Caro 2017 ti scrivo: l’economia nel nuovo anno
Noi del Bottonomics prendiamo sul serio le ultime due settimane di dicembre e seguiamo con cura le tradizioni. Quindi, dopo l’ su Babbo Natale (dal quale ci aspettiamo una querela a breve), ecco il più classico dei pezzi da fine dell’anno: , ovviamente a sfondo economico. E se va male, almeno avrete qualche tema da snocciolare durante il party di Capodanno che non riguardi cappelli arancioni, albionici ribelli o decessi illustri (comunque sintomi del fatto che il vostro cenone sta già andando malino). Il 2017 sarà l’anno di inizio delle grandi manovre per il rinnovo della Convenzione di Cotonou che scadrà nel 2020. Per chi si stesse chiedendo di cosa si tratti e perché sia importante, basti sapere che è il documento fondamentale per le relazioni tra l’Unione Europea e i paesi ACP (Africa, Caraibi e Pacifico). In pratica, ha il compito di disegnare le strategie per la cooperazione allo sviluppo e soprattutto per il commercio tra l’Europa e le sue ex colonie (definizione poco ortodossa, ma efficace in questi tempi). . Tra i principali motivi, l’incredibile complicazione portata dagli EPA (Economic Partnership Agreement) firmati dall’Europa con gruppi regionali non proprio corrispondenti a quelli tradizionali, e ben presto entrati in stallo. Ma soprattutto a causare problemi è stata la svolta iperliberista voluta dall’Unione Europea che ha spinto per inserire la clausola di reciprocità – “se io abbasso i dazi lo devi fare anche tu” – negli scambi. Alcune delle maggiori ONG hanno già espresso le proprie aspettative: rinegoziazione degli EPA, parità soprattutto politica tra le parti in gioco, inclusione della società civile nelle negoziazioni, maggiore attenzione ai temi proposti dalla neonata e ai diritti umani. Ecco, questi sono anche i nostri desideri, cui ne aggiungiamo uno speciale: dopo le numerose proteste contro TTIP e CETA, vorremmo tanto che la società civile europea fosse attiva anche quando si trova dal “lato forte” del tavolo Ne abbiamo già parlato diffusamente in uno speciale lungo un mese, e per coerenza lo ripetiamo: il è qualcosa a cui teniamo molto e che dovrebbe essere al centro del dibattito politico per il 2017. In Italia non esiste alcuna forma di sostegno al reddito, al contrario che nel resto d’Europa, mentre la disoccupazione resta alta, quella giovanile altissima. Ecco, caro 2017, portaci un I modi per finanziare una simile misura ci sono: ad esempio una , che prenda in considerazione gli immobili superiori a una certa metratura e che si accompagni a un’analisi efficace del quadro famigliare. Oppure una più capillare e spinta, affiancata dalla riesamina dello spreco pubblico, libera dalla pesante retorica degli ultimi anni e dall’ingombrante ombra della politica. Desiderio collegato a quello sopra. La quota della ricchezza ereditata sulla ricchezza totale è in aumento, e non lo dice solo Piketty (un esempio si può trovare ). In più l’Italia ha in genere le franchigie (soglie sotto le quali non si paga alcuna imposta) più alte e le aliquote più basse d’Europa ( alcune spiegazioni e confronti). Gli spazi per ricavare risorse destinabili al sostegno del reddito di base, tanto per fare un esempio, ci sono. Badate bene, non vogliamo che il 2017 aumenti ulteriormente il carico fiscale del cittadino medio, anche se già è possibile sentire le urla da mohicano di chi si oppone a un fisco più audace e al passo con i tempi (urla peraltro già registrate alla prima proposta di , per giunta in un momento storico di transizione tra la Generazione Dorata e la nostra. Assicurare la è l’obiettivo di qualsiasi stato democratico, tanto più in una Repubblica fondata sul lavoro (e non sulle eredità): una più mirata e con fini redistributivi sarebbe proprio un bel segnale in questo senso. Con il nome, forse un po’ troppo fighetto, di Industria 4.0 si comincia a identificare la cosiddetta , di cui si vocifera già da qualche anno: dopo vapore, catena di montaggio, automazione ed informatica, sarebbe il turno della tecnologia digitale per dare nuovo impulso alla produzione industriale mondiale. Si parla di stampanti 3D, Big Data, realtà aumentata, robot iper-connessi, iperspecializzazione e molto altro. Tutte cosine molto interessanti, e capaci di far brillare gli occhi a ingegneri e appassionati di tecnologia. Sebbene tutto sembri molto futuristico e lontano dalla realtà di oggi, diversi governi ci stanno già lavorando. La posta in gioco è più alta di quanto si possa pensare: non solo procurarsi un Calenda, senza dubbio ambizioso: tra i vari numeri, spiccano i circa che si vogliono mobilitare nel triennio fino al 2020 solo per gli investimenti, congiuntamente a imponente (e anche criticato da chi teme che questi fondi possano essere dissipati da una classe imprenditoriale non ancora troppo conscia del futuro). La letterina che vogliamo spedire al 2017 spiega chiaramente che vorremmo tanto che questi investimenti ci fossero davvero e non fossero risucchiati dalle sabbie mobili di un governo di transizione. Infine, ecco l’ultimo desiderio, aggiunto di corsa e all’ultimo minuto alla nostra lista: un po’ di luce sulla questione banche in Italia, in attesa dell’evolversi della situazione MPS. La chiarezza che vogliamo deve essere il più possibile trasversale e coinvolgere tutti i livelli istituzionali. Partendo dal contingente, ci piacerebbe uno con cifre certe, senza il balletto tra Roma, Siena e Bruxelles a cui stiamo già assistendo; un po’ di luce sulle di questo tracollo annunciato non ci farebbe poi schifo. Come terzo punto, il gioco tra “pompieri” e “piromani” sullo stato del sistema bancario italiano sarebbe meglio finisse. Come già detto, vorremmo chiarezza per tutti e da parte di tutti sulle banche, per cui anche chi cerca di pescare nel torbido dovrebbe perlomeno scegliere un posizione univoca: le due alternative del sono già state pubblicamente impallinate, spesso dalle stesse persone. Sale in zucca e Sappiamo benissimo che questi desideri non saranno esauditi, ma perlomeno mostrano la trasversalità dell’impegno della redazione del Bottonomics nel cercare di spiegare, dal basso come sempre, la realtà economica intorno a noi. 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