Siamo le ribelli della montagna: “Girl’s War”
 
        Non diciamolo neanche: “Il problema della libertà delle donne, è solo un problema di donne”. Non guardiamo alla questione biologicamente, su un piano sessista. La democrazia e la libertà sono questioni sociali, tuttavia sono questioni che solo l’acquisizione della libertà delle donne può garantire. Guardandomi attorno nella penombra della sala, ho visto lacrime di commozione raccogliersi negli occhi delle donne, e brillare, illuminate dalla luce in movimento dello schermo. Donne fiere e riconoscenti perché, in una terra non troppo lontana, altre compagne stanno scrivendo un capitolo della storia umana e femminile, dimostrando al mondo intero la forza e le risorse del secondo sesso. Che secondo più non è, e mai è stato. Al . Un gruppo di donne in abito militare si fa strada tra le macerie e supera l’ingresso buio di un edificio fatiscente. Lì dentro, fino a poco tempo fa, c’erano gli uomini di Daesh, prima ancora i soldati di Assad. Oggi questo territorio è libero e riscattato grazie a loro che lo calpestano: ). Le donne curde sono le protagoniste di questa rivoluzione, la rivoluzione del Rojava, così come del documentario della Sauloy. Tra filmati d’archivio, testimonianze e fotografie, in meno di un’ora questo lavoro offre un quadro chiaro di — quasi — tutte le unità armate femminili presenti nel Kurdistan, attraverso una prospettiva storica del processo di emancipazione della donna. Perché se queste guerrigliere oggi imbracciano le armi e coordinano un sistema di difesa autonomo, se possono gridare , lo devono alle pioniere che hanno aperto loro la strada. simbolo della rivoluzione e della resistenza, dove ogni anno migliaia di femministe da tutta Europa si ritrovano per sfilare in un lunghissimo corteo commemorativo. Per i curdi è stata sia una delle nato in Kurdistan in quegli anni. Che fosse nata a Dersim, culla della , non è un caso, come sottolineano diverse compagne intervistate da Sauloy. Lì, dove nel — che non riconosceva né curdi, né aleviti —, massacrando e sterminando un popolo intero. E mentre gli uomini rispondevano alla repressione sottomettendosi al potere dello Stato, soffocando la propria identità, le donne continuavano a , in autonoma difesa di tutte le donne. Il processo durò dieci anni: nel 1993 le prima unità di donne libere “Botan”; l’8 marzo del 1995 il primo congresso femminile e il riconoscimento da parte del , di un’armata di sole donne; il secondo congresso del 1999, la consegna di Öcalan alla Turchia e i primi partiti femministi (PJKK, il PJA, YJA Star, PAJK, KJB e KJK). Fu a questo punto che Sakine (nome di battaglia Sara) e la sua armata si spostarono dalla Turchia al Sulle montagne del Qandil non c’è bisogno di nessun uomo. Le donne vengono addestrate militarmente e istruite, imparano ad amministrare se stesse, studiano sui libri di Chomsky e sui volumi dell’anarchico Bookchin. Per una . Imparano a combattere per difendere se stesse e tutte le donne, come è accaduto con le , popolazione contro la quale Daesh ha messo in atto un vero e proprio . Oggi molte di queste donne yazide sono riuscite a scappare grazie all’aiuto dell’armata femmista e si rifugiano nel abbandonava la regione alla povertà e alla miseria, costringendola ad essere dipendente dallo Stato centrale, sicurezza e libertà di culto erano garantite sotto ricatto. Finché il popolo curdo non si fosse dedicato alla politica o non avesse interferito con i piani della classe dirigente, la calma rimaneva apparente. Poi, il rinsaldò le formazioni politiche e militari. In meno di dieci anni, sotto l’ombra scura dell’attuale Presidente alawita , il Rojava divenne infine maturo e pronto per la rivoluzione. Dalla notte del , in un assedio durato tre giorni, i curdi riuscirono finalmente a sovvertire l’ordine di un potere che li stava violentemente reprimendo. E nel Nel volto della martire Sakine, nei lunghi capelli neri e nei sorrisi delle combattenti de risiede la speranza di ogni donna che qui, in una terra non troppo lontana, le osserva semplicemente dallo schermo di un cinema ma ora sa che un cambiamento è possibile. Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
