Adeus Rio 2016, il Brasile ringrazia?

Alle nove di sera di domenica 21 agosto si sono chiusi a Rio de Janeiro i Giochi della XXXI Olimpiade. La fiamma sacra di Olimpia si è spenta, salutando una edizione dei giochi molto ricca per noi italiani, con il nono posto nel medagliere e ben 10 quarti posti. Lasciamo per un attimo da parte le questioni “alcune medaglie valgono meno di altre” e “un oro è per sempre”. Ma queste Olimpiadi come sono andate? Beh, per il mondo bene. Sono state un bello spettacolo, a livello sportivo si sono visti infranti tanti record, partite avvincenti e sfide all’ultima stoccata o piattello. I Giochi Olimpici di Rio 2016 si inseriscono nella lista dei giochi ben riusciti. Per tutti, però, tranne che per il Brasile.

Come abbiamo già visto in alcuni nostri pezzi del #TBUtalksaboutRio2016, i brasiliani non stanno ottenendo benefici da questa manifestazione. Ma questo in realtà era preventivato, si sapeva che la vita degli abitanti delle favelas non sarebbe mutata, se non per il fatto di vedersi nuovamente ridipinte le baracche di colori sgargianti per ingannare i turisti. Il problema è che si sono rivelate molto poco positive, anzi, un buco nell’acqua, anche per chi dalle Olimpiadi voleva guadagnarci.

Le problematiche organizzative sono state moltissime. Dalla regia internazionale non all’altezza, non abituata a gestire sport extracalcistici, alla famosa piscina dei tuffi, diventata verde, poi grigia, e solo dopo la sostituzione dei filtri, ritornata normale (anche se costruita con tubi di ferro, arrugginiti dopo mezza giornata a contatto con l’acqua). Per la cronaca, nell’altra piscina sono stati versati insieme cloro e perossido di idrogeno, entrambe sostanze che uccidono i microorganismi, ma se usate insieme si annullano. E quindi gli organizzatori hanno dovuto svuotare e riempire nuovamente tutte le vasche, per un ulteriore incremento dei costi. Per non parlare poi dei ritardi nella costruzione delle palazzine del Villaggio Olimpico, dove i lavori sono stati fatti approssimativamente ed in gran fretta, e nonostante questo alcune nazioni sono rimaste senza docce per più di una settimana dopo l’inizio dei giochi.

Ma il più grande fallimento è arrivato da come Rio e tutto il Brasile hanno accolto le Olimpiadi ed i suoi atleti. Rio, ad eccezione delle turistiche Copacabana ed Ipanema, è una città difficile. L’inquinamento è alle stelle e la situazione era simile alla Pechino di otto anni fa, nonostante ci si trovasse nel polmone del Mondo. Gli atleti che si trovavano a gareggiare in acque interne, come per la vela ed il canottaggio, hanno subìto le ripercussioni peggiori. Alcuni di loro, al termine delle gare, sono stati male, ed altri hanno testimoniato come le fognature scarichino direttamente in acqua. Non voglio nemmeno sapere cosa hanno visto pagaiando.

Il traffico poi è infernale: Rio è una città da oltre sei milioni di persone, ma schiacciata tra il mare e le colline. Le strade interne sono strette, e la posizione scelta per il Villaggio Olimpico, a Barra de Tijuca, ha costretto spesso e volentieri atleti e giornalisti a lanciarsi nel traffico cittadino per attraversare la città e raggiungere gli impianti. Superando quartieri malfamati e alle volte rischiando la vita. Non è una esagerazione. Vari giornalisti sono stati aggrediti per aver preso la strada sbagliata, e qualche giorno fa una corriera della stampa è stata bersaglio di colpi d’arma da fuoco (la polizia ha minimizzato, dicendo che si trattava solo di qualche sasso) che hanno infranto i vetri e ferito alcuni giornalisti. Un proiettile ha bucato la tenda da cui la stampa segue le gare di equitazione, mentre un poliziotto è stato ucciso e due suoi colleghi feriti per aver sbagliato strada. Il sindaco di Rio, Eduardo Paes, aveva dichiarato che la città sarebbe stata la più sicura del mondo. Riprova, sarai più fortunato.

