Clamoroso! Matteo Salvini è un troll del PD

La notizia che ha sconvolto il web

Quello a cui abbiamo assistito il 30 agosto del 2016 non è stato l’ennesimo sputo in faccia alla credibilità della politica italiana da parte del segretario della Lega Nord, ma uno dei numerosi e disperati tentativi di un uomo di liberarsi di un segreto che ormai era diventato più grande di lui, e non gli era più possibile controllare.

salviniballo
Quando per salvare la vita tua e della tua famiglia sei disposto a tutto.

Tentativo arrivato in seguito ad un altro, forse ancora più clamoroso, avvenuto attorno a ferragosto in riviera romagnola e talmente grottesco che ora, a mesi di distanza, siamo tutti quanti qui sgomenti a farci la stessa domanda: come abbiamo fatto a non pensarci prima?

salvini-federossi
Questa immagine è talmente perfetta che la volgarità delle mie parole non potrebbero rendergli giustizia.

Non si può certo dire che mancassero gli elementi per rendersi conto di quello che può essere considerato a tutti gli effetti il più grande scandalo della politica italiana, più di tangentopoli, più delle condanne di Berlusconi. Eppure nessuno, neanche i più fantasiosi complottisti, ha mai pensato quello che era sotto gli occhi di tutti: Matteo Salvini è un infiltrato del PD messo lì per screditare il suo partito e perseguire altre vergognose truffe politiche.

Ma andiamo con ordine: la sera di domenica 4 settembre 2016, mentre tutta Italia era impegnata o a continuare a non capire il concetto di satira e libertà d’espressione o a fare la santissima asta del fantacalcio, tutte le maggiori testate giornalistiche, pagine d’informazione online e redazioni televisive hanno ricevuto la stessa mail dallo stesso mittente, l’hacker Fracchialabelvaumena (noto amante del cinema cult italiano anni ’80). Come avrete già intuito, il contenuto della mail era lo scandalo di cui sopra, che ha subito preso il nome di ruspaleaks. Tutti i media, dopo essersi assicurati dell’attendibilità delle fonti (ahahah, sto scherzando), si sono affrettati a diffondere questa notizia, talmente clamorosa che in pochi minuti ha fatto il giro del pianeta. Frecchialabelvaumena è riuscito ad introdursi (in maniera telematica) nello smartphone del Presidente del Consiglio Renzi, accedendo in particolare al suo Whatsapp, dal quale è riuscito ad estrarre tutte le conservazioni di un gruppo denominato “Giglio magico”.

I membri del gruppo Giglio magico sono lo stesso Renzi, i Ministri Boschi e Delrio, il Social Media Manager del governo Filippo Sensi, l’imprenditore Davide Serra, i faccendieri (titolari di presitgiose cariche) Luca Lotti e Marco Carrai e l’Onorevole Denis Verdini. Le dinamiche all’interno di questo gruppo non sono molto diverse da quelle dei gruppi whatsapp dei quali facciamo parte tutti. C’è Serra che millanta le conquiste fatte oltreconfine (nel suo caso non amorose ma in termini di profitti) e se la prende coi poveri che scioperano, Delrio si lamenta della prole troppo numerosa, Verdini organizza cene e incontri con personaggi improbabili, i due giovani Lotti e Carrai importunano la Boschi per avere in anteprima le foto in costume, Sensi propone gli hashtag per la settimana… A un certo punto però, siamo circa alla fine dell’estate del 2014, Renzi si dice preoccupato perché l’indice del suo consenso, che aveva toccato il punto massimo pochi mesi prima durante elezioni europee, stava iniziando a calare lentamente, e bisognava fare qualcosa per evitare che questo piccolo problema aumentasse, e andasse ad influire sul risultato delle future (e comunque sempre molto improbabili) elezioni.

“L’è ora di far partire la sehonda parte dell’operazione RusPD”

Prima parte: “preferirei del verde tutto intorno”

Ruspaleaks spiega come questa operazione segretissima fosse iniziata più o meno un anno prima. Siamo nell’autunno del 2013 e il governo delle larghe intese di Letta riesce ad ottenere una fiducia cruciale nonostante il mancato appoggio del suo (teorico) alleato Berlusconi. Dopo le fatiche iniziali, le prospettive migliorano notevolmente per il Presidente del Consiglio. Ma è un’illusione. Matteo Renzi, allora sindaco di Firenze, viene eletto Segretario del PD a dicembre, e dopo essersi preso il partito si prende anche il governo, siamo nel marzo del 2014, e l’ambizioso fiorentino riesce a completare la sua scalata al potere non senza colpi bassi, pugnalate alle spalle e altri trucchetti ignoti ed inenarrabili. Ma non è l’unico Matteo a diventare segretario del suo partito. Matteo Salvini diventa Segretario della Lega Nord anch’egli nel dicembre del 2013. Salvini era quasi sconosciuto all’opinione pubblica. Da sempre militante nella Lega, era considerato legato all’ala più di sinistra, tanto da fondare in gioventù il movimento dei “Comunisti padani” (forse in questo periodo ci sono stati i primi contatti con l’altro Matteo, anch’egli esponente nel suo partito di una corrente che non c’entra assolutamente nulla con la storia del partito stesso).

