I migliori album del 2014, ascoltati a cazzo di cane

Sapete, io sono una persona che odia tutto ciò che è sulla bocca di tutti. Niente di tutto questo, intendo dire che, per lo sgomento generale delle persone con cui ho a che fare, nonostante mi piaccia la musica e, . Sì, vedo le bacheche di tutti voi con i gesù personali del momento che emergono da un nulla verso il quale sarebbe bene ricordarsi che tutti prima o poi dovremo tornare. Però – e qui supero a balzoni la sottile linea fra idiosincrasia e . Sarà perché sono sempre stato piuttosto riservato sui miei gusti personali, un po’ perché è un tratto del mio carattere e un po’ perché è difficile spiegare perché a 15 anni ti ascolti In questo si inserisce anche il fatto delle classifiche, fatto che sono impossibilitato a giudicare perché, credetemi, se ascolto più di 4 dischi usciti in uno stesso anno significa che Mogwai hanno dato alle stampe qualcosa (succede tipo ogni anno a partire dal 2008), i R.E.M. si sono riformati, i Low devono pagare la retta della scuola ai due figlioli, Jason Pierce è stato mollato dalla tipa Nick Cave si è svegliato dopo aver sognato di aver intubato Miley Cyrus sulla spiaggia di Wangaratta mentre Blind Jefferson suonava un blues e ha pensato bene di doverlo comunicare al mondo – tutto nel giro di soli dodici mesi! non è successo, comunque sia, ho deciso che per riportare equilibrio nella Forza avrei dovuto e trarne alcune conseguenze. La mia base polemica sarà, un po’ a caso, ma simbolicamente, , gli zebedei non si grattano da soli, ho deciso che Qui un minimo ero informato, in negativo ovviamente, perché ho visto e mi era parso di una tristezza e di un vacuo pazzeschi. Con questo pezzo partiamo male, odo una vocina del piffero col che, come ebbi già modo di dire su questi schermi, per me equivale alla proverbiale campanella dei lebbrosi o a un grande cartello con scritto “Kiss me, I got ebola”. Il pezzo è da club, con tanto di crescendo e . La frasetta del titolo accompagna quasi tutto il pezzo come un mantra e finisce in una doccia di Non sapevo veramente chi o cosa aspettarmi. Il video mi offre un tizio che era indeciso se ispirarsi nella sua a Morrissey, Grimes o Robert Smith dei Cure e, nel dubbio, li ha mischiati tutti e tre. Il pezzo, invece, mi prende assai, perché è una Lo ammetto, mi aspettavo un folkone nordico pallosissimo alla Tjere Nordgarden (sì, il mio cervello fa associazioni veramente originali). E invece sento una roba che vuole che anche per le tigelle col pesto, ma prendiamo una cosa per volta ]) e che mi ricorda a grandi linee la colonna sonora di , più fruttata e con più minori. Si badi, questo è uno dei complimenti più grandi che possa fare a un disco electro-dance. Probabilmente avrò voglia di sentirlo per intero. Questo è l’unico che ho ascoltato per intero, perché ho dei bei (in realtà ) ricordi dei Red House Painters e quindi il buon Mark Kozelek mi ha sempre fatto simpatia, specie per un motivo che ricorderemo qualche posizione più avanti in classifica. Scelgo l’ultima traccia perché, anche se i miei amici trentenni mi hanno detto “buu! Beck lo faceva quarant’anni fa!”, mi è sembrata veramente particolare. Una specie di , con tanto di sovraincisioni di voce nell’ultima strofa, con un tipico testo kozelekkiano che parla di (mi avvalgo del mio lifetime-bonus per usare un’espressione abusata come flusso di coscienza) sostenuto da una batteria imperterrita, in cui il cantato ogni tanto pensa ad alta voce formando una specie di ritornello. Poi si fa più raziocinante, rispetto a un episodio di vita con Ben Gibbard dei Unico pezzo che compare nella prima pagina di youtube, oltre a tremila recensione di youtubers qualsiasi. Gran bel lavoro, ufficio promozione degli Swans! Di loro non so nulla. Schiaccio play e , un qualcosa che farebbe venire voglia di suggerire ai cigni di darsi alla crisi di mezza età riflessiva e piena di risentimento come Kozelek, invece che a far del solo e gracidio di rane. Amo il minimalismo e la tristezza, ma secondo me c’è pochino di interessante, qui. È qualcosa che si vuole proporre come tristone al primo colpo, ma all’interno dell’onda. Il problema di questo album è che ascoltato tutto di fila non riesco a figurarmelo in nessuna occasione della mia vita (e non è che di lavoro io faccia il Teletubbie, quindi non mancherebbero occasioni noiose). Monocorde. , ma, ciononostante, se ricordate la mia fobia da classici, non ho niente di suo. In giro ho sentito dire che è stato un delusone, questo Syro, e io, proprio perché ci tengo, ammetto di non avere gli strumenti culturali per giudicarlo bene. ho la netta impressione che è il pezzo di qualcuno a cui non gliene frega un cazzo di dimostrare qualcosa, ma , magari anche per dimostrare che bisogna continuare ad avere rispetto per lui. e, santo graal, questo è il modo di campionare e smanettare le voci: basta , per l’amore del cielo! Bisogna resuscitare un mostro degli anni ’90 come lui per fartelo capire, James Blake, Jon Hopkins, Chiunque Faccia Elettronica da Due Anni a Questa Parte? In ogni caso, Come un messaggio pieno di insulti mi ha fatto notare, quelle che ho linkato sono dei , dato che Aphex nostro non ha pensato di lasciare che le genti mettessero i suoi pezzi su Youtube ( che è rimasto ai ’90) in compenso un sacco di gente ha caricato un sacco di merda falsa. Bene, ho ascoltato quello vero e, sostanzialmente, si diverte a fare quel che fa & non usa il pitch shift. , visto che usa una specie di chorus-flangerato che nel 2014 francamente non si può sentire. Fino al ’93 era tipo legalizzato, ma comunque, tornando a parlare in generale, mi sembra un disco d’epoca. Se avete nostalgie di robe di cui è difficile avere nostalgia, accomodatevi , è fatto piuttosto bene. Ecco, forse ha fatto bene Mark Kozelek a cacciargli un merdone assurdo e che sembrava veramente la mania di un suonatore di chitarrina di mezz’età, dedicando loro una “ Sapevo poco di questa ragazza, a parte che è apprezzatissima dalla critica e che è una femminista vera. Ascolto e penso, in ordine cronologico, . Ovviamente, risciacquato in elettronica. Abbiamo basi con rumoretti non convenzionali (più black e meno sognanti rispetto a Grimes), ma su cui si posa un impianto vocale per niente eclettico, mi pare, al netto dell’esecuzione e dell’estensione assolutamente impressionanti. Il singolo Two Weeks ha delle belle punte emozionali, che mi pare manchino altrove. Non mi fa voglia di approfondire. Boh regaz, che vi devo dire, sono due rappusi neri e incazzatissimi. Avranno i loro motivi. Bene, se devo fare un bilancio, in fin della fiera non credo di essermi perso gran che ad aver ascoltato tutto questo ben d’Iddio in una botta sola alla fine dell’anno. Ora scusate, ma devo correre ad ascoltarmi per la settecentesima volta