Tokyo 2020 o del Soft Power Giapponese

Essendo presente nel titolo, ed essendo il main topic di questo articolo, ed essendo anche che non tutti i lettori possono conoscere l’origine od il significato del termine soft power, iniziamo l’articolo con una breve definizione di suddetto termine attraverso le parole del Professor Joseph Nye, politologo statunitense nonché coniatore di tale neologismo: Se gli Stati Uniti dovessero seguire politiche votate al taglio dei consumi interni del due percento del PNL (che è cresciuto nell’ultima decade), la nazione più ricca al mondo potrebbe permettersi sia un miglior sistema educativo sia una crescita di influenza internazionale guadagnata da un efficace programma educativo e di aiuti per attirare studenti stranieri. Quello che è necessario è quindi un incremento degli intestimenti in “ “, ovverosia la complessa macchina dell’interdipendenza, piuttosto che nell’ “hard power” – ovverosia costosi armamenti. delle future olimpiadi di Tokyo del 2020 presentate alla cerimonia di chiusura di Rio 2016, dovete assolutamente correre a farlo. Quel video di presentazione delle future olimpiadi in terra nipponica rappresentano lo . Senza voler fare spoiler, nel filmato appaiono infatti molti personaggi noti dei prodotti di intrattenimento giapponese, ovvero Capitan Tsubasa (noto in Italia come Oliver Hutton, il capitano della New Team dell’anime Holly e Benji), Pacman, Doraemon, (il personaggio del brand Hello Kitty) ma anche il meglio della tecnologia nipponica come il velocissimo treno (le cui tratte ferroviarie detengono il record del minor ritardo accumulato al mondo dato che nel 2014 il ritardo medio per treno era di la torre più alta del mondo eretta nel quartiere di Sumida a Tokyo, ed infine le scintillanti strade dello Last, but not least, l’evento principe dei due minuti scarsi del , che svolge un cameo alquanto importante; si trasforma infatti nel famosissimo personaggio Nintendo Super Mario, e non solo digitalmente: è infatti in quelle vesti che Abe appare (è il caso di dirlo) alla cerimonia di Chiusura di Rio 2016, con una rocambolesca entrata in scena, totalmente inusuale per un Primo Ministro di un paese G8. Se a primo acchito questa scelta estremamente scenografica e splendidamente autoironica mi ha esterrefatto, l’ho dovuta poi ascrivere nella tradizione tutta nipponica del . In fondo, per chi conosce un poco le famose pubblicità giapponesi, questa trovata ne risulta perfettamente in linea. (Si veda, a titolo di esempio, qualsiasi video del canale youtube Ma a mente fredda non può che risultare in realtà qualcosa di ben più profondo e congeniato. Non è infatti mai lasciato al caso niente nella programmazione politica, specialmente dal premier Shinzo Abe. Le olimpiadi di Tokyo 2020 rappresentano infatti uno strumento geopolitico di dimensioni enormi e, contrariamente a quanto fatto da Londra 2012 e da Rio 2016, l’intenzione giapponese è quella di proseguire sulla linea tracciata da Pechino 2008: . Non è un mistero infatti che l’edizione più costosa della storia dei Giochi Olimpici, ovvero Pechino 2008 del regime, bissato due anni dopo con la fantasmagorica edizione dell’ La politica estera di Shinzo Abe è infatti caratterizzata da un revival del nazionalismo nipponico: dalle tensioni con la Cina per le isole riforma della costituzione pacifista del 1948 da correggere in senso militarista ) presente nell’elettorato e nel governo; nessuno di questi è un buon segnale per la stabilità della regione, già abbastanza calda dopo le varie affermazioni nord coreane. Ma soprattutto ciò rischia di minare l’immagine che per decenni il Giappone ha venduto di sé: un paese ricco e prospero che vive in pace ed armonia con la natura e con i paesi che lo circondano. Ed ecco che le olimpiadi di Tokyo 2020 rappresentano per Abe e per le sue politiche una enorme opportunità di rilanciare il Giappone in ottica geopolitica più che economica. Se infatti è assodato che le , non è invece trascurabile l’apporto di immagine che i giochi conferiscono al paese ospitante, purché quest’ultimo lo sappia sfruttare. E se anche , cosa che potrebbe minare il governo liberaldemocratico di Abe, il Giappone sfrutterà le olimpiadi come se non meglio della Cina in termini di ritorno di immagine. Questo perché il Giappone può mettere in campo cose non investibili dalla Cina: Inconsciamente o meno che sia, negli ultimi trenta/quaranta anni il Giappone esporta verso il mondo occidentale (e non solo) migliaia di prodotto di Cultura Pop e Urban Pop: Videogames, consoles (portatili – come il brand Nintendo – e non, come il brand PlayStation), Manga (i noti fumetti con gli occhioni), Anime, Personaggi (come Hello Kitty) e, soprattutto, il relativo . Non è inoltre un mistero che negli ultimi anni l’attenzione degli occidentali verso il Giappone e la sua cultura millenaria (oltre che pop) sia in aumento: la testimonianza chiave è il record di visite del Giappone da parte di stranieri , il che rende il turismo uno dei motori dell’economia nipponica. (d’altronde il Giappone è 12° per numero di patrimoni iscritti nella lista con 20 siti, con altri 8 siti in attesa di iscrizione) accumulato negli anni nei paesi dove conta: in USA, in Europa (storiche rivali geopolitiche nella regione). E l’intenzione è di ampliare questo soft power esponenzialmente, intrecciandolo indissolubilmente con un evento di portata mediatica mondiale: interconnettendo infatti giochi olimpici e brand di aziende di entertaiment come Nintendo (Super Mario) ed NHK (Doraemon) ma anche con altre aziende (quale la Japan Railways e i suoi Shinkansen), l’obbiettivo già evidenziato con il teaser trailer è quello di estendere il mercato di tali brand a fette di popolazione che non ne erano a conoscenza utilizzando il tema olimpiadi, ma anche viceversa, ovvero avvicinare la popolazione (i fan del mondo pop di manga/anime) ai giochi olimpici e al Giappone come nazione (geopoliticamente parlando); se lo scopo commerciale è manifesto (gigantesca pubblicità ai grandi Brand Giapponesi worldwide con lo scopo di rilanciare l’esportazione del made in Japan e dunque rilanciare l’economia giapponese), lo scopo di , il Paese del Futuro. Con i suoi neon scintillanti, i suoi treni superveloci e superpuntuali, i suoi videogames sempre più realistici e con i suoi anime sempre più appassionanti, allo scopo di guadagnare potere geopolitico da spendere per ritornare ad essere non un comprimario ma un attore protagonista della regione, prendendo il posto degli USA sempre più rinunciatari nella regione (così come nel resto del mondo) dopo otto anni di Obama. Anzi, una vittoria di Trump renderebbe necessario un controbilanciamento della superpotenza Cinese nella regione dato che il candidato repubblicano sembrerebbe essere poco interessato a tutto ciò che riguarda la politica estera da superpotenza , ai quali però si applica lo stesso ragionamento fatto, con gli ovvi distinguo. 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