Aprile. Il ct della Nazionale Argentina di Calcio Gerardo Martino stila due liste di preconvocati. Una è per la Copa America del Centenario. L’altra è per il torneo olimpico. La squadra per le Olimpiadi deve essere creata per la maggior parte da Under 23, con la possibilità di chiamare tre fuori quota. La lista per le olimpiadi di Rio comprende 57 giocatori, che entro luglio dovranno essere ridotti a 18.
Luglio. Il raduno della nazionale olimpica viene annullato. Si sarebbero presentati solamente in 12. Il Tata Martino presenta le dimissioni. La federazione si scontra con il comitato olimpico, in un tutti contro tutti che genera solo polemiche e ritardi. La Nazionale albiceleste potrebbe non presentarsi alle olimpiadi.
Ma come si è arrivati a tutto questo? E soprattutto come si è arrivati alla prima partita, esattamente un mese dopo, con la sconfitta con il Portogallo?

A pochi giorni dalla Copa America, l’Argentina appare a tutti come una corazzata. E’ tecnicamente la squadra più forte, ed ha una voglia di rivincita incredibile dopo la finale persa ai rigori esattamente un anno prima. Il Brasile, sostenuto dalle fragili spalle di Neymar, crolla subito ed esce ai gironi. Il Cile sembra stentare. L’Albiceleste è sempre più devastante, perché batte tutti con tre, quattro o cinque reti di scarto. Tutti però tranne il Cile, che ritrova in finale. Signore e signori, siete pregati di raggiungere i vostri posti. Sta per andare in scena lo psicodramma argentino. 0 a 0 in una partita contratta, fatta di contropiedi, ma che in realtà domina l’Argentina, fino ai rigori. Dove Messi sbaglia, e consegna il trofeo al Cile.
Nelle ore immediatamente successive al trionfo di Sampaoli, Sanchez e compagni, la nazionale di Martino si sfalda in mille pezzi. Lionel Messi, il più forte giocatore della storia secondo alcuni, a 29 anni dice addio alla nazionale, dimostrando di non avere il carattere che si addice ad un campione. “Questa è la quarta finale che perdo, evidentemente non fa per me” dice. Alcuni suoi compagni sembrano volerlo seguire. La Federazione punta il dito contro i giocatori e contro l’allenatore, in uno scaricabarile fulminante. In realtà però le polemiche diminuiscono di intensità in pochi giorni. C’è da pensare alle Olimpiadi, che possono essere la revanche per il calcio argentino.
E invece uno dopo l’altro, tutti i grandi nomi dei 57 preconvocati si dichiarano non disponibili a partecipare al torneo olimpico. Infatti per questa competizione non vige la regola per mondiali ed europei, cioè che il club non può rifiutarsi di spedire il proprio tesserato a giocare per la Nazionale. Per le Olimpiadi il club può tranquillamente vietarne la partenza.
Dopo aver stilato la lista dei 57, Martino ne ha scelti 35. Tra questi, giorno dopo giorno, ha dovuto cancellare dei nomi. Paulo Dybala, ad esempio, o Mauro Icardi, ma anche Musacchio del Villareal, Funes Mori dell’Everton e Calleri del San Paolo. Ma sono tantissimi quelli che non hanno accettato la chiamata, per volontà loro o del club. Tanto da arrivare al quattro luglio, giorno di inizio del ritiro, con dodici giocatori, sei meno dei 18 necessari. Apriti cielo.
La notizia si diffonde quando il Tata si presenta negli uffici della federazione con in mano le dimissioni, già firmate ed irrevocabili. Il ritiro viene annullato, mentre si scopre che in realtà la decisione di Martino è stata presa perché questa è l’ultima goccia di una sfilza infinita di tiri mancini della Federcalcio argentina. Perché in realtà da due anni a questa parte la Federcalcio argentina non esiste.
Nel 2014 muore Julio Grondona, il padre padrone del calcio argentino da 35 anni. E da quel momento la Federcalcio non ha più un capo. Diventa presidente ad interim Luis Segura, al termine di una elezione che vede la parità tra lui e il suo concorrente, Tinelli, con trentotto voti a testa nonostante i votanti fossero solo 75. Segura però non riesce sostanzialmente a fare niente, per le lotte di potere interne tra i presidenti di club ed i grandi sponsor. La federazione si blocca, ma continua a consumare denaro. Tanto che a giugno di quest’anno la FIFA è stata costretta a mettere l’AFA sotto amministrazione controllata, scoprendo un buco economico di milioni. Segura è stato sollevato dall’incarico, facendo coincidere la sua gestione con i due anni più bui della nazionale argentina. Al suo posto, diventa presidente ad interim quello che ne era il segretario, Dupilliet, in attesa però di nuove elezioni. L’analisi dei conti da parte dei periti nominati dalla FIFA e dal CONMEBOL fa emergere l’assoluta mancanza di fondi nelle casse della federazione. Alla Copa America l’Argentina è riuscita a partecipare solamente grazie a sponsor e donazioni private, ma alcune pecche organizzative (l’assenza di un albergo, i trasferimenti in corriera) erano già emerse durante lo svolgimento della competizione. Ora però risulta che non ci sono i soldi per le Olimpiadi. Non è rimasto nulla, nemmeno per far mangiare i giocatori.
Werthein, il numero uno dei comitato olimpico argentino, insorge, non scusando però nemmeno il comportamento del ct, ormai dimissionario. E viene fuori che l’AFA non comunica con il COA da più di venti mesi. Che è stato impossibile organizzare l’avventura olimpica insieme e che nessuna comunicazione su nulla riguardante il viaggio e la permanenza dei calciatori argentini in Brasile è stata comunicata.
E intanto i dodici giocatori che si sono presentati al ritiro rimangono senza guida e senza spiegazioni. Di questi dodici, solo tre giocano in Europa (tutti e tre in Spagna, il portiere Rulli alla Real Sociedad e Vietto e Correa all’Atletico Madrid). Gli altri militano in squadre sudamericane tutt’altro che di vertice. Ed ecco come si presenta l’Argentina a tre giorni dalla data finale per ufficializzare le convocazioni. Senza una squadra, senza un allenatore e senza una federazione.
Sarà stata l’unione che si crea nei momenti di difficoltà, o il revanchismo di prima, ma l’Argentina in tre giorni è riuscita a costruire tutto da zero. E’ stato indicato come allenatore Julio Olarticoechea, campione del mondo con l’Argentina di Maradona, già allenatore ad interim (deve essere una cosa che piace, in Argentina) dell’Under 20 e della nazionale femminile. Il neo ct ha fatto le convocazioni, non tenendo conto però dei 12 già giunti in Argentina, e quindi qualcuno di quel pugno di giocatori ha rifatto le valigie ed è tornato a casa. A complicare le cose ancor di più le dichiarazioni di Calleri, attaccante del San Paolo, astro nascente del calcio sudamericano, che ha detto di aver cambiato idea, di essere pronto a partire per le Olimpiadi e che il ct lo ha volutamente ignorato. Poi l’infortunio di Vietto gli ha riaperto le porte della nazionale, ed è partito anche lui.
Favola a lieto fine, dite? Purtroppo la vita non è la Disney, e l’impreparazione si paga. L’Argentina è stata sconfitta due a zero nella prima partita del girone contro il Portogallo, e nella seconda ha rischiato con l’Algeria. Tutto passerà dallo scontro diretto con l’Honduras. Una partita che in qualsiasi altro momento sarebbe apparsa più come una passeggiata, ma che ora è decisiva per un intero sistema calcistico.
Marco Pasquariello