nel campo come volontario. Questo rappresenta un’esperienza più interiore rispetto agli altri articoli, scelta perché racconta una storia delle tante, che può essere contrapposta ad un ragionamento più complesso e “scientifico” sulle migrazioni. Quali sono i retroscena di questo libro? Le emozioni che nasconde dietro le pagine e le fotografie? Sicuramente delle grandi emozioni che stanno dietro alle pagine del libro arrivano dalla risposta che abbiamo ricevuto dal crowdfunding, è stata travolgente. Abbiamo raccolto più di quello che chiedevamo e questo ci ha consentito di . Ci ha fatto incredibile piacere il sostegno che abbiamo ricevuto da più parti. di qualcosa che stavamo per fare, ma che ancora non esisteva, è stato davvero significativo. Fare un libro sui migranti, in questo contesto storico, era un’idea folle, e per questo il risultato che abbiamo ottenuto è doppiamente significativo per noi. È emozionante che ci sia ancora spazio per qualcosa di questo tipo. Beh, il maggior numero di persone! Scherzi a parte, non è facile definire in un modo univoco, è un photobook e reportage giornalistico, per questo il pubblico che potrebbe essere interessato a quest’opera non è iscrivibile in un unico insieme. Le immagini nel libro hanno un peso specifico importante, raccontano una ; siamo abituati a leggere i racconti delle vicende dei campi profughi come ad esempio quello di Ventimiglia, ma non ho memoria di altre città come Como che hanno vissuto storie come questa. Per la città è stato qualcosa di fuori dal comune e dal punto di vista simbolico è stata una situazione molto potente, poiché di solito si tratta di una Nel libro ci sono due pagine molto significative: l’elenco dei 282 nomi dei finanziatori del libro, che ci hanno sostenuto, ai quali fa da sfondo una citazione: . È questo il messaggio che penso che il libro possa dare. con cui si tratta del tema dell’immigrazione. Aver messo insieme così tante persone ci riempie di speranza. I tempi che abbiamo di fronte sono cupi, ma si possono fare le cose in modo diverso, con una modalità differente dalla propaganda e dai media mainstream, andando controcorrente rispetto ai discorsi d’odio che stanno dilagando in questo periodo sull’intero territorio nazionale. non rappresenta, quindi, solo una cronaca dei fatti del 2016, ma nel mare di documenti e informazioni che ogni giorno raccontano l’immigrazione. è una storia, che attraverso immagini e parole ci fa rivivere da diversi punti di vista le storie di esseri umani, che facevano un gesto tanto naturale quanto ormai dimenticato: Tutte le immagini sono tratte dal volume “Confine”: quella di copertina è stata scattata da Mattia Vacca.