In vista del Pride che si terrà a Bologna il primo luglio sono tanti gli argomenti che meriterebbero di essere affrontati sul tema pari diritti e piena accettazione per tutti e tutte.
Tra questi uno dei binomi ancora tabù in Italia è quello tra mondo LGBTI e sport, fortemente dominato da un paradigma eteronormativo che troppo spesso limita la possibilità di esprimere serenamente il proprio orientamento sessuale. Nell’ambiente professionistico italiano il primo coming out risale ben- si fa per dire- al 2014 (poco più di due anni fa) ad opera di Nicole Bonamino, portiere della nazionale italiana femminile di hockey. Sul fronte maschile, specialmente quello a squadre, finora pochi segnali. L’immaginario sportivo è troppo spesso legato a un modello di mascolinità e forza fisica a cui l’orientamento omosessuale non si conforma. Che dire poi della possibilità di partecipare alle competizioni per transessuali e intersessuali? Lì il dibattito, prendendo in prestito le parole dall’atletica, è ancora fermo ai blocchi di partenza. In questo panorama ancora tutto da costruire sono proprio le realtà associative a rivendicare nella maniera più efficace possibile, ovvero dando il buon esempio, la non discriminazione creando luoghi di aggregazione all’interno della pratica sportiva.
Tra queste il Boga Sport -acronimo di Bologna Gay Sport -rappresenta una delle prime realtà polisportive italiane LGBTI. In questi giorni si sta svolgendo il Boga tournament, torneo multi sportivo di pallavolo e tennis che quest’anno è giunto alla sua undicesima edizione. Il tournament non è solo un torneo ma rappresenta un’occasione per creare rete con le altre realtà presenti a livello nazionale e internazionale, farsi conoscere nel territorio e partecipare in maniera attiva alla rivendicazione dei diritti sociali. Perché essere un’associazione sportiva LGBTI vuol dire molto più che fare sport. Ma per capirlo bisogna andare a ritroso.
Boga sport nasce nel 2002 da un gruppo di ragazzi gay, per lo più studenti, animati dalla voglia di giocare a pallavolo insieme. Con il tempo si è sentita l’esigenza di costituirsi in associazione e di essere parte attiva nel promuovere una presa di coscienza e di cambiamento attraverso la costruzione di un ambiente sportivo alternativo in cui le persone si sentissero libere di esprimersi in piena autenticità. Infatti si propone di superare i pregiudizi presenti non solo nella cultura dominante ma anche all’interno del panorama omosessuale attraverso l’accoglienza di tutti nella propria individualità e autenticità. Questo perché una parte fondamentale della lotta per il riconoscimento passa attraverso la capacità di resistere a un paradigma che impone alle persone di omologarsi a schemi standardizzati per poter essere accettati; standard che esistono a essere onesti anche all’interno dell’ambiente omosessuale. Il potere trasformativo di una realtà come questa consiste proprio nella sua capacità di rivendicazione di pari diritti attraverso una pratica costante e ben visibile che non si piega all’approvazione della morale pubblica. È un impegno che passa anche fuori dal campo e per questo oltre al campionato del CSI, le amichevoli e i tornei ci sono gli aperitivi sociali, il trekking, gli eventi culturali e di sensibilizzazione, le tavole col comune, il Pride ma anche la partita a pallavolo ai giardini Margherita a cui chiunque può aggiungersi.
Ma trovare un equilibrio tra visibilità e riservatezza e tra agonismo e associazionismo non è sempre facile. E anche se tutti gli eventi sono aperti a tutti sono ancora poche le persone eterosessuali che vi partecipano attivamente, rimanendo una realtà marginale e in cui il rischio di ghettizzazione è sempre presente.
Nonostante i numerosi interrogativi, la gestione dello spazio fisico sia dentro che fuori dalla palestra, e la partecipazione a manifestazioni ed iniziative rappresentano dei medium forti e intellegibili per il contesto sociale circostante proprio perché lo sport raffigura il linguaggio universale della condivisione, del rispetto per gli altri e della collaborazione.
Ma oltre al Boga sono tante le realtà sportive LGBTI presenti in Italia e numerosi i giochi e le competizioni internazionali. Sperando che sempre più persone ne entrino a far parte, l’appuntamento dopo il tournament e il Pride è quindi con i Gay Game di Parigi del 2018.
Federica Chiusole
[Tutte le fotografie sono tratte dalla pagina Facebook BogaSport]