Al-Namrood: the most metal ever metaled

Al-Namrood: the most metal ever metaled

Cioè, è facile esserlo, sorprendentemente, ma è facile essere ribelli come si era ribelli una volta. su questa band, e ultimamente, visto il casino che è successo a Parigi e visto Come dice Alessio (se ho capito il senso dell’articolo, altrimenti accetto una feroce cazziata), elaborando peraltro semplicemente meglio (e per questo paragone forse la cazziata me la merito) in “Attaccami la Spina” sul suo capolavoro (uno dei miei dischi preferiti, nonostante la sbracatura completa poi accaduta fucceffivamente di Lorenzo Cherubini): “non è la musica che fa la rivoluzione, al massimo può essere una colonna sonora” . Questa cosa mi ha sempre lasciato un po’ perplesso, e penso che Naturalmente, so che la musica non è efficace come altre cose (tipo ammazzare la gente: ricorderei che le due rivoluzioni di maggior successo, quella americana e quella francese, hanno fatto un sacco di morti ammazzati come principale risultato. E adesso grazie al sacrificio di un sacco di persone da entrambi i lati della barricata in entrambe le rivoluzioni in questione abbiamo , e già nel mondo occidentale chi suona black metal è guardato con un certo sospetto dalla gente normale, che forse non ha tutti i torti a guardarlo con sospetto, visto come va in giro il blackster medio, con tutto il bene che voglio ai blackster. In Arabia Saudita, per darvi un’idea, le donne non possono guidare e neanche andare in bicicletta. L’omosessualità è illegale, l’apostasia e l’ateismo sono illegali (e punibili con la morte), Raif Badawi si è preso frustate per questo, come ha scritto su TBU Angela Caporale (voce), i tre membri del gruppo, che usano un’identità segreta ( : solo che i Ghost, pur avendo immaginari simili, non rischiano la condanna a morte), scelgono di suonare la musica rock più brutta, sporca e cattiva di tutte, il black metal, e chiamano il loro gruppo Al-Namrood (ovvero , un tizio che a un certo punto ha lottato contro Capite bene che qualunque gruppo satanista o cosiddetto ribelle europeo diventa risibile in confronto a loro, che sono stati definiti , e anche questo non è scontato: la maggior parte dei musicisti black metal (a parte i super classici, d’accordo) fanno veramente cagare, perché non mancano solo di tecnica (anzi, spesso ne fanno il loro cavallo di battaglia, e questo va benissimo), ma molti di loro hanno perso anche l’immaginazione legata a ciò che il black metal rappresenta (morte, tristezza, le chiese che bruciano e i boschi del Nord Europa), e soprattutto , e soprattutto fanno qualcosa di diverso: i loro pezzi prendono le sonorità black metal classiche e le fondono con quelle mediorientali, producendo un’ammaliante seppur violentissimo miscuglio. Humbaba, che canta (in , quella cosa che può sembrare un ruggito o un rutto a seconda dell’abilità del cantante), fa a brandelli orecchie e cuori dell’ascoltatore, comunicando il dolore e la rabbia di dover vivere nascosti per il semplice fatto di non essere religiosi, tramite testi che fanno riferimento agli antichi del deserto che popolano i miti pre-islamici e che genericamente inneggiano alla liberazione dall’Islam (il che, quantomeno in Arabia Saudita, secondo Mephisto, non accadrà “neanche in un migliaio di anni”). Capite? Una band dell’Arabia Saudita che esprime solidarietà a Parigi per gli attentati di novembre, e un imbecille che, senza probabilmente neanche pensare a che cazzo sta facendo, gli fa notare che usano due pesi e due misure. A loro, che vivono con il rischio costante di venire condannati a morte per la loro musica! La risposta della band è perfetta (anzi, sono anche un po’ deluso dall’assenza di un perculamento che sarebbe stato più che meritato), e ci spiega una cosa (quella che ho iniziato a dire prima, che sicuramente vi siete dimenticati): . Quello che fanno gli Al-Namrood, richiamando le radici più profonde del loro popolo, è vera rivoluzione, vera resistenza, guidata da un coraggio così potente da farci sentire minuscoli. la musica è un’elevazione dell’uomo in quanto animale, ma è soprattutto l’espressione più pura dell’umanità: ci libera dal dolore e accompagna la nostra rabbia Clicca per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)