Indagare “La sostanza del male”, giallo di Luca D’Andrea

: gerani prosperosi che tracimano dalle fioriere, slanciate torri dolomitiche, prati pettinati e mucche infiocchettate, speck profumati e laghetti di montagna incastonati nel verde-più-verde-che-c’è. Ecco, ora inserite in questo idillio un corpo estraneo, un , per l’esattezza) e fermatosi qui solo in virtù di una parentela. Fategli fare il suo lavoro, cioè , e costringetelo a una permanenza forzata al paese per potersi riprendere dalla tragedia. Avete ottenuto un potenziale , che già di per sé basterebbe a sostenere un bel romanzo sulle periferie esterofile del nord Italia. (“sindrome del sopravvissuto”, mi dicono si chiami), è appena mitigata dal suo essere il genero di un personaggio rispettato da tutta la comunità: , il fondatore del Soccorso Alpino Dolomiti. Ciò nonostante, il nostro protagonista viene irrimediabilmente percepito come un , Siebenhoch, adagiato ai piedi del Corno Bianco e a due passi dalla terribile gola del Bletterbach (questa sì esistente, come ho scoperto con una certa sorpresa). Come se non bastasse, dopo l’incidente il nostro – quasi per caso – scopre che nel , una mattanza in cui sono stati fatti letteralmente a pezzi tre giovani della zona, che avevano deciso di fare un’escursione, incuranti del maltempo previsto che sarebbe sfociato in una terribile tempesta. Il colpevole non è mai stato scoperto. , o di solidarietà di branco: nessuno sembra minimamente propenso ad aiutarlo, da un lato per una forma di reticenza (il solito “meglio dimenticare”), dall’altro per la paura dello sciacallaggio mediatico che il regista di documentari potrebbe provocare se venisse a conoscenza di tutta la storia. L’intero villaggio sembra essere, sotto l’impeccabile apparenza linda e serena, pieno di segreti, lotte, odi inconfessati, una , la gola maledetta, il canyon che sprofonda fino a toccare gli strati di terreno formatisi nel permiano, trecento milioni di anni fa. Nel Bletterbach da tempo immemore si amministra la : nei secoli dell’inquisizione le streghe vengono portate lì, e lasciate a morire, così come gli assassini, i ladri, i traditori. La miniera che vi sorge crolla rovinosamente negli anni venti, contribuendo ad aumentare la fama sinistra del luogo. Il Bletterbach, con il suo inoltrarsi verso il profondo e verso il passato, diventa per il protagonista una sorta di pericolosamente vicina alla follia: a nulla valgono i tentativi di Werner di dissuaderlo dal continuare le indagini, il , in contrasto con una certa produzione di thriller che privilegia unicamente l’azione, dimenticandosi spesso della contemplazione. Uno splendido e perfettamente cesellato Click to share on Facebook (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per inviare l’articolo via mail ad un amico (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)