Donald Trump, 140 caratteri fuori dagli schemi

L’insediamento ufficiale di Donald Trump alla Casa Bianca è ormai avvenuto, e con lui il passaggio di testimone non solo delle vesti da Presidente degli Stati Uniti e degli aerei di linea ma anche degli account social ufficiali della Casa Bianca. Mentre lo staff della White House preparava i bagagli, si è dovuta occupare anche di preservare l’intero l’archivio mediatico prodotto negli ultimi anni e preparare la transizione degli account @POTUS, @FLOTUS, @VP e gli altri rappresentanti.

Barack Obama è stato il primo capo di stato americano a utilizzare tutti i canali digital attraverso un piano comunicativo strutturato e spesso animato dallo sperimentare nuovi media, in fiducia delle loro potenzialità ma anche a fronte dell’ascesa di questi strumenti avvenuta in concomitanza con la prima campagna elettorale. Dall’altra parte, Donald Trump: il businessman multimilionario che alle ultime elezioni ha vinto contro Hilary Clinton nonostante tutti i sondaggi sfavorevoli e a colpi di tweet ben poco politically correct.

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Vignetta di Stefano Grassi

La domanda dunque sorge spontanea: come intenderà usare gli strumenti di comunicazione durante il suo mandato Donald Trump? Sulla questione The Donald aveva già dato qualche indizio nel corso della sua campagna politica, quando la sua strategia si è dimostrata più efficace di quella così ben strutturata dell’ex Segretario di Stato Clinton. Che ci piaccia o meno, a due mesi di distanza dalla fine delle elezioni è lo slogan di Trump quello che ricordiamo ancora, non quello di Clinton. Il tono dei messaggi esageratamente aggressivo e di pancia, l’atteggiamento fuori dalle righe e ben poco istituzionale, e i contenuti spesso costituiti da dati e notizie false, non sono bastati per erodere il consenso del repubblicano, anzi, hanno trovato in Twitter lo strumento migliore per essere veicolati. I pochi caratteri permessi da un tweet hanno fatto da megafono ideale per lo stile diretto e le argomentazioni poco approfondite di cui è stato portavoce Trump.

Tra tutti i social media utilizzati, Twitter ha dunque permesso in questo modo al magnate di comunicare con il suo elettorato di riferimento restando coerente col suo stile “offline” e al contempo alimentando i media di tutto il mondo. Durante l’ultima corsa alla carica presidenziale si è spesso ritenuto che la campagna di Hilary Clinton fosse strutturata in maniera più efficace di quella di Trump, tenendo conto del tono di voce moderato e dei molteplici strumenti utilizzati dallo staff democratico per raggiungere la maggioranza del popolo americano rispetto a quelli repubblicani. Attraverso questo ragionamento abbiamo invece sottovalutato che alcune tecniche all’apparenza meno sottili non sarebbero passate inosservate.

La strategia utilizzata per battere la candidata democratica e che, col senno di poi, si è dimostrata più evidente, è stata dipingere la leader dei dem come un personaggio (“Crooked Hilary”) dalle fattezze ridicole e in modo da indebolire la sua immagine, già in bilico per essere l’ex moglie di un Presidente degli Stati Uniti, e rappresentando pertanto un filo conduttore col passato e l’establishment politico. Colpire il messaggero per mettere in secondo piano il messaggio.

Le tecniche che compongono la strategia comunicativa del neo Presidente non si fermano qui. Come ha spiegato più volte nel suo blog e in diverse interviste George Lakoff, noto linguista e esperto di psicologia cognitiva, lo staff di Donald Trump ha spesso pubblicato di proposito l’opinione riguardo un determinato tema prima che altri avessero l’opportunità di esprimere la loro, pubblicando quindi i primi tweet nelle prime ore della mattinata. Una questione di tempismo che ha permesso ai media di declinare gli argomenti del giorno sulla base di quella notizia, in modo da indirizzare il dibattito pubblico sugli argomenti di attualità che in quel momento avrebbero potuto favorire la sua idea politica. Una ripetizione sistematica di questo schema riesce così a innestare il consenso all’interno dell’elettorato deluso del sistema politico, poco interessata alla veridicità dei fatti, e culturalmente non abituato a leggere con occhio critico il dibattito pubblico sui social network.

Come si comporterà Donald Trump a transizione ultimata e sotto le vesti di @POTUS è difficile dirlo. Il fatto più probabile anche secondo i media americani è che, a dispetto dei consigli dell’amministrazione Obama, difficilmente abbandonerà il suo proficuo (in termini di followers e interazioni) @realDonaldTrump per l’account presidenziale. Per quanto riguarda lo staff a disposizione del magnate americano, a differenza dell’amministrazione Obama, che prevedeva un team composto da 20 persone chiamato Office of Digital Strategy e le attività di ognuno erano disponibili sul sito della Casa Bianca, l’elenco dei nomi del resto del team impiegato nelle attività di comunicazione trumpiana, seppur breve, è disponibile su Medium.

Tra tutti, il soggetto che suscita maggiore interesse è il direttore della squadra social media. Difatti, al momento in cui si scrive, il neo Presidente sta pubblicando su entrambi gli account, senza nascondere il nome di colui che si occuperà del management dell’account presidenziale, ovvero Dan Scavino. Dopo trascorsi in qualità di caddy personale prima, poi di confidente e consigliere, Scavino é diventato il direttore del reparto Social media di Trump già nel febbraio scorso. Le polemiche che hanno travolto Trump durante la campagna elettorale – a questo punto senza scalfirlo – avevano coinvolto anche il neo social media manager presidenziale, che già si era fatto notare nel luglio scorso quando era stato accusato per essere stato l’autore, dal profilo di Trump, di un tweet che sembrava veicolare un messaggio neo-nazista.

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L’immagine postata su Twitter voleva rappresentare Hilary Clinton come la candidata più corrotta degli Stati Uniti, ma la stella presente nell’immagine è sembrata a tutti gli effetti una stella di David. Trump ha subito declinato la responsabilità a Scavino, che dall’altra parte l’ha giustificata sostenendo rappresentasse il badge di uno sceriffo. Nonostante tutto, il tweet fu immediatamente cancellato poco dopo essere stato comunque ripreso da tutti i media.

L’ingresso di Dan Scavino, insieme allo stesso insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca, rappresenta un momento di forte rottura rispetto alle modalità di engagement intraprese dallo staff di Obama. E a giudicare dai tweet più recenti del direttore social entrambi non sembrano intenzionati a cambiare il loro tone of voice.

Valentina Tonutti
@vatonutti

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