Cosa è successo questa settimana (su The Bottom Up)? #1

In questo venerdì pre-pasquale, dal sapore vagamente vacanziero – sarà anche la primavera che fa capolino, inauguriamo questa nuova piccola rubrica dove, ogni settimana, potrete rileggere gli articoli più interessanti e più letti della settimana. Un’occasione in più per restare aggiornati su quello che succede in Italia e nel mondo. La prima settimana di primavera non può, tuttavia, che cominciare con come quella assemblata da Filippo Batisti. Ci sono le atmosfere oniriche e soleggiate di , la nostra rubrica sportiva, invece si è occupata di raccontare , capace di condurre le Aquile sul tetto d’Italia. Una vita fatta di eccessi e successi conclusasi drammaticamente in una gioielleria di Roma Nord. Restando in ambito sportivo, inaspettatamente l’articolo più letto della settimana è sempre a firma di Marco Pasquariello. è un calciatore francese di origine polacca, nato negli anni 20/30 a Noeux-les-Mines, soltanto grazie al calcio ha potuto riscattarsi da un destino già scritto da minatore. , la rassegna dei documentari di Internazionale. Martedì alle ore 21.15 verrà proiettato , leader del Partito Verde e dell’opposizione al governo colombiano. Il documentario si pone l’ambizioso obiettivo di svelare , quella di chi non ha perso la speranza, di chi lotta contro la corruzione, i narcos e le FARC utilizzando gli strumenti della democrazia partecipativa. Da vedere (dopo aver letto Non solo musica, cinema e sport nella settimana di TBU. Al contrario c’è stato spazio per la (che, per la cronaca, assomiglia sempre di più a Matteo Renzi, camicia bianca compresa), Andrea Zoboli invece si è preso a cuore le vicende delle minoranze interne al Partito Democratico e ha raccolto q . Nonostante le modifiche introdotte anche in seguito a vaste manifestazioni di piazza, nostrano puntando a limitare la discrezionalità dei giudici sui licenziamenti e a ottenere una maggiore flessibilità del mercato del lavoro, soprattutto in uscita. Il fatto che due contesti socio-politici molto differenti come quello italiano e quello francese abbiano partorito delle riforme simili è un chiaro segnale di quanto manchino le alternative al pensiero, ormai unico, di privilegiare la ricerca capitale rispetto alla forza lavoro. Clicca per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)