Finite le gag per Totti che scherza con Buffon per aver appena estratto il Barcellona, o tutte le possibili dietrologie per l’assegnazione di Chelsea e Atletico Madrid ai giallorossi, rei di aver relegato Francesco dietro una scrivania, rimane solo quel grigio tabellone, primo ostacolo per chi vuole scalare la vetta della Champions League. Squadre hanno trovato gironi difficili, altre gironi abbordabili, altre ancora si chiedono come hanno fatto ad essere così fortunate, per ripresentarsi anche il prossimo anno con gli stessi vestiti e scendendo dal letto con lo stesso piede di quel giorno.
E guardando le lunghe liste dei gironi, un nome appare, stuzzicando fantasie e dubbi, un nome dal sapore arabo, che rimanda forse alle Mille e una notte. Qarabag.
Purtoppo però, la storia del Qarabag non rimanda a sultani e califfi, a principesse e tappeti volanti, bensì alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. La sua città natale, infatti, la bellissima Agdam, si trovava sul confine tra Azerbaijan ed Armenia, in un territorio diventato tristemente famoso. Nel 1992 infatti, l’ex Oblast del Nagorno Karabakh, formalmente azero ma a maggioranza armena, si autoproclama indipendente. Non appena venne proclamata la repubblica, l’Azerbaijan cominciò con i bombardamenti. Le truppe azere partirono, alla volta della nuova capitale Stepanakert, proprio da Agdam, in quel momento florida cittadina di 60mila abitanti. Contemporaneamente gli Armeni entrano nel Nagorno chiamati dai connazionali, e cominciano ad attaccare le enclavi azere nel territorio. E’ il caso di Khojaly, dove le truppe armene bloccarono il corridoio umanitario che mirava all’evacuazione della città ed uccisero centinaia di civili. Nel corso della guerra l’Armenia riesce a prevalere, ed il 4 aprile segnano una vittoria decisiva, con la conquista di Kelbajar. La sconfitta crea una crisi politica in Azerbaijan, tanto che molti generali sono costretti a tornare in patria e le truppe rimangono sostanzialmente senza guida.
Il 24 luglio le truppe armene arrivano alle porte di Agdam, dopo venti giorni di pesanti bombardamenti. E la città viene interamente rasa al suolo, palazzo per palazzo, strada per strada, come monito per l’Azerbaijan. Alla fine della guerra, il territorio di Nagorno Karabakh sarà formalmente indipendente anche se sotto il controllo dell’Armenia.
Ed il Qarabag? All’inizio della guerra, la squadra viene evacuata a Baku, capitale azera, e lì rimane fino al termine del conflitto. Ma poi non ha più una casa dove tornare, perchè Agdam esiste solo sulla carta. E così rimane a Baku, ospitata in città e nello stadio della capitale. Continua ad avere come sede la città fantasma, più che altro per manifestare come Agdam continui ad esistere e continui ad essere in Azerbaijan.
In realtà, ha giocato fino al 2009 a Baku, per poi trasferirsi, per decisione del suo nuovo proprietario turco Gozal, a Quzanli, ad una ventina di chilometri dalle rovine di Agdam. Proprio con il trasferimento ha coinciso la rinascita del Qarabag, stabilmente ai preliminari di Europa League ed ora, per la prima volta nella storia dell’Azerbaijan, ai gironi di Champions.
Marco Pasquariello