L’assente cooperazione internazionale tra coronavirus e violazione dei diritti umani

, ogni Paese pare adottare soluzioni di diverso grado e misura, in contrasto con un’epoca in cui i fenomeni difficilmente possono essere circoscritti a determinate aree geografiche e in cui, date le circostanze, . L’Italia in questi giorni sta facendo i conti con l’#iorestoacasa, lo slogan lanciato a seguito del Decreto Ministeriale annunciato dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte la sera del 9 marzo . Proprio tra le righe di queste disposizioni emergenziali e del nuovo , si può leggere il vuoto di garanzie e tutele, assenti già da molto prima dell’espandersi del virus. ; dai precari siti dei terremotati, ai soggetti vittime di abusi e violenza domestica. A queste realtà si somma quella di , tutt’oggi operativi perché facenti parte di quelle attività produttive considerate essenziali. E poi ci sono loro: i che approdano sulle coste del Mediterraneo con barconi di fortuna, da cui l’opinione pubblica ha distolto l’attenzione da quando il virus ha colpito i turisti delle grandi navi da crociera, dimenticando