“Entre os Homens de Bem”, girato da Caio Cavechini e Carlos Juliano Barros verrà proiettato il 6 marzo nell’ambito della rassegna di documentari selezionati da Internazionale Mondovisioni, organizzata da Kinodromo, Sfera Cubica, Housatonic, Emiliodoc e The Bottom Up.
Il documentario segue il politico e attivista brasiliano Jean Wyllys durante tre anni di attività parlamentare e manifestazioni per i diritti della comunità LGBT. Parallelamente, viene mostrato il sorgere e l’affermarsi di movimenti religiosi evangelici estremisti, pervasivi nella politica e nella vita del Brasile. Durante la visione del film, il percorso di Wyllys appare sempre più in salita, con le nubi incombenti dell’impeachment di Dilma Roussef, sostenuto dalla destra dei gruppi evangelici, a svoltare a destra il corso della politica brasiliana.
L’atmosfera è surreale a causa della miscela di elementi incredibilmente diversi tra loro: vediamo dibattiti parlamentari virulenti (e piuttosto simili ai nostri), colorate manifestazioni di protesta dei movimenti per i diritti degli omosessuali, cerimonie candomblé e aggressivi comizi tenuti da pastori o politici integralisti, telenovelas e notizie di aggressioni omofobiche. Un amalgama che trasmette l’incredibile complessità della società brasiliana e del momento storico attraversato dal paese, fra spinte al rinnovamento e ideologie conservatrici radicate e legate a interessi economici.
La spaccatura, politica e sociale, viene rappresentata nel documentario dall’opposizione di due personalità importanti: Jean Wyllys, professore, giornalista e attivista candidato in parlamento dal Partido Socialismo e Liberdade e Jair Bolsonaro del Partido Progressista (ora passato al Partido Social Cristão), ex militare, conservatore e violento oppositore dell’uguaglianza di diritti per gli omosessuali, nonché noto per i suoi proclami contro le donne e le unioni interrazziali. Due mondi diversi, rappresentati al momento della corsa verso le elezioni del 2014, in una tensione crescente. Ma chi sono i nostri protagonisti?
O professor Jean Wyllys: dal Big Brother alla lotta per i diritti LGBT
Jean Wyllys viene presentato all’inizio all’interno di una cerimonia di candomblé: scopriamo in seguito che si tratta del giorno prima delle elezioni del 2014. Flashback al 2005, quando Wyllys è nella casa del BBB (Big Brother Brasil) e ammette in diretta di essere gay. Un annuncio che fa la storia della televisione e della comunità LGBT brasiliana, essendo la prima volta che la casa ospita un concorrente apertamente omosessuale. “Sei più uomo di tutti i maschi che conosco” commenta ammirata una degli altri concorrenti. Jean Wyllys, “il professore”, vincerà l’edizione e proseguirà con un altro tipo di esposizione mediatica; il suo attivismo lo porterà a ricevere frequenti abusi verbali, minacce online e fake news diffuse a suo nome per minarne la credibilità.
Wyllys nel documentario è impegnato in manifestazioni, comizi e campagna elettorale, ma lo vediamo anche in momenti più personali che danno un’idea più approfondita del suo vissuto e della sua lotta. Jean Wyllys è nato ad Alagoinhas nello stato di Bahia da una famiglia modesta; la cittadina è sede di una delle prime comunità ecclesiastiche di base. Jean si allontana dalla chiesa quando vede che i religiosi lottano contro le ingiustizie subite da neri e contadini, ma le tollerano negli omosessuali. Una delle scene più intime del film inizialmente sembra una pura pausa, come accade a volte nei documentari biografici: Jean Wyllys guarda una telenovela e parla al telefono. Sembra aspettare qualcosa. Poi quel qualcosa arriva. Due personaggi omosessuali si baciano e Jean esulta. Il primo bacio tra due uomini in una delle telenovele di Globo. Si commuove. ” Sembra una cosa da nulla, ma è importante, significa molto. Significa che se c’è rappresentazione, i ragazzi di oggi potranno crescere con modelli positivi. Significa molto.”
La sua storia si intervalla a frammenti di spiegazione sulla crescita dell’importanza dei gruppi evangelici. I loro esponenti in Parlamento vengono intervistati dal documentarista in merito a Jean Wyllys e alle sue proposte legislative per tutelare i diritti degli omosessuali e rispondono con commenti di scherno e rifiuto. Secondo il deputato Marco Feliciano, “c’è una dittatura gay in corso, una dittatura pianificata, partita dall’ONU a cui tutti i governi di sinistra si sono prostrati”. Successivamente, a mò di contraddittorio, vediamo i partiti evangelici prendere il controllo del Comitato dei diritti umani e discutere cure per convertire gli omosessuali. Come esprime Jean Wyllys, “le chiese sono imprese che godono di immunità fiscale”.
Nelle elezioni del 2014, Jean Wyllys è il settimo candidato più votato di Rio de Janeiro. Il primo? Jair Bolsonaro.

