La deriva della Polonia, tra leggi anti-abortiste e crisi costituzionali

La deriva della Polonia, tra leggi anti-abortiste e crisi costituzionali

Lo scorso 4 novembre, con 267 voti favorevoli, 140 contrari e 21 astenuti, il Parlamento polacco ha votato una nuova legge che consente alle donne che decideranno di partorire bambini gravemente malati o con malformazioni di ricevere dallo Stato un bonus pari a 4000 złoty , l’equivalente di 930 euro. La norma è stata votata a maggioranza assoluta dal , un partito di destra che è al potere dall’ottobre dello scorso anno, ed è stata proposta per venire incontro a tutti i movimenti antiabortisti, fortemente sostenuti dalla Chiesa, dopo che il 6 ottobre era stato bocciato un disegno di legge contro l’aborto. Il 23 settembre scorso, il Parlamento ha avallato una proposta di legge da parte del PIS che prevedeva il . In Polonia, la legge permette l’interruzione della gravidanza in modo volontario in caso di incesto o stupro, in caso di malattia grave del feto e, infine, se siano presenti rischi di vita o di salute per la madre. Frutto di un compromesso tra Stato e Chiesa, è dal 1993 che la norma è in vigore. La volontà di modificarla da parte del partito Diritto e Giustizia ha causato , sia in Polonia, con uno sciopero di massa, che a Bruxelles, dove un gruppo di donne vestite di nero ha manifestato all’interno del Parlamento europeo . Prima dell’iniziativa, una delegazione di europarlamentari, anch’esse vestite di nero, ha indetto una conferenza stampa cui hanno partecipato della Sinistra Unitaria e le due rappresentati del movimento “All of us: Women’s Right in Poland” e non di centro-destra, è stato votato prevalentemente da persone anziane, molto religiose e poco istruite. Forte del supporto delle urne, già pochi mesi dopo la vittoria, è stata proposta, votata e promulgata una : il Ministero del Tesoro acquisisce il potere, prima di appartenenza di un Consiglio speciale eletto, di nominare direttamente i dirigenti di televisione e radio pubblica, monopolizzando e indirizzando la linea politica, e non solo quella, dei più importanti e seguiti media pubblici polacchi. . Essa prevedeva l’innalzamento del numero dei giudici che servono per approvare un provvedimento per renderlo valido, una maggioranza di due terzi con un quorum di 13 giudici presenti su un totale di 15, ma soprattutto avrebbe influito sulla nomina dei giudici stessi. La legge, oltre ad essere stata dichiarata incostituzionale, ha attirato l’attenzione della , la quale ha avviato, nel gennaio scorso, una vera e propria procedura d’indagine contro il Governo con la pesante accusa di voler cancellare l’indipendenza della magistratura e la libertà di espressione. La Commissione europea ha deciso di indagare se effettivamente persiste un , e se si fosse dimostrato realmente tale, si sarebbe aperto uno scenario alquanto rischioso che avrebbe visto una serie di sanzioni tra cui la privazione del diritto di voto all’interno dell’Unione. Il Primo Ministro Szydło ha affermato che la Polonia non si sarebbe mai arresa agli ultimatum di Bruxelles, forte del sostegno ricevuto da parte del Premier ungherese degli Stati membri. Orbàn, in questo senso, essendo già stato protagonista di tensioni con Bruxelles, aveva dichiarato la propria disponibilità a difendere la Polonia, e quindi di non avallare e condividere la decisione dell’Unione europea. La comunità di intenti, condivisa anche con Slovacchia e Repubblica Ceca, trova terreno fertile anche creando così un muro forte e netto rispetto agli altri Stati membri dell’Unione. Dopo la visita a Varsavia, nel giugno scorso, del vicepresidente della Commissione europea per porre fine alla crisi istituzionale che sta affliggendo il Paese, e far sì che la Polonia si metta in regola, in modo definitivo, con il rispetto dello stato di diritto. Il rispetto dello stato di diritto consta essenzialmente di due fattori, o meglio della revisione di due norme: quella che ha visto la modifica della nomina dei dirigenti di televisione e radio pubblica e quella riguardante la Corte costituzionale. Il confronto tra Polonia e UE è molto più pacato ora, ma il Premier polacco tiene a precisare che il problema che si sta discutendo , non una questione che presuppone una condivisione di vedute con Bruxelles. , e questa è cosa nota, ma soprattutto sta emergendo una sostanziale divisione in seno all’Unione europea: da una parte abbiamo gli Stati della vecchia Europa e dall’altro quelli fuoriusciti dal blocco sovietico, i quali non riescono ancora a vedere e ad accettare un’evoluzione dell’Unione europea in senso federale. In questo contesto il lavoro della Commissione in Polonia è stato importantissimo da un punto di vista politico. Si è infatti cercato di fissare una serie di limiti, difficilmente calpestabili e superabili, su diritti fondamentali e libertà civili, e soprattutto si è cercato di ribadire, con toni sopra le righe, che non si possa stare all’interno dell’Unione europea senza condividere determinati valori di fondo che costituiscono il punto di partenza per una nuova fase politica europea, come la Nonostante le promesse di collaborazione, la Polonia rimane un Paese profondamente diverso rispetto a quello che abbiamo potuto osservare ed ammirare negli ultimi anni. Sviluppo economico, forti investimenti di compagnie straniere, capacità di spesa dei fondi europei, bassa disoccupazione e una crescita culturale senza precedenti stanno lasciando il posto ad un , da molti considerato il fautore della rinascita polacca dice che “la Polonia si sta dirigendo verso l’autoritarismo e l’isolamento nel mondo, ed è necessaria una piena mobilitazione della società che deve elaborare un programma di azione comune in difesa della democrazia.”