Balolè, the Golden Wolf: la forza dell’unione.

Balolè, the Golden Wolf: la forza dell’unione.

“… e come schiavo della LeQuint Dickey Mining Company, da adesso in poi, fin quando morirai, ogni giorno, per tutto il giorno non farai che alzare e abbassare una mazza, trasformando grandi sassi, in piccoli sassi.” , è una rappresentazione visiva concretissima del destino che il vecchio Stephen (Samuel L. Jackson) aveva pianificato per Django (Jamie Foxx), nel film di Tarantino. Film previsto dal programma online del A distanza di pochi anni dall’insurrezione popolare che ha rovesciato il regime di nel 2014, i lavoratori di una miniera di granito di Ouagadougou, capitale dello Stato africano, si stanno organizzando per ribellarsi allo sfruttamento a cui sono sottoposti da parte di intermediari che vendono ai clienti la ghiaia prodotta, trattenendo gran parte del profitto. Tramite l’associazionismo, i lavoratori riescono ad ottenere condizioni migliori, riuscendo ad aggirare il monopolio degli intermediari. La cava è un simbolo che va oltre il luogo di lavoro: è un buco non solo nella sua conformazione fisica, ma anche da un punto di vista formale. Si tratta di un territorio non registrato e non presente nei registri del demanio , nascosto alla vista della città da un campo militare e da uffici statali. Il proprietario precedente l’ha abbandonata al termine della concessione e, nel presente del documentario, è diventata un bene comune in cui i liberi lavoratori producono ghiaia di granito da vendere ai clienti. Uomini, donne e bambini, invisibili a tutti, che ogni giorno, per tutto il giorno, alzano e abbassano una mazza, trasformando grandi sassi in piccoli sassi. L’opera di Boro è scandita dal picchiare delle mazze sulle pietre, che accompagnano le testimonianze, i momenti di riunione sindacale e le conversazioni private. Un interminabile lavoro, insalubre, faticoso, alienante, che però contribuisce a convogliare gli sforzi e le energie dei lavoratori a costruire qualcosa di migliore, partendo da una consapevolezza: se è stato possibile rovesciare un regime, è possibile anche conquistare i propri diritti sul lavoro. è permeata di questa energia positiva che ribolle, e da ciò che la alimenta: la consapevolezza dei propri mezzi e delle proprie condizioni. La seconda metà dell’opera racconta l’evoluzione della vita nella cava a due anni di distanza. L’associazione sindacale ha dato i suoi frutti, i lavoratori hanno saputo far valere i propri diritti e, organizzandosi, hanno migliorato le proprie condizioni economiche, a tal punto che i ragazzi, prima impegnati nella cava tutti i giorni, possono ora andare a scuola, riducendo molto il loro tempo di lavoro: la scuola è la loro speranza per il futuro. La salute si prende il palcoscenico, e sottolinea in maniera evidente la precarietà che i lavoratori vivono. Chi, bloccato dal mal di schiena, si considera in una sorta di coma, inutile alla sua famiglia e in attesa della sua ora, nonostante la giovane età; chi invece, a seguito di problemi respiratori dovuti a polvere e fumi della cava, non riesce ad essere d’aiuto all’associazione. La forza di una popolazione che prima ha saputo mettere un punto alle pretese di un dittatore che non li considerava , e che poi, forti di queste conquiste, non si sono accontentati, iniziando a conquistarsi, centimetro dopo centimetro, tutti i loro diritti. “Perciò, non dobbiamo essere compatiti, accettiamo solo una rispettosa benevolenza. Meritiamo rispetto.” è un’opera bellissima visivamente e importante per gli argomenti che affronta, che ribadisce ancora una volta la necessità di organizzarsi, di unirsi e di comunicare, perché i problemi di ognuno diventino problemi di tutti, e come tali vengano affrontati.