Torna l’Obama cool su Instagram (alla faccia di Trump)

Torna l’Obama cool su Instagram (alla faccia di Trump)

nella comunicazione dell’Amministrazione Trump è qualcosa che un domani riempirà sicuramente i manuali di comunicazione politica. fra gaffe, parodie e riorganizzazione dello staff comunicazione della Casa Bianca, guidato per non più di una decina di giorni da – fedelissimo di The Donald, ma da oggi disoccupato  – e dalla nuova portavoce L’argomento è uno di quelli dai mille spunti d’analisi, vista la tendenza di Trump a ed esprimere pensieri in maniera esuberante e senza troppi giri di parole. Un che si ripercuote inevitabilmente sui collaboratori del Presidente USA e in generale sull’universo Trump, la cui Amministrazione incarna uno Ed è proprio su questo che vorrei concentrarmi, ossia su due universi valoriali opposti che hanno come conseguenza due racconti del Presidente su direzioni tutt’altro che compatibili fra di loro. With all of its phony unnamed sources & highly slanted & even fraudulent reporting, , scienziato americano e premio Pulitzer nel 1997 con il saggio “Armi, acciaio e malattie”, nei mesi scorsi ha definito Trump un “È un leader che non riflette, che non ha cautela, che non ha equilibrio. È un concentrato di narcisismo” . Una considerazione del Presidente americano che sintetizza il giudizio complessivo dei media americani e internazionali, così come quelli delle rispettive opinioni pubbliche. Un del mese scorso effettuato dalla CBS registrava un calo del tasso di approvazione degli , certamente causato da una discutibile trasparenza da parte di Trump per ciò che riguarda i rapporti con la Russia, il licenziamento del capo dell’FBI James Comey e la presunta influenza russa nella destabilizzazione dell’avversaria Hillary Clinton nel corso della campagna elettorale dello scorso anno. Ricordando che i sondaggi sono sempre da prendere con le pinze (non perché non abbiano valore, ma perché sono anch’essi un’arte politica) non facciamo fatica a sostenere che quella della Russia sia la tematica chiave di questi primi mesi dell’Amministrazione Trump, con l’ombra dell’ A inizio luglio il New York Times incalzava il figlio del Presidente, Donald Trump jr, circa un’incontro con Natalia Veselnitskaya , avvocata russa vicino al Cremlino che avrebbe promesso informazioni sensibili riguardanti Hillary Clinton (ancora non si sa bene in cambio di cosa). Una pressione mediatica che ha spinto Trump jr a pubblicare sul suo Twitter lo scambio di mail in cui si certificano contatti con la Russia, ammettendo così ciò che veniva negato e gettando così ancora più ombre su Donald Trump. Ombre che stanno diventando sempre più le linea che contornano il racconto del Donald Trump Presidente, uomo che già da “semplice” uomo d’affari non suscitava certo attrattiva. Su come sia riuscito a ricoprire il ruolo che oggi ricopre, beh, quello è un altro discorso, anche parecchio ampio e, per così dire, tutto da scoprire. Quello che possiamo dire è sottolineare come Trump rappresenti – e non poteva essere altrimenti – un modello diverso da Obama. E da questa differenza nasce uno Obama si può dire sia uscito dalla quotidianità delle politica americana e internazionale. O forse no. Se qualcuno di voi conosce , sa che era – in realtà lo è in qualche modo ancora oggi – il fotografo ufficiale di Obama: quello che ha raccontato il primo Presidente afroamericano della storia, quello che ha raccontato il Presidente americano insignito del Nobel per la Pace nel 2009, quello che ha raccontato il Presidente padre di famiglia che si occupa delle sue due figlie. Insomma, il fotografo che, tramite i suoi scatti, ha raccontato un Presidente modello con una First Lady modello. Facendo sognare un’America modello. Dal profilo Instagram di Pete Souza. Foto pubblicata pochi giorni dopo la notizia della mano non data da Ivana Trump al marito appena arrivati in Israele all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv nel maggio scorso. Tutto ciò che Donald Trump non sta riuscendo a fare, nonostante il suo ma, purtroppo per lui, ci riesce fin troppo bene. E allora ecco che in questa frattura, in questa debolezza del , si inserisce Obama stesso. Non in prima persona, ma tramite chi lo ha conosciuto in ogni singolo aspetto, pubblico o privato che fosse: Pete Souza. la scorsa settimana in occasione del festival “On the Move” a Cortona (Arezzo), Souza ha raccontato i suoi otto anni passati a seguire, in ogni dove, Barack Obama, soprattutto nei suoi aspetti più inediti e informali. “Non ha cambiato il mio lavoro ma senza Instagram le mie foto non avrebbero avuto quel senso di inclusione dato dai social. Mi ha permesso di condividere la mia prospettiva privilegiata: mettendo il Presidente alla portata di tutti”. Mettere il Presidente alla portata di tutti: la via che ha permesso di esprimere al massimo il racconto del Alzi la mano chi, pensando al suo Presidente ideale, preferirebbe un uomo dall’immagine cupa e seria a un uomo che gioca con un bambino travestito da Spiderman fuori dallo Studio Ovale, o ritratto al lavoro in uno stile spontaneo, disinvolto e giovanile. è lo spettro che sta battendo Donald Trump. Non c’è azione politica o meno compiuta da The Donald che non abbia un : Ivana Trump non dà la mano al marito mentre scende la scaletta dell’aereo? Souza ha pronto uno scatto di Obama che tiene quella della moglie Michelle. Sul web circola uno scatto di Papa Francesco serio mentre stringe la mano a Trump? Souza ha pronto uno scatto dove Bergoglio e Obama se la ridono allegramente. Trump licenzia il capo dell’FBI James Comey? Souza pubblica su Instagram una foto di Obama che ci lavora a stretto contatto. Per il bene dell’America. Non importa se Bergoglio fosse davvero entusiasta o meno di incontrare Trump, o se Comey avesse davvero stima di Obama e non dell’attuale Presidente. O ancora, se Ivana Trump non abbia dato la mano al marito perché arrabbiata con lui. Conta il racconto che si costruisce e, ancora di più, il messaggio che ne deriva: Insomma, Obama è costantemente in prima linea nel ricordare all’opinione pubblica americana l’inadeguatezza del  suo attuale Presidente. Una strategia politica sviluppata non tramite i canali ufficiali dell’ex Presidente, ma tramite il profilo Instagram del suo fotografo ufficiale. E se la dimensione visuale dell’immagine di un politico è ormai pratica assodata nella politica dell’era televisiva, mai la si era vista così ben sviluppata in quella 2.0, grazie a uno fotografico incentrato su contenuti attuali e originali. Dove le foto parlano più di molte parole. Dal profilo Instagram di Pete Souza, un Obama rigido nei confronti di Putin. Certo, la comunicazione di un politico non ne determina le reali doti umane e morali – come ha suggerito . Ed è certamente inutile ribadire quanto quest’ultima sia presente all’interno di una cabina elettorale. Che poi, se Pete Souza è stato assoldato anche da Frank Underwood per la sua campagna elettorale Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)