Cari lettori, la nostra rassegna di oggi parla molto di donne del cinema e dei media, donne che combattono, fra un sussurro e un tweet. Parliamo anche del tragico attentato di sabato a Mogadiscio, delle recenti elezioni in Austria che rinforzano il vento di destra, dell’indipendenza (?) della Catalogna e tanto altro ancora.
Buona lettura!

Quick et nunc
Mentre eravamo travolti da notizie e dichiarazioni di star sugli abusi perpetrati dal produttore Harvey Weinstein, sabato a Mogadiscio si è verificato un tragico attentato dinamitardo. A oggi, il conto delle vittime raggiunge quasi le trecento persone, il che ne fa il peggiore attacco terroristico dal 2007, anno della nascita del gruppo islamista al-Shabab.
Somalia attack: Death toll rises in Mogadishu blast
Sebbene il gruppo non abbia ancora ufficialmente rivendicato l’attentato, il presidente somalo li accusa esplicitamente, e il popolo è sceso in piazza ieri per manifestare contro l’organizzazione. Il gruppo al-Shabab è alleato di al-Qaeda e ha compiuto frequenti attacchi nella capitale somala. Più di metà delle vittime dell’attentato non è stata identificata e sarà sepolta in un funerale collettivo.

Scavando a fondo
“Tre anni fa, poco dopo essermi trasferita a New York, mi è stata presentata la rete dei sussurri – il canale di informazioni non ufficiali che le donne usano per scambiarsi informazioni su uomini il cui comportamento sessuale figura sullo spettro da viscido a criminale – per i media di New York”.
Lia Tolentino in questo articolo del New Yorker che condividiamo con voi, racconta le ramificazioni della ‘rete dei sussurri’, uno strumento di autoconservazione e di solidarietà femminile, e i suoi limiti. La rete non è ufficiale, e non si estende agli individui più esposti, come le stagiste, o le nuove arrivate.
The whisper network after Harvey Weinstein and “shitty media men”
Dopo le accuse ad Harvey Weinstein, le donne nei media riflettono sui problemi e sulle responsabilità creati da un tale sistema. Espanderlo potrebbe essere d’aiuto, ma non è sufficiente nel lungo termine, e rischia di venire meno quella verifica delle informazioni che l’interazione diretta con le fonti rende più immediata. Inoltre, in fin dei conti, siamo proprio sicuri che la responsabilità dei sistemi di prevenzione debba ricadere tutta sulle donne?

Consigli per i click
Dopo il referendum di inizio ottobre, il presidente della Catalogna Puigdemont temporeggia. Temporeggia tanto che Rajoy si è stancato di aspettare e ha lanciato un ultimatum: ritirare la dichiarazione di indipendenza o sottomettersi al controllo diretto da Madrid. Secondo Quartz, Puigdemont sta tentando una tattica di negoziazione basata sull’indeterminatezza delle richieste. In parole povere, fumo. Tanto fumo.
Catalonia is trying a classic negotiation tactic to keep Spain from killing its independence bid
Funziona? Secondo l’articolo, non sempre. In molti casi, se entrambe le parti mantengono un’apertura al dialogo, o quantomeno un’apparenza di apertura, i negoziati si sviluppano in modo più soddisfacente per entrambi. In altri casi, succede come alla Grecia, o come molti prevedono succederà al Regno Unito. Una resa senza condizioni.

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L’Austria è tornata alle elezioni dopo la caduta del governo di coalizione, e la maggioranza è andata al Partito Popolare Austriaco, con Sebastian Kurz, un candidato appena trentunenne che afferma di voler portare il cambiamento e creare una nuova Austria. L’articolo dell’Independent ironizza vagamente sul fatto che il suo partito sia di fatto presente nelle coalizioni di governo fin dal 1986.
Austria lurches to the right and elects youngest ever leader
Le elezioni si sono focalizzate, in Austria come già in Germania, sulla questione dei migranti. Kurz afferma di voler chiudere la rotta per l’Europa, impedire ai recenti arrivi di ricevere benefici dallo stato e limitare i pagamenti ai rifugiati. Allo stesso tempo, il partito di estrema destra FPO ha ricevuto il maggiore sostegno da parte dei giovani nelle elezioni. Non sembrano esserci molti dubbi sulla direzione presa dall’Austria.

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Nella maggior parte dei corsi di letteratura, gli autori presenti sono bianchi, per la maggior parte inglesi e per la maggior parte uomini.
Vi proponiamo un articolo di The Conversation che affronta un problema di rappresentazione importante nella letteratura britannica, per esempio a livello di insegnamento: i curriculum scolastici non tengono conto della ricca diversità della cultura a disposizione, il che impedisce anche a una parte degli studenti di potersi identificare nella materia che studiano.
Un altro elemento indicativo è l’aspetto fisico: i libri scritti da autori asiatici o di colore presentano spesso copertine dall’estetica marcatamente esotica, con palette di colori caldi. Gli scrittori diventano così non autori a tutto tondo, ma rappresentanti di una cultura estranea. L’articolo sottolinea la necessità di evoluzione, di uscire da un modello ormai datato di cultura e letteratura.
Tutta la letteratura scritta in inglese nelle isole britanniche è densamente intrecciata con altre storie, culture, e percorsi di esperienza all’interno e al di fuori del paese. I suoi libri di testo, le pratiche di pubblicazione e le nostre conversazioni sui libri devono riflettere questo.

Schermi diversi
Se tutte le donne che hanno subito molestie o violenze sessuali scrivessero “Anch’io” come stato, potremmo dare alla gente un’idea della portata del problema.
Questo scrive su Twitter l’attrice Alissa Milano. Una chiamata alla condivisione e alla solidarietà, ma soprattutto alla creazione di una consapevolezza maggiore nella società: gli abusi sessuali non sono un’eccezione, non sono una rarità. Sono tristemente diffusi e banali e spesso, come nel caso di Weinstein, vanno avanti per decenni in un clima di silenzio, paura e connivenza.
#MeToo: Women are sharing their experiences of sexual assault, showing how common sex crimes are
Rompere questo silenzio è un dovere quanto una necessità, perché se una persona inizia a parlare, anche per gli altri è più facile. Anche sui social network.
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Uno dei doppi standard meno evidenti o trattati di Hollywood riguarda il casting pressoché costante di interpreti etero per ruoli omosessuali. Alcuni esempi citati in questo articolo del Guardian sono Jake Gyllenhaal e Heath Ledger nel film “I segreti di Brokeback Mountain”, o Julianne Moore e Annette Bening in “I ragazzi stanno bene”.
Altro giro, altro regalo
Come video oggi, vi offriamo una perla che sicuramente avrete già visto in giro in questi giorni. E se non l’avete vista, ci pensiamo noi. L’Eminem dei tempi di Bush è tornato, pacato e politicamente corretto come sempre. Il suo freestyle contro Trump è tutto ciò di cui abbiamo bisogno oggi.
Parole, parole, parole
Citazione della settimana:

“Any allegations of non-consensual sex are unequivocally denied by Mr. Weinstein. Mr. Weinstein has further confirmed that there were never any acts of retaliation against any women for refusing his advances.”
Sallie Hofmeister, portavoce di Harvey Weinstein.
Francesca Maria Solinas