kurdistan giovani festeggiano referendum indipendenza

Dopo il referendum, è tempo per un Kurdistan indipendente?

Il Kurdistan Iracheno è una piccola regione al Nord dell’Iraq, comprendente le tre province di Dohouk, Erbil e Soileymanieh, considerata come regione semi-autonoma – in seguito alla riforma della costituzione irachena nel 2005 – con le proprie istituzioni governative, il controllo diretto delle frontiere con Iran e Turchia, un proprio sistema educativo, nel quale l’unica lingua utilizzata è il kurdo, con un proprio esercito chiamato “Peshmerga” e delle forze di polizia regionali cogestite insieme al governo centrale iracheno.

Lo scorso 25 settembre, sotto l’occhio attento di tutta la comunità internazionale, proprio in questa piccola regione si è svolto il referendum consultivo sull’indipendenza della regione del Kurdistan Iracheno e di alcune aree limitrofe a maggioranza kurda, come la regione di Kirkuk, città riconquistata allo Stato Islamico che avrà, almeno secondo le intenzioni dell’attuale governatore locale, Negim Al Din Karin, “uno status speciale con il Kurdistan indipendente, basato su una partnership genuina”.

iraq kurdistan referendum
Una donna al voto. Fonte: CNN.

Il voto, proposto Masoud Barzani, capo del partito democratico del Kurdistan (PDK) e presidente della regione, meglio conosciuta come Iraqi Kurdish Regional Government (KRG), si proponeva come una consultazione referendaria per la popolazione della regione e anche per le aree limitrofe, ora a maggioranza kurda in seguito all’avanzata portata avanti contro lo Stato Islamico.

mappa referendum kurdistan

Nonostante il fatto che il referendum sia stato solamente consultivo e le ripetute rassicurazioni di Barzani sia verso la minoranza cristiana sul territorio che verso il governo centrale di Baghdad relativamente alla mera volontà consultiva e non effettiva verso l’indipendenza, il quesito proposto agli elettori appare abbastanza chiaro:

“Vuoi che la regione del Kurdistan e le aree kurde al di fuori dell’amministrazione regionale diventino uno stato indipendente?”.

La risposta della popolazione kurda, che ha raggiunto un’affluenza alle urne del 78%, è stata quasi unanime, con il 91,83% di favorevoli e solo un 8,17% di contrari, secondo i dati condivisi dall’agenzia di news Rudaw News.

Sebbene l’effetto giuridico di questo referendum sia quasi nullo, quello politico è differente: per quanto riguarda la politica interna della regione ed irachena, il voto positivo è infatti utile a Barzani per rafforzare la legittimità kurda sulla scena internazionale e per avere una nuova posizione nelle trattative con il governo centrale di Baghdad. Inoltre, l’esito positivo del referendum servirà a Barzani per ottenere una nuova legittimità come leader politico di un possibile Kurdistan indipendente e per rilanciarsi come leader politico regionale, nelle elezioni già previste per l’inizio di novembre, all’interno di una regione nella quale ha evitato di convocare il parlamento regionale per due anni consecutivi prima della scorsa convocazione per votare il referendum in atto.

Il referendum ed il governo centrale iracheno

L’Iraq stesso è rimasto scosso dalla proposta di referendum che è stata bocciata dal parlamento iracheno, al fine di preservare … l’unità, la sovranità e l’indipendenza dell’Iraq”, come ha dichiarato il portavoce del parlamento, e che ha spinto la stessa Corte Suprema irachena a chiedere la sospensione del referendum al fine di indagare la costituzionalità del voto, dal momento che la costituzione irachena non esplicita la possibilità di un referendum indipendente dal parlamento. Le tensioni, tuttavia, non si limitano solo al campo politico-costituzionale, ma sembrano derivare anche da un potenziale conflitto di risorse tra un (ancora poco) possibile Kurdistan indipendente e il governo di Baghdad. Un esempio di queste tensioni economiche è strettamente legato alla città di Kirkuk ed alle zone limitrofe, territori con ampi giacimenti petroliferi, che sono molto legati alla popolazione kurda ed alla causa di uno stato indipendente del Kurdistan.

Oltre all’Iraq…

Essendo la regione un punto altamente strategico, la decisione di tenere un referendum sull’indipendenza e l’effettivo voto favorevole del popolo del Kurdistan Iracheno hanno ottenuto il parere sfavorevole da parte di quasi tutta la comunità internazionaletranne Israele, che si è schierato a favore di un Kurdistan indipendente ancora prima che le votazioni avessero luogo –, compatta in favore dell’unità statale dell’Iraq. Da un lato, i governi di Iran e Turchia si sono mostrati estremamente preoccupati nelle ore precedenti al referendum, al punto di chiudere le frontiere con la regione la mattina del voto e, per quanto riguarda la Turchia, di schierare l’esercito al confine. La preoccupazione e le misure prese da entrambi i paesi sembrano svelare il timore di possibili referendum futuri organizzati dalle minoranze curde presenti sui propri territori più che quella nei confronti di un Kurdistan geograficamente definito ed indipendente. In particolare, le reazioni della Turchia dovrebbero far preoccupare fortemente il neonato Kurdistan di Barzani per il fatto che il governo di Erdogan è stato, ed è tuttora, uno dei principali investitori nell’economia locale della regione: la scelta di portare avanti la procedura referendaria sta mettendo a rischio il rapporto amichevole tra i due leader, entrambi uniti dall’astio verso i militanti del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan), che si è schierato contro al referendum e che teme una deriva nazionalista e fortemente autoritaria, forse non a torto, del futuro governo Barzani.

Barzani kurdistan referendum
Barzani in una foto pubblicata sul Guardian

Lo stesso Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nei giorni precedenti al referendum, si è detto contrario per il timore che un evento simile, indipendentemente dal risultato, potesse messo a rischio la coalizione anti Stati Islamico, proponendo la continuazione delle trattative con il governo iracheno e sottolineando l’attaccamento all’integrità statale dell’Iraq, sebbene molti attori secondari, come gruppi parlamentari e associazioni si siano dette favorevoli al referendum consultivo.

I possibili scenari futuri sono i più vari, però non sembra probabile che si possa creare a breve un vero e proprio stato kurdo indipendente, quantomeno per non inasprire i rapporti già tesi con la Turchia di Erdogan, quanto sembra più plausibile che il sostegno ottenuto da Barzani venga sfruttato per le prossime elezioni e per ottenere più concessioni dal governo centrale. Sicuramente la vittoria schiacciante del sì a questo referendum ha portato grandi festeggiamenti tra tutte le minoranze kurde sparse per il Medio Oriente ed è stato già sostenuto anche dai militanti per un referendum simile in Catalunya: la speranza, per ora, è che la piccola regione del Kurdistan iracheno non diventi una regione autonoma controllata in modo autoritario e antidemocratico da Barzani, speranza che, sebbene sarà necessario aspettare le elezioni di Novembre per comprendere, sembra flebile.

 

Anna Nasser

[L’immagine di copertina è stata scattata da Safin Hamed per AFP e pubblicata su The National]

2 pensieri su “Dopo il referendum, è tempo per un Kurdistan indipendente?

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...