Mani Pulite è diventato un’indagine sul sistema, e il sistema sta già creando gli anticorpi.
(Antonio Di Pietro, 1993 la serie)
Per chi, come me, è nato agli inizi degli anni Novanta, la svolta storica della politica italiana avvenuta con Tangentopoli – e il conseguente passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica – non è stata altro che una bomba esplosa il cui eco è inevitabilmente arrivato dopo, sui libri di storia a scuola e all’università, dai racconti di tuo padre, dalle trasmissioni politiche che, grazie agli anni d’oro del berlusconismo, si nutrivano proprio del male che denunciavano, ricordandone gli attori protagonisti.
Essere nati agli inizi degli anni Novanta vuol dire aver preso coscienza del mondo nella società dell’intrattenimento televisivo, del messaggio pubblicitario, del calcio miliardario e del valore dell’appartenenza. Appartenenza, per l’appunto, a un sistema di valori, a un insieme di persone, all’essere parte di. Insomma, un po’ il contrario di quello che accade oggi, dove l’universo valoriale di una persona si restringe sempre di più all’individuo in sé; principio che sta pian piano cambiando la politica ma che, se vogliamo, trova le sue radici proprio agli inizi degli anni Novanta, agli albori di quello che è diventato poi il grande tabù dell’era che i libri di storia definiranno – e definiscono già – era berlusconiana.

Un’era che, guardando 1993 – la serie tv prodotta da Sky Atlantic, e ancora prima 1992 – mi ha affascinato ancora di più. Studiare Scienze Politiche all’Università ti porta necessariamente a cercare di capire le dinamiche politiche e giudiziarie di quegli anni, nei quali un sistema corrotto veniva soppiantato lasciando poi spazio, ironicamente e paradossalmente, a qualcosa di simile e forse più complesso ed evoluto. Ma, diciamocelo – giuro che non è un’imitazione dell’on. La Russa -, quegli anni di Tangentopoli riecheggiano nella nostra mente come qualcosa che abbiamo vissuto ma non pienamente compreso. Non è come studiare il “giolittismo”, la nascita della Repubblica o gli anni del terrorismo politico: eventi lontani che hanno formato i caratteri dei nostri nonni e dei nostri genitori. Durante Tangentopoli noi c’eravamo ma allo stesso tempo vivevamo ovattati in un altro mondo, mentre accanto a noi la società che si preparava ad accoglierci mutava e cambiava pelle.
Facciamo in qualche modo parte di quella storia, di quel cambiamento che ci ha cullati fin da bambini e che ci ha poi visti studiare, vivere e (non) comprendere la politica durante gli anni dell’adolescenza, gli anni dei primi voti e delle prime discussioni politiche a scuola fra amici. Che io ricordi, volente o nolente, Berlusconi è stato il primo personaggio che ho associato alla politica: lui insieme a D’Alema. Noi dei primi anni Novanta siamo quelli del post Craxi, quelli che sono cresciuti con un’idea di politica accostata – nel bene e nel male, ognuno a seconda delle sue convinzioni politiche – al duello fra Berlusconi e D’Alema, anche se Massimo del sistema faceva già parte.
È come se 1993 – La serie ci permettesse di vedere un po’ più da vicino quegli anni, come se i libri di storia e di politica che abbiamo letto e studiato si fossero calati in una sceneggiatura in grado di unire i puntini di ciò che ci accadeva inconsapevolmente intorno, e che teneva attaccati alla tv e ai giornali i nostri genitori mentre ci cambiavano il pannolino.
Mentre nel nostro inconscio risuonava il nome di Di Pietro, un magistrato desideroso di ribaltare il sistema salvo poi rovesciarselo addosso, oppure quello del Presidente del Consiglio Bettino Craxi, sacrificato sull’altare della giustizia insieme al sistema partitico. Per non parlare del mito della DC, baluardo della storia politica italiana che noi pivelli dei primi anni Novanta abbiamo solo studiato, così come il Partito Comunista e quello Socialista, diventati poi un impasto di idee e correnti a servizio di una nuova concezione di politica.
Ci siamo insomma inseriti in una sorta di linea di demarcazione che ha segnato il prima e il dopo, la redenzione dal male che si è poi a sua volta trasformata in male. La destra che diventa moderata e liberale, portatrice del valore del nuovo; la sinistra che diventa invece ancora più presuntuosa e saccente, incapace di accettare il nuovo che avanza morendo soffocata nella culla. Guardi Stefano Accorsi che profetizza il berlusconismo e pensi a quanto fosse imprevedibile prevederlo, quasi da pazzi. E poi guardi invece Vinicio Marconi – il Freddo di Romanzo Criminale che nella serie interpreta D’Alema – e pensi a quanto sia stato da ingenui non farlo.

Ma anche il mito di Bossi e l’idea che regge(va) la Lega Nord, per non parlare del cliché, oggi per noi prassi, della soubrette che entra in politica grazie alla sua capacità di bucare lo schermo (e non solo). Una sceneggiatura che tanto bene rappresenta la realtà della politica nostrana, dal Ruspa! di Salvini al Bunga Bunga di Berlusconi. Ah, senza dimenticare Beppe Grillo. C’è anche lui nella serie: quello vero, solo però nella versione comico.
E subito nella tua mente appaiono i tuoi professori che snocciolano termini come discesa in campo, infotainment, marketing politico, dibattito televisivo, patto con gli italiani. Insomma, tutto ciò che in qualche modo fa parte di un’idea di politica fatta (anche) in tv e che, piaccia o no, ti ha cresciuto e formato.
1993 è una serie che ti lascia dentro un misto di curiosità, malinconia, fascino e desiderio di vivere con coscienza quello che, noi dei primi anni Novanta, abbiamo vissuto solo passivamente. Noi, che oggi viviamo una politica che nel 1993 nessuno si sarebbe mai immaginato e che chissà, magari un domani sarà anche più misteriosa di quanto non lo sia per noi la Prima Repubblica. Non abbiamo vissuto pienamente il passaggio alla Seconda Repubblica ma magari vivremo quello alla Terza.
Nel frattempo rimaniamo però in attesa che arrivi l’anno che forse aspettiamo di più e che concluderà questo racconto, che di concluso in realtà non ha un bel niente. E come direbbe Leonardo Notte (Stefano Accorsi), sarà uno splendido 1994.
Con le tv e i giornali possiamo fare propaganda per un candidato.
(Leonardo Notte, 1993 la serie)
Giuliano Martino
@Giulma90
Fonte immagine di copertina: LaRepubblica.it