Il Liceo Classico di Terlizzi, cittadina del nord barese, conta 86 tra studentesse e studenti, 5 classi, un solo corso. Nei numeri non si presenterebbe come una realtà importante. Ma la protesta a cui la campanella del primo giorno di scuola ha dato avvio, richiamando studenti e genitori in un sit-in fuori dai cancelli, sembra raccontare un’altra storia.
Lo scorso 9 settembre, a quattro giorni dall’inizio dell’attività scolastica, la Dirigente del Polo Liceale, con un decreto di assegnazione dei docenti alle classi, ha radicalmente modificato la compagine del corpo docente che da trent’anni rappresentava e garantiva l’eccellenza formativa del Liceo. Nuovo organico, cattedre smembrate e i professori titolari degli insegnamenti caratterizzanti del corso trasferiti negli altri Licei dello stesso Istituto comprensivo.
Una manovra legittima, in virtù dei poteri che la nuova riforma della scuola concede ai dirigenti scolastici, ma basata, secondo genitori e studenti, su criteri non condivisibili che escludono la partecipazione della comunità scolastica alle scelte sul futuro del Liceo.
Non hanno esitato a metterlo nero su bianco, in una lettera, indirizzata alla Dirigente, ma anche ai Direttori Generali degli Istituti Scolastici Regionale e Provinciale. È il mancato rispetto del criterio della continuità, e dei principi di condivisione e partecipazione dei genitori, degli studenti e dei docenti alle decisioni dirigenziali ad allarmare. “È nostra opinione che le anzianità di servizio e le competenze professionali acquisite su specifica cattedra nel corso degli anni dai singoli docenti protagonisti delle assegnazioni ci sembrano mortificate – scrivono – e che la voce stessa degli allievi, in via di formazione delle coscienze e della partecipazione alle decisioni che li riguardano, è stata sostanzialmente ignorata, in netto contrasto con gli scopi educativi che un Liceo Classico si propone”.
La perentoria richiesta di dialogo è stata intercettata anche dai Carabinieri, chiamati dalla Dirigente quando circa 70 studenti, per lo più minorenni, radunati dietro uno striscione hanno espresso la ferma volontà di non entrare nelle aule. “Preside, la protesta è pacifica, vogliono solo essere ricevuti”, riferiscono i Carabinieri.
Mentre aspettano una risposta dalla presidenza, un gruppo di studentesse racconta della strenua battaglia combattuta qualche anno fa dagli iscritti al primo anno, affinché la classe da 12 fosse confermata, nonostante il numero esiguo. Quest’anno, invece, si è anche registrato un aumento delle iscrizioni.
Anche il sindaco e i consiglieri comunali si sono rivolti alla Dirigente, al Direttore Generale Cammalleri e al Consigliere metropolitano Lacoppola, scrivendo di non comprendere “la ragione ultima di una operazione che sembrerebbe non rendersi conto del vulnus prodotto a questa comunità cittadina dalla perdita di identità di una istituzione formativa che l’aveva acquisita anche grazie a quei docenti, molti dei quali si sono sottoposti per decenni ad un pendolarismo che avrebbero, per comodità personale e familiare, evitato se non avessero creduto fermamente in questa esperienza di collaborazione fra un liceo di qualità ed una cittadinanza fervida e grata”.
Il rischio chiusura, per anni affrontato e scongiurato con una politica di apertura alla città attraverso una intensa programmazione di iniziative culturali, torna a concretizzarsi: i genitori sono determinati a richiedere i nulla osta per il trasferimento dei figli in un altro istituto.
L’operazione della Dirigente, secondo l’amministrazione comunale, sembra non tener in conto “la professionalità, le competenze didattiche specifiche, le ottime pratiche sviluppate per decenni, in forte sinergia ed affiatamento reciproco” ed l’impegno nella “sensibilizzazione ai valori della cittadinanza partecipata”, che avevano reso il Liceo un punto di riferimento per la comunità cittadina. E se in calce al documento mancano solo le firme dei rappresentanti del Partito Democratico, a supporto della protesta si è attivata la rete degli ex studenti, lanciando una petizione online che ha raccolto 860 sottoscrizioni.