L’antagonista: il volto dell’estrema destra Jair Bolsonaro
Dalle elezioni del 2014 uscirà il Congresso più conservatore dai tempi della dittatura militare. Un anno dopo, nel dicembre 2015 avverrà l’impeachment della presidentessa Dilma Rousseff a causa di scandali finanziari legati alla compagnia statale di energia Petrobras. Presidente ad interim è al momento Michel Temer e le prossime elezioni si svolgeranno nel mese di ottobre di quest’anno. In queste elezioni generali brasiliane, uno dei candidati alla presidenza è Jair Bolsonaro.
Bolsonaro non viene presentato con particolari preamboli nel documentario, e all’inizio è quasi assente. Nella seconda metà del film però la sua personalità si impone senza mezzi termini. Jair Bolsonaro è un ex militare, allineato a visioni politiche nazionaliste, conservatrici, anticomuniste, antisinistra. Si tratta di un personaggio molto controverso, notoriamente nostalgico della dittatura in Brasile e celebre per abusi verbali, in particolare per aver detto a una collega parlamentare che “non la struprerebbe mai perché non ne vale la pena”. Prima del suo voto all’impeachment della presidentessa Rousseff, Bolsonaro esprime un omaggio a Brilhante Ustra, colonnello della dittatura militare e capo dell’unità dove Dilma Rousseff aveva subito torture. Il deputato è stato inoltre denunciato per aver utilizzato denaro pubblico per viaggi personali e piazzato familiari in cariche pubbliche. Questi episodi non vengono narrati nel documentario, ma il deputato vi appare comunque come un personaggio in ascesa, un’ombra che si allunga sui progressi sociali del Brasile.
Nelle elezioni del 2014, prende più di 400.000 voti contro i 100.000 di Wyllys. I media internazionali lo descrivono insistentemente come il Donald Trump brasiliano. Chissà se l’analogia arriverà fino in fondo.

Fra machismo, razzismo e omofobia, la politica ci salverà?
A che conclusione arriva “Entre os homens de bem”? Ammesso che nella tensione fra i cambiamenti che avanzano e le strutture esistenti che resistono, anche con la violenza, sia possibile arrivare a una conclusione. Le nuvole si addensano sul Parlamento di Brasilia alla fine del documentario, e Jean Wyllys riflette sul senso della politica, quasi un modo di domandarsi il senso del suo impegno personale, del suo mettersi in prima linea, esporsi.
L’unica ragione di essere della politica è mediare i conflitti tra gli uomini.
Pertanto, l’unica speranza che abbiamo, se vogliamo evitare una completa deriva nel disordine, nella repressione, nella violenza, è la politica, il nostro strumento di dialogo e compromesso. Dopo quanto abbiamo visto nel documentario, è un messaggio di speranza o di sconforto? Non possiamo saperlo; ma abbiamo il dovere di partecipare.

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