E’ proprio quest’ultimo passaggio a configurare in maniera del tutto originale ed innovativa la norma europea, costituendo così un precedente positivo a livello internazionale nonché uno stimolo agli stati membri ad aggiornare le proprie legislazioni nazionali in modo da garantire efficacemente i diritti previsti dalla carta e dal resto della normativa internazionale sul tema.
L’effettiva applicazione della Carta di Nizza non viene controllata soltanto a livello istituzionale, ma al proposito è fondamentale il ruolo svolto da alcune Ong, in particolare quelle che hanno visto riconosciuto lo status consultivo presso le Nazioni Unite.
Tra di esse, per quanto riguarda il tema delle discriminazioni per via delle inclinazioni sessuali, è particolarmente attiva ILGA Europe (International Lesbian and Gay Association), una rete che collega oltre 400 associazioni di omosessuali in tutto il mondo. L’ILGA ha recente pubblicato il suo Annual Review, un rapporto annuale che analizza l’implementazione dei principali diritti umani riconosciuti dal diritto internazionale in riferimento alle comunità parte del network. Il rapporto analizza prima le istituzioni
L’analisi della situazione dei vari stati membri tiene in considerazione diversi criteri tra i quali l’accesso a beni e servizi, le informazioni riguardo alla concessione dello status di rifugiato, i processi per violenza fisica e verbale, l’educazione e la salute, le condizioni di lavoro, l’eguaglianza e il livello di non-discriminazione, l’opinione pubblica, la garanzia delle libertà fondamentali, l’implementazione dei diritti e la politica estera.
I paesi nei quali il livello di rispetto e garanzia dei diritti è più alto sono il Regno Unito, il Belgio e la Norvegia: cattive notizie, invece, per l‘Italia che registra un alto tasso di discriminazione, intolleranza, razzismo ed omofobia piazzandosi al 36° posto della classifica stilata dall’ILGA tra Bosnia e Bulgaria. Il rapporto registra dei miglioramenti in termini di equità dovuti principalmente all’attività giudiziaria piuttosto che a quella legislativa. L’ILGA registra un atteggiamento particolarmente cauto della classe dirigenziale italiana: pare che la politica ponga ancora ostacoli e resistenze all’adozione di leggi in favore dell’equiparazione del valore legale delle unioni e altri diritti che restano, quindi, soltanto garantiti formalmente, ma ben lungi da un pieno raggiungimento di una piena eguaglianza sostanziale.