La lunga strada per Mosul

La lunga strada per Mosul

Da tempo questa città non è più un elemento topografico bensì un , strategico. Da qui, dopo averla conquistata nel giugno del 2014, proclamò la nascita del suo califfato dalla grande moschea di al-Nouri. ci ha oramai abituati. Un’alleanza però quanto mai fragile se si pensa che alle . E soprattutto se si pensa che mai prima di oggi i curdi sono stati in una posizione di forza tale. Controllano già stabilmente Kirkuk, Sinjar, Tal Afar e molte altre città a sud dei confini di quella delle forze della coalizione col supporto aereo degli USA, offensiva che oggi pare . La battaglia ricopre ancora più importanza se si pensa che il primo ministro del Kurdistan iracheno, Nechirvan Barzani, alla fine del 2016 ha dichiarato che il sull’indipendenza della sua regione si sarebbe tenuto solo dopo la riconquista definitiva della città. Ma le tensioni, i rancori e gli scontri che vedono in Seconda città del paese, posta al centro di una regione che ha vissuto importanti rimescolamenti di popolazione nel corso dei decenni e che oggi vede presente una maggioranza sunnita e diversi gruppi minoritari sia religiosi (armeni cattolici e ortodossi, sciiti, sufi, yazidi), sia etnici (curdi, turkmeni, assiri), , principe di Giazirah, unificò un vasto territorio che andava dal lago di Van al lago Urmia a nord e da Mosul a Rawanduz a sud. Ma l’aiuto di inglesi e francesi che cominciavano a affacciarsi nella regione, pose fine alle ambizioni di Bedir Khan. per quell’area si fece sempre più forte, soprattutto sulla spinta della crescente importanza del per l’economia mondiale, una materia di cui il territorio di Mosul era ricchissimo. Tanto che nel 1912 fu fondata a Londra la (TPC) che aveva il preciso scopo di trovare ed estrarre il prezioso combustibile dai giacimenti della Sublime porta. La TPC era formata dalla Banca nazionale turca (che di turco aveva poco più del nome, dal momento che era controllata dagli inglesi), dalla . Il consorzio ottenne ben presto importanti concessioni in due regioni: una era Baghdad, l’altra Mosul. Prima guerra mondiale l’Impero ottomano si schierò con Germania e Austria vasto piano di “turchizzazione” tramite la politica delle deportazioni di massa , una pratica che divenne ben presto nota in molti luoghi del Medio Oriente. Molti dai loro territori di origine e dispersi, alcuni giunsero anche a Mosul che nel novembre del 1918 fu occupata dalle truppe britanniche. . Ovviamente anche la provincia di Mosul rientrò nella spartizione: la parte settentrionale (comprendente anche Mosul città) fu inizialmente assegnata alla Francia, quella meridionale alla Gran Bretagna, ricollegandosi così al resto dell’Iraq controllato da Londra. Alcuni anni dopo la prima spartizione, i francesi cedettero Mosul agli inglesi in cambio di una quota della TPC corrispondente al 25% mentre l’accordo veniva allargato alle compagnie petrolifere statunitensi. La Alle rivendicazioni e alle aspirazioni delle popolazioni locali non fu dato molto peso , tanto meno a quelle curde che tra l’altro non avevano trovato una sintesi comune ed efficace, bensì spaziavano da una maggiore autonomia all’interno del futuro stato turco ad una indipendenza totale, premessa necessaria per molti alla creazione di un vero e proprio stato curdo. Le potenze occidentali, incalzate dalla duplice necessità di indebolire la Turchia e di garantire l’integrità territoriale del nascituro Iraq, ignorarono tutte queste richieste. Molto dell’ondata di violenza centrifuga che oggi devasta l’Iraq trova le sue cause nelle scelte di allora. Nel corso dei decenni, sia prima sia dopo la salita al potere di Saddam Hussein, la voluta dal regime ba’thista al potere a Baghdad. Al contempo veniva attuata una massiccia campagna di dispersione delle popolazioni autoctone all’interno del territorio nazionale, soprattutto verso l’Iraq meridionale. che si succedono (quella contro l’Iran e quella in Kuwait) peggiorano la situazione e spinsero la comunità internazionale a creare che includevano anche Mosul, benché la città si trovasse al di sotto del limite fissato nel 36° parallelo. mentre le truppe del califfato sembrano battere in ritirata, non è molto chiaro cosa succederà alla città dopo la vittoria della coalizione . Mosul sembra insomma il perfetto esempio di un paese – o forse di un’intera regione – che blocca dentro deboli confini un miscuglio di etnie e di confessioni diverse costantemente sul punto di esplodere.