L’altra gemma nel curriculum di Salvini è una partecipazione ad un noto quiz televisivo. Per il resto, è stato iscritto per 16 anni alla facoltà di Scienze Storiche senza riuscire a laurearsi, ha la fisionomia di uno che ti aspetti di trovare al bar col bianchino in mano alle dieci del mattino ed effettivamente anche la dialettica non è molto diversa da quell’archetipo di persona. A sorpresa però riesce a diventare il leader del suo partito, anche se nel momento di maggiore difficoltà dello stesso, col sogno federalista definitivamente infranto e sondaggi in calo.

[Chi l’avrebbe detto che quel timido ragazzo dei quiz un giorno si sarebbe inventato ultimo baluardo dell’Europa contro il terrorismo?]

La spiegazione c’era, ed era sotto gli occhi di tutti. La sconvolgente inchiesta rivela come questa elezione sia stata pilotata dallo stesso Renzi, che ha visto in quello sbandato suo omonimo un perfetto elemento manipolabile e controllabile, con una lunga militanza e qualche funzione di seconda fascia in un partito abbastanza allo sbando, in crisi di identità e con una gran voglia di una nuova guida, dato che la precedente classe dirigente era già ben avviata verso il declino (ricordate gli scandali della famiglia Bossi e quelli dell’ex Ministro Maroni?).

Il complotto è spietato e perfetto, la prima parte dell’operazione RusPD riesce perfettamente. Il regista è l’amico Denis Verdini, con la sua lunga militanza nelle file del centrodestra e della P2, con gli amici giusti e il cinismo di chi sa cosa vuole. Come detto, la Lega Nord al tempo era un partito abbastanza in declino, il progetto di Lega 2.0 dell’allora segretario Maroni era stato un buco nell’acqua, e alle elezioni del 2013 prende poco più del 4%, il risultato più basso degli ultimi quindici anni. Tuttavia, in quella tornata elettorale riesce a vincere le elezioni regionali in Lombardia, che va a formare un potente blocco verde insieme a Piemonte e Veneto, anch’essi governati dalla Lega. Come promesso in precedenza, Maroni abbandona la carica di Segretario dopo l’elezione a Presidente della Regione Lombardia, lasciando vacante il posto che verrà poi occupato da Salvini.

[Anche i grandi intellettuali del renzismo omaggiano Salvini in una grande danza di idee che è il più grande spettacolo dopo il big bang]

Tra i pilastri del renzismo c’è sempre stato un certo disinteresse per le dinamiche locali a favore di quelle nazionali. È proprio seguendo questo principio che si delinea il clamoroso complotto. I documenti di Ruspaleaks rivelano di un Renzi che combatte su due fronti, uno interno ed uno esterno. Quello interno è un’altra storia rispetto a quella che stiamo narrando e riguarda i famigerati 101 franchi tiratori (cosa credavate?). Il fronte esterno invece è quello che ci interessa ora, e prevede che l’uomo di fiducia Denis Verdini stringa un patto segreto e inconfessabile con l’allora segretario della Lega Nord Maroni. Secondo il patto, Renzi/Verdini garantiscono che la Lega Nord vinca le regionali il Lombardia ed assuma il pieno controllo del ricchissimo e potente blocco settentrionale Piemonte/Lombardia/Veneto, con Maroni nuovo Presidente della Regione che però in cambio dovrà impegnarsi ad abbandonare la carica di Segretario, e di conseguenza la leadership politica nazionale, a favore di un uomo di fiducia del duo toscano. Il 15 dicembre 2013 Matteo Salvini diventa Segretario della Lega Nord dopo delle primarie farsa con poco più di 10000 votanti e il ruolo di finta spalla egregiamente interpretato dal Senatur Bossi, che in cambio riceverà la promessa, per il bene della sua Lega, che ogni futuro tentativo di riavvicinamento al partito del suo figlio Trota verrà bruscamente respinto.

[Nonostante si trattasse di una gigantesca farsa, Salvini è riuscito a crearsi un personaggio politico assolutamente autorevole e credibile, con modi di fare seri e argomentazioni solide]

Seconda parte: “Se tu sei un infame, io sono il più grande fesso di merda della storia della mafia”

Ora, facciamo un salto in avanti di quasi un anno, siamo nell’autunno del 2014 e il Presidente Renzi fa partire la seconda parte dell’operazione RusPD. Dopo essersi reso conto che il suo consenso iniziava leggermente a calare, l‘ex sindaco di Firenze attiva la cellula dormiente Salvini, che ha il compito di riportare la Lega al centro del dibattito politico, con un quadruplo fine politico: essere più populista del Movimento 5 Stelle per sottrargli una fetta di elettorato e indebolirlo nei confronti del PD di Renzi; essere più di destra di Forza Italia per sottrargli le fascia più estrema dell’elettorato, indebolendo Berlusconi e presentandosi come prima alternativa a destra al PD di Renzi; punto principale, essere dichiaratamente estremista in modo da spaventare la parte più moderata dell’elettorato di destra e spingerlo verso il PD di Renzi; diventare (o quantomeno presentarsi come tale) l’anti-Renzi senza però essere neanche lontanamente abbastanza forte e credibile per pensare di batterlo realmente.

[Chi porta il KAFFEEEEEEEEEèèè???]

All’inizio, il piano di Renzi si dimostra geniale e funziona perfettamente. Nel giro di pochi mesi tutto va come deve andare, l’infiltrato Salvini svolge il suo lavoro in maniera egregia. Nei Ruspaleaks emerge il termine troll perché ad occhi esterni appare esattamente come “un soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi”, ma come ben sa il Matteo toscano, nel paese con l’analfabetismo funzionale attorno al 50% un ottimo troll può diventare anche il leader di un partito che certe stime elettorali danno attorno al 15%.

salvinioggi.png
Non è tutto questo magnificamente surreale?

Renzi aveva ottenuto nei mesi precedenti il controllo dei mass-media, in particolare TV e giornali, da uno stanco e demotivato Berlusconi in cambio di cinque bonus prescrizione e un cuore giovane e perfettamente funzionante (in quei giorni un turista americano di vent’anni sparirà a Firenze insieme al suo giovane e prestante apparato cardiaco). I media sono al servizio di Renzi, ma curiosamente in quei mesi Salvini, ricorderete, ce lo siamo trovati letteralmente ovunque. Dozzine di ospitate in una sola giornata, maratone di collegamenti dal suo tour, infiniti servizi e approfondimenti sul personaggio, invasione dei social network. Un’iper-esposizione mediatica che in pochi mesi ha fatto impennare la popolarità del personaggio e ha garantito una ipervalutazione del suo reale consenso politico. La Lega Nord ha abbandonato rapidamente la sua vecchia identità per abbracciare temi di gran moda in questi anni come populismo, xenofobia e razzismo, intolleranza, nostalgia nell’accezione più negativa del termine e antieuropeismo. Il tutto espresso con modi fieramente volgari, rozzi,senza argomentazione e fondati spesso su luoghi comuni se non vere e proprie bufale. Il troll Salvini continua a sembrare quello che predica in bar con un bianchino alle 10 del mattino, ma in questo meraviglioso paese questo fa sì che diventi uno dei tre principali leader politici e venga onorificiato dell’investitura mediatica di antiRenzi.

[Non avevate pensato che potesse dirlo seriamente, vero? VERO??]

È a questo punto che qualcosa va storto. Il piano prevedeva che raggiunta una certa soglia di popolarità, il personaggio iniziasse ad autodistruggersi da solo, minando la sua stessa credibilità con dichiarazioni sempre più scriteriate, volgari e infondate al fine di non essere d’ostacolo a Renzi. Il problema però è che più il troll Salvini la spara grossa, più aumentano i suoi consensi. Nel giglio magico si diffonde il panico, temono di avere creato da soli il mostro destinato a distruggerli. Il Matteo toscano invece rimane calmo, sa che alla fine dei conti lui continua a guadagnarci in questa situazione, perché ad un eventuale ballottaggio tra lui e il candidato dei 5 Stelle tutti i leghisti darebbero il voto al pentastellato, mentre in un testa a testa tra lui e Salvini ci sarebbero sicuramente dei grillini che voterebbero il leghista, ma complessivamente sarebbero meno.

Ma anche nella testa dell’infiltrato succede qualcosa. Avete presente il film Donnie Brasco? Un agente non può stare sotto copertura all’infinito. Arriva un certo punto in cui o ti beccano, o inizi ad immedesimarti completamente nel tuo personaggio. Abbandoni completamente la tua vecchia identità ed aderisci in tutto e per tutto a quella nuova. Matteo Salvini ormai non sa più chi sia Joe Pistone, sta diventanto solamente Donnie Brasco. Lui se ne rende conto, e per evitarlo alza ulteriormente il livello del suo trolling sperando di venire finalmente smascherato e chiudere al più presto quella brutta storia. L’effetto collaterale però continua.

[Sillogismi]

Epilogo: “this is what you get, when you mess with us / and for a minute there, i lost myself, i lost myself”

Aldilà della gravissima vicenda politica, non bisogna sottovalutare il tragico aspetto umano, con un uomo gradualmente privato della propria identità e costretto a dire e fare cose orribili. Certo, nessuno l’aveva obbligato a prendere parte a quel gioco. Verdini si era presentato a casa sua offrendosi di pagare il suo debito universitario (dodici anni fuori corso, più gli interessi, sono davvero parecchi soldi) e promettendogli popolarità, prestigio e una quantità enorme di denaro per le ospitate in tv. Lui ovviamente aveva accettato, non ti capitano certo due volte occasioni come questa per rilanciare una vita e una carriera fallimentari. Secondo i piani, avrebbe dovuto farsi questi ultimi due anni all’apice della notorietà e dell’influenza per poi calare gradualmente, campando di rendita da un punto di vista sia politico che economico, con la certezza che se le cose dovessero andare proprio così male avrebbe sempre avuto gli amici giusti a cui rivolgersi.

[Qui ci stiamo avvicinando alla fine dell’incubo, con Salvini che fa di tutto per farsi scoprire]

Ma non è andata così. Salvini è impantanato nelle sabbie mobili della caricatura di un populista di destra. Più sbraccia, più si agita, più lotta per uscirne, più ci si trova immerso. Dal Giglio Magico arrivano esortazioni a continuare e minacce in caso di colpi di testa. Loro sono relativamente tranquilli, pensano che il finto segretario abbia da perderci almeno tanto quanto loro, sono talmente avidi di potere da ritenere impossibile che una persona rinunci al suo per ragioni di etica e di identità. Ma Matteo è umano, ed è stanco di dire e fare cose orribili. Stranamente, la strategia che adotta per farsi scoprire e di conseguenza liberarsi di questo tremendo segreto è quella di dire cose ancora più orribili, affinché qualcuno si insospettisca, approfondisca e si renda conto della grande finzione che c’è dietro. Più che un troll, l’ultimo Salvini sembra un Bot, un automa che agisce nei canali di interazione umani ma con messaggi preimpostati e codificati. Ogni volta che un qualsiasi media riporta qualcosa di anche solo lontanamente inerente ai temi immigrazione, criminalità, Renzi, Boldrini, Fornero o Euro, Salvini risponde con una delle tre o quattro fasi fatte che ripete ossessivamente, sempre uguali, sempre deliberatamente esagerate e prive di senso. Cerca di attrarre l’attenzione commentando tutto, provocando, aumentando la volgarità e la violenza delle sue parole.

[Una delle formule ripetute ossessivamente da Salvini: “Preghiera per X, schifo per Y”]

Nei documenti di Ruspaleaks si trova un whatsapp inviato alla compagna Isoardi dove sfoga tutta la sua frustrazione:

Dimmi, cosa devo fare di più? Ho girato per Bruxelles filmandomi come uno scemo pochi minuti dopo un terribile attentato, ho fatto palesemente lo sciacallo razzista ad ogni tragedia, ho detto che la Boldrini era una bambola gonfiabile, ho passato Ferragosto al Papete (ti rendi conto? Al Papete!) posando insieme ad una sottospecie di youtuber pompato che fa sproloqui deliranti, ho ballato andiamo comandare in un modo che si vergognerebbero anche i ragazzini di quattordici anni, cos’altro dovrei fare ancora? Tra l’altro la meno a tutti con sti discorsi da anni ’50 sulla famiglia vera da maschilisti e omofobi poi sto con te dopo aver avuto due figli da due donne diverse, con una ci ho divorziato e con l’altra ho avuto un figlio fuori dal matrimonio… non ce la faccio più.

Ora, qualcuno finalmente è riuscito a cogliere il tuo messaggio cifrato e il complotto è stato smascherato. Sei libero, Matteo.

4 pensieri su “Clamoroso! Matteo Salvini è un troll del PD

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...