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Emergenza abitativa, i numeri dell’Italia senza casa

Con l’avvicinarsi delle elezioni politiche del 4 marzo 2018, aumenta l’attenzione sui temi caldi in discussione negli ultimi, ferventi, giorni di campagna elettorale. Un argomento di cui si parla troppo poco, però, è quello dell’emergenza abitativa. Una ferita aperta che continua a sanguinare, soprattutto nei grandi centri, dove i tempi biblici di attesa per l’ottenimento di un alloggio popolare e il crescente fenomeno dell’occupazione abusiva stanno riducendo la popolazione all’esasperazione.

In particolare, negli ultimi mesi a finire nel centro del ciclone sono state Milano e Roma; la Città Eterna è stata investita da un’ondata di malcontento a seguito della delibera dello scorso 28 dicembre, che ha fatto slittare di altri sei mesi la realizzazione di un “programma straordinario per l’emergenza abitativa”. E se nella Capitale la giunta Raggi prende tempo, nel capoluogo lombardo le cose non vanno certo meglio: sono centinaia gli italiani senza fissa dimora, costretti a trascorrere le notti sotto rifugi di fortuna, nelle stazioni della metropolitana o per le strade, mentre circa 23 mila famiglie sono in attesa di un alloggio.

Secondo le stime effettuate da Federcasa in collaborazione con Nomisma, e rese note ad un convegno tenutosi a Palazzo Chigi nei giorni scorsi,  circa un milione e 708 mila famiglie italiane si trovano attualmente senza una casa.

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Fonte: Il Sole 24 Ore

Ciononostante, uno studio condotto dall’Università di Bolzano, intitolato  RESHAPE (Redisigning Social Housing Against Poverty in Europe) evidenzia come solo il 5% delle famiglie italiane usufruisca di un alloggio in affitto pubblico.

A discapito delle criticità presenti, l’Italia resta uno dei Paesi europei con il maggior numero di famiglie in possesso di una casa di proprietà, pari al 68%, sempre secondo RESHAPE.  Rilevanti anche i dati sul prezzo degli affitti, aumentato rispetto all’inizio del millennio (quando solo i 50% degli italiani spendeva più del 20% del suo reddito per l’affitto, contro il 75% attuale).

Nonostante le opzioni della proprietà e della locazione continuino ad andare per la maggiore, l’edilizia popolare resta una speranza per una grande fascia di popolazione, corrispondente alle circa quattro milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà. Attualmente, sarebbero 650 mila le famiglie in graduatoria per una casa popolare, mentre il numero di abitazioni appartenenti al patrimonio ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) ammonterebbe a circa 850 mila, con bassissimi tassi di turnover: un numero insufficiente a venire incontro alle necessità del Paese.

Occupazioni abusive e sfratti: il punto sulla situazione

Conseguenza naturale, l’aumento delle occupazioni abusive. Un fenomeno che interessa la Penisola da Nord a Sud, come evidenziano i dati dell’analisi effettuata da Federcasa, in collaborazione con VPSitex e Nomisma, dalla quale emerge che il numero di alloggi occupati in Italia, nel 2016, è stato di 48 mila. Un numero non altissimo— sottolinea l’associazione — se messo in correlazione agli oltre 750 mila alloggi gestiti dalla stessa Federcasa o da enti associati, ma importante alla luce del confronto con il numero degli sfratti avvenuti a livello nazionale nello stesso anno. Secondo i dati raccolti dall’ Ufficio Centrale di Statistica del Dipartimento per le Politiche del Personale dell’Amministrazione Civile e per le Risorse Strumentali e Finanziarie , infatti, gli sfratti eseguiti nel 2016 sarebbero stati oltre 35 mila. Di essi, circa l’88% può essere ricondotto a cause collegate alla morosità.

A livello regionale, il quadro è frammentato: la regione con il maggior numero di provvedimenti di sfratto è la Lombardia, seguita da Piemonte, Lazio, Emilia Romagna, Campania e Toscana. Le percentuali più basse riguardano invece Liguria, Sardegna e Sicilia, insieme a regioni a minore densità di popolazione come Valle d’Aosta, Molise e Basilicata.

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Fonte: Istat

Il rapporto redatto dal Ministro dell’Interno presenta i dati relativi al periodo dal 2005 al 2016. Lo storico dei dati di questo decennio evidenzia una correlazione tra la generale situazione economica del Bel Paese e il numero di sfratti eseguiti: nel 2005, quando la crisi economica era nella sua fase più embrionale, il numero degli sfratti era pari a circa 25 mila, con un progressivo calo negli anni 2006, 2007 e 2008. È a partire dal 2009 che la situazione è precipitata, con un aumento vertiginoso dei provvedimenti di sfratto emessi ed eseguiti, culminato nel drammatico +47% del 2014.

Negli ultimi anni, tuttavia, la situazione sembra essere migliorata: il numero di sfratti a livello nazionale è diminuito del 5,5% nel 2016, seguendo una tendenza iniziata già nel 2015 con un incoraggiante -15,7%. Numeri che rispecchiano una crescita generale del Paese e fanno ben sperare per il futuro, ma che non devono essere sufficienti a riporre la questione dell’emergenza abitativa in un cassetto: il diritto all’abitazione è sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e rappresenta un elemento imprescidibile per il rispetto della dignità umana, oltre a portare con sé lo spettro dell’illegalità e del disagio sociale, quando non garantito.

Ilaria Palmas

Immagine in evidenza: http://www.lealtrecasebo.it/photogallery

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