In più i costi già alti per raggiungere Rio e per villeggiarci si sono ancor di più innalzati, disincentivando i turisti stranieri ed i supporters a raggiungere il Brasile, distruggendo le stime del Ministero del Turismo brasiliano. Ma il vero problema è che i posti lasciati vuoti dai turisti non sono stati occupati dai brasiliani. Le Olimpiadi, con l’unica enorme eccezione del torneo di calcio, solo quello maschile, sono state disertate dagli abitanti del paese verdeoro.

Questo era il Maracana durante la finale del torneo olimpico di calcio, tra Brasile e Germania.

rio-stadium.jpg

Questo è invece lo stadio olimpico, dove si tengono la maggior parte delle gare di atletica. E al posto di questo potrei mettere la foto di un qualsiasi altro impianto, in un qualsiasi altro momento, per qualsiasi altra gara. Alla vigilia delle gare, si stimava che fossero stati venduti il 58% dei biglietti complessivi, ma se riteniamo questa cifra veritiera, molti acquirenti hanno preferito rimanere a casa. Altri ancora, e le telecamere del mondo lo hanno mostrato, si presentavano allo stadio, vi rimanevano per un’oretta o poco più e poi se ne andavano, lasciando così i loro posti giornalieri vuoti. In alcuni casi a seguire le gare c’erano più giornalisti che spettatori. Certo, le gare di cartello avevano maggiori possibilità di avere risposta dal pubblico, ma ad esempio quando Almaz Ayana ha infranto il record mondiale del 10mila metri, gli spalti da 60mila spettatori dello Stadio Olimpico erano occupati per meno di un quarto.

Le gare all’aperto hanno attirato un pubblico maggiore, ma per lo più curiosi avvicinatisi alle transenne di limitazione del percorso olimpico per curiosità, prima di raggiungere la spiaggia (nei pochi giorni di sole, perchè il clima brasiliano, dall’inverno di solito abbastanza asciutto, ha riservato tanta pioggia agli atleti).

Ma è solo il disinteresse brasiliano nei confronti di tutto-ciò-che-non-è-calcio ad aver causato questi posti vuoti? In realtà in gran parte sì, perchè lo stesso Comitato Olimpico del Brasile aveva preventivato del tempo per far innamorare gli autoctoni di tutti gli sport minori, come lì sono considerati. E non è un caso che cerimonia inaugurale e finale si siano tenute nel Maracanà, dove per tutta l’Olimpiade è rimasto il Fuoco sacro. L’unica altra volta in cui la fiamma di Olimpia non ha accompagnato l’atletica è Melbourne 1956. Se non è una dichiarazione di intenti poco ci manca.

rio bracere olimpico

Un altro motivo delle defezioni sono stati, nei primi giorni di gare, i controlli antiterrorismo, con perquisizioni corporali ad ogni ingresso. Le proteste hanno però sollevato un polverone, e la situazione si è risolta con la polizia che ha smesso di controllare gli ingressi, senza nemmeno dare una controllatina agli zaini che entravano negli impianti. Ulteriore polemica, e ritorno alle lunghe code. La situazione è stata ulteriormente aggravata da una pesantissima carenza di volontari. In moltissimi alle preselezioni hanno dato la loro disponibilità, intascandosi i gadget offerti dall’organizzazione, per poi sparire. Altri sono stati contattati per partecipare, per poi essere dimenticati e non ricevere alcuna spiegazione sui loro compiti.

La terza, grande, causa è il costo dei biglietti, che si è completamente scollato dalla situazione interna del paese. Mentre il Brasile vive la sua più grande crisi economica della storia, causata anche dalle uscite per la preparazione del Mondiale ed aggravata dagli scandali politici e dall’impeachment dell’ormai ex presidente Rousseff, gli organizzatori hanno mantenuto alti i prezzi dei biglietti, a livelli europei. Per l’ultimo anello nello stadio dell’atletica, il prezzo era di 50€, a salire fino a 250€. Lo stipendio medio in Brasile lo scorso anno era di circa mille reais, 400 euro circa. Comprare biglietti costosi per gare che non si vogliono seguire? Obrigado, mas não.

Il sindaco Paes, intervistato anche dalla Gazzetta dello Sport, si è detto soddisfatto. Le infrastrutture nuove, nessuna polemica per la Zika e una bellissima perifrasi come “gli alberghi si sono rivelati sufficienti”. Ovviamente i problemi di sicurezza sono spariti, quelli economici superati. Il comune di Rio ha versato per organizzare queste Olimpiadi 10 miliardi di dollari, dovendo chiedere prestiti a tutti gli stati confinanti e al governo centrale, che di suo ha già dovuto sganciare dinero sonante. Sostanzialmente, le casse del Brasile si sono svuotate e hanno grattato il fondo, per pagare le spese di questi giochi. Tutto in cambio di una risposta a livello di pubblico e sotto forma di turismo che non è arrivata. Unico, piccolo, insignificante problema. Tra due settimane, Rio dovrà ospitare i giochi paralimpici, reduci dall’edizone record di Londra.

E qui si scoprono le magagne. Perchè il Comitato Paralimpico Internazionale ha chiesto a Carlos Nuzman, il presidente del Comitato Olimpico Brasiliano, nonchè principale fautore dei giochi di Rio, di svelare i conti e rendere pubblico come ha speso i soldi, come peraltro gli aveva già ingiunto di fare la giustizia brasiliana. Ma lui tuttora non l’ha fatto. Risultato? La giustizia brasiliana ha impedito allo stato di versare fondi pubblici a Rio 2016, ente privato, sia per i giochi olimpici (ma questi sono già stati versati parecchio tempo fa) che per quelli paralimpici. E dato che ci si aspetta un ulteriore flop di pubblico (ricordate il precedente 58% di biglietti? Ecco, qualche giorno fa eravamo al 12%.) Nuzman ha già detto che i giochi Paralimpici potrebbero non tenersi. Tuoni, lampi, fulmini e saette. Ci troviamo nella situazione in cui il CIO ha scelto il Brasile perchè garantiva il regolare svolgimento dei Giochi, e a metà della manifestazione il Brasile si tira indietro. Non proprio una bella figura per nessuno. Eduardo Paes, il sindaco, si è detto inorridito per la situazione, e per puro amore dello sport ha messo a disposizione dalle casse del municipio tra i 100 ed i 150 milioni di reais (28-40 milioni di euro), casualmente nell’anno di elezioni per il comune di Rio. Soldi che peraltro non possono essere incamerati, proprio perchè soldi pubblici (ma le casse non erano vuote?) e quindi il comune ha impugnato la decisione del tribunale, cercando – senza successo – di ribaltarla. Quindi il comune ha detto di voler investire questi soldi, che non si sa se ci sono, sapendo perfettamente che tanto non avrebbe potuto investirli.

I dirigenti del Comitato Paralimpico vagano disperatamente per il Brasile e per il mondo, cercando sponsor e sovvenzioni, ma finora non hanno trovato fondi sufficienti. Tanto che i sussidi che il CIO versa alle federazioni nazionali per permettere agli atleti di partecipare è in ritardo di settimane, e si stima che se non arriverà entro la fine del mese, molte federazioni non invieranno gli atleti.

Ovviamente non sono previste penalità per chi non riesca a garantire il regolare svolgimento dell’interezza della manifestazione, anche perchè non è mai successo. Il Brasile quindi rischia di indebitarsi ulteriormente per evitare conseguenze pesantissime a livello sportivo. E così, mentre si celebra la fine dei Giochi di Rio 2016, le casse piangono, e la già fragile economia verdeoro rischia di pagare le conseguenze dell’Olimpiade per anni.

Marco Pasquariello 

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