L’Athletic Bilbao, una Nazionale sotto forma di club

Per chi vive la Serie A dalla sua punta più nordorientale, il calciomercato è ben simboleggiato da una porta girevole. L’Udinese, come tantissime altre squadre di livello medio-basso (e quest’anno pure il Milan) vede il mercato come la possibilità di far girare giovani giocatori, extracomunitari, calciatori di belle speranze e flop, facendo qua e là magari qualche buon acquisto. In tutta Europa questo modo di interpretare sessioni estive ed invernali si sta trasformando in prassi.

C’è un angolo del continente, un angolo da sempre diverso nella lingua e nei costumi, dove questo però fortunatamente non succede: Bilbao, cuore pulsante degli Euskadi, i Paesi Baschi. L’Athletic infatti non fa acquisti sul mercato dal 30 agosto 2015, quando arrivò per 8 milioni dall’Atletico Madrid Raul Garcia. Da quel momento più nulla.

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E non per qualche blocco del mercato sanzionatorio, come è capitato nel recente passato alle grandi di Spagna, ma solo perché non c’è bisogno. Il vivaio basco è uno dei più floridi in Europa, e basta aggiungere un pizzico di nazionalismo euskadi all’amore spagnolo per il calcio per avere un bacino giovanile praticamente sconfinato.

Autore di questa svolta autonazionalista è Josu Urrutia, presidente dall’estate 2011, che dalla sua può vantare anche 15 anni in maglia Athletic. Ecco, nei suoi sei anni di presidenza, ha compiuto solamente tredici acquisti, di cui nove baschi, tutti con precedenti esperienze a Bilbao. Qualche esempio? Aritz Aduriz, cresciuto nelle giovanili del Club, ha girato mezza Spagna prima di ritrovare la via di casa. E del gol, dato che è il capocannoniere del Bilbao da tre anni ormai.

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Il resto della rosa degli Zurigorriak, o Rojiblancos se vivete nel resto della Spagna, in questi anni è stato composto da canterani promossi o prestiti fatti rientrare. C’è un unico straniero, il francese Laporte, ed una manciata di spagnoli. Gli altri provengono tutti da Pamplona, Bilbao o altre città Euskal. E’ il caso di Gorka Iraizoz, Benat Etxebarria, Ander Iturraspe, Iker Muniain, Inaki Williams e tanti altri.

Ma la cosa davvero interessante è che questo progetto, così diverso da quanto succede nel resto delle squadre del resto d’Europa, è in realtà un progetto vincente. Negli ultimi quattro anni ha ottenuto due settimi posti, un quinto ed un quarto, conquistandosi la finale di Copa del Rey 2014/15 e battendo il Barcellona per la Supercoppa. Mica male per una squadra periferica rispetto allo strapotere della costa mediterranea e degli altipiani centrali, vero?

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Quello del Bilbao è un esempio virtuoso, che non trova pari nel resto d’Europa. Per un periodo, lo stesso Barcellona ha cercato di copiarne il sistema, regolando le squadre riserve e primavere. Il problema è che ha ecceduto, comprando giovani promettenti a destra e a manca e riempiendo il settore giovanile, tanto da causarne l’esplosione: i giovani ora scappano dalla cantera blaugrana, consapevoli che non troveranno mai spazio in prima squadra. Questo nel Bilbao non succede: i giocatori sono motivati a rimanere, sia dalla consapevolezza di essere baschi in una squadra basca che dalla certezza di avere almeno la possibilità di esordire.

Lo spirito nazionalista ed i giovani di belle speranze però non bastano. Serve anche qualcuno che li sappia valorizzare. E questo qualcuno è Ernesto Valverde. Ex attaccante, da giocatore aveva militato a Bilbao per sei anni, per poi tornarci come allenatore appena dopo il ritiro. Parte dalle giovanili, e finisce ad allenare la prima squadra. Da lì comincia una carriera ricca di successi, come portare l’Espanyol alla finale di Coppa Uefa, come i tre scudetti conquistati con l’Olympiakos in Grecia, o come portare il Valencia dal dodicesimo al quarto posto in cinque mesi.

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Proprio dopo l’esperienza a Valencia decide di tornare a Bilbao, portando con se il bagaglio di esperienze lavorative apprese in tutta la Spagna ed in giro per il mondo. Peraltro, al suo arrivo nei Paesi Baschi, sostituisce Marcelo Bielsa, non proprio un signor nessuno, partito dopo la doppia sconfitta in finale di Europa League e in Copa del Rey. E’ proprio Valverde ad indicare l’ultimo acquisto, quel Raul Garcia che, esattamente come Ernesto vent’anni prima, sposa in pieno il progetto Bilbao pur essendo spagnolo.

Non è un caso che, proprio nel momento di difficoltà della cantera blaugrana, il nuovo allenatore del Barcellona sia Ernesto Valverde.

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Questa può essere la fase di rottura della società euskal. Se il prossimo allenatore saprà continuare lo spartito di Bielsa e Valverde, allora il Bilbao continuerà a sfornare talenti senza sosta, tutti cresciuti con il bianco rosso verde nel cuore. Altrimenti si perderà quell’identità nazionale che appartiene non solo ai tifosi, ma anche ai calciatori, rendendo l’Athletic una vera e propria Nazionale.

Marco Pasquariello

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