Quali sono dunque i criteri e le motivazioni di un tale repentino cambio di rotta?
Irreperibile per 24 ore, la Preside concede qualche rapida risposta, sull’uscio dell’Istituto. “Scelte dettate dalle nostre esigenze” risponde, accennando al piano di miglioramento, al principio di equità ed alla novità dell’organico unico, risultato del piano di dimensionamento scolastico che qualche tempo fa aveva portato al cambio di dirigenza, all’accorpamento con il Liceo Psicopedagogico e quindi al trasferimento del Liceo Classico dalla storica sede, un ex Monastero nel borgo antico, alla nuova struttura in cemento sorta tra le palazzine della periferia. “Scelte aziendali, scelte dirigenziali coerenti con i bisogni della scuola” conclude la Dirigente. Perchè allora genitori e studenti protestano? “Chieda a loro”, dice.
Come mai dunque sono proprio i soggetti centrali attorno ai quali è costruito il sistema scolastico, gli studenti e le famiglie, a non condividere queste scelte? A quali differenti e divergenti ordini di necessità rispondono le richieste dell’utenza e le scelte della dirigente?
In altre parole questa scuola è “Buona” per chi?
Sembrano manifestarsi, nel caso del Liceo Classico di Terlizzi, gli esiti di una riforma costruita, anch’essa, senza dibattito e destinata a ricreare lo stesso perverso meccanismo di negata partecipazione nei singoli microcosmi degli Istituti Scolastici, in forza del maggior potere discrezionale attribuito ai Capi d’Istituto dal pacchetto Buona Scuola.
Se da un lato il ruolo del Dirigente Scolastico viene stravolto, consentendogli di aggirare le misure tecniche procedurali (le graduatorie) che miravano a garantire l’affidabilità dei docenti, per altro verso il susseguirsi di tagli, manovre e riforme tende ad un progressivo smantellamento del welfare scolastico. Risultato, inevitabile, di tale operazione è la maggiore ricattabilità del personale. In sostanza, se l’obiettivo fosse la riconversione della scuola in azienda può in questo modo dirsi raggiunto, in barba alle piccole realtà virtuose.
Va notato anche che questa manovra pare assecondare un trend nazionale di normalizzazione dei Licei Classici, iniziata con la diminuzione nei nuovi indirizzi delle ore degli insegnamenti caratterizzanti a favore di un aumento delle ore di educazione fisica. Una nuova formula, light come la definisce Repubblica.
Eppure in una ricerca condotta per il Corriere, Almalaurea ha rilevato migliori risultati ed una maggior motivazione negli studi da parte dei diplomati dei licei classici, dovuta proprio al solido allenamento all’analisi ed al pensiero critico che lo studio del latino e del greco favorisce. Ragioni che avevano spinto 8000 studiosi, scrittori, umanisti e scienziati a scrivere un appello all’allora Ministra dell’Istruzione Giannini per scongiurare il rischio di eliminazione della seconda prova dall’esame di maturità del classico, sottolineando che pur trattandosi di una scuola scelta da pochi, non è una scuola d’élite.
A confermare le statistiche, tra gli altri, c’è proprio il Liceo Classico Sylos, che nel corso degli ultimi trent’anni ha formato studentesse e studenti i cui meriti nello studio sono stati riconosciuti e premiati in numerosi Certamen di greco, latino e filosofia.
Quella di Terlizzi dunque è la storia, emblematica pur nei suoi numeri minuscoli, di una comunità cittadina e scolastica che si stringe in difesa del suo piccolo presidio di sapere, roccaforte resistente ai colpi inferti, di esecutivo in esecutivo, dalle riforme della scuola. Una storia destinata a replicarsi in tante altre realtà, per effetto di una riforma che, in linea col bipensiero, sta riscrivendo anche la definizione dell’aggettivo “buona”.
Chiara Magrone
Tutte le foto sono state scattate da Chiara Magrone