La Siria ci (ri)guarda dai muri di Bologna

La Siria ci (ri)guarda dai muri di Bologna

In Siria è andata a scuola, ha imparato ad andare in bicicletta, si è innamorata. Poi la guerra, quella i cui orrori quasi non ci fanno più effetto sulle pagine dei giornali, ha cambiato tutto. Fatima è scappata in Libano. Nel campo di al Qaa ha dato alla luce il suo bambino. ha disegnato sui poster affissi sulle ex-bacheche di via Indipendenza e via San Giuseppe, a Bologna. I manifesti mostrano i volti dei rifugiati e, con una semplice frase, provano a riassumere la perdita di ciascuno per raccontare le storie e le vite di chi è stato costretto a lasciare la propria casa. L’ONU ha smesso di contare le vittime del conflitto siriano ormai due anni fa, le stime di alcune Ong parlano di più di 250.000 morti, 260.758 tra gennaio 2010 e dicembre 2015 secondo il . A ciò vanno aggiunti i 4 milioni di siriani scappati all’estero, dei quali un milione sono bambini, ospitati prevalentemente in Libano, Giordania e Turchia, i 7 milioni di sfollati interni e le migliaia di persone intrappolate nelle città assediate senza beni di prima necessità. GVC è impegnata in Siria e in Libano dal 2011 in supporto dei civili, i volontari e i cooperanti della onlus bolognese conoscono bene queste storie e della desolante distruzione che vivono sulla loro pelle i rifugiati: “Molti di noi potrebbero aver vissuto lo stesso destino, se nati dalla parte sbagliata, o vivere la loro vita, prima che venisse brutalmente interrotta.” I registi hanno trascorso alcune settimane in Libano, circa un anno fa. Il risultato è un documentario, , prodotto da GVC e finanziato dalla Commissione Europea. Grazie alla loro videocamera hanno immortalato la vita nei campi, superando generalizzazioni e stereotipi per puntare l’attenzione sulle storie di chi vive in questo limbo. è stata una fonte di ispirazione per Dronio che ne ha tratto alcune storie come quella di Fatima, di Abir, di Maan. , un progetto indipendente che promuove la street art come strumento di rigenerazione urbana e indagine del territorio. Queste realtà hanno scelto di unire le forze per una causa che rischiamo di dimenticare. Assuefatti a numeri e bombardamenti, s verso chi ha perso tutto e bussa alla nostra porta per chiedere diritti, tutele e la speranza di un futuro migliore. Clicca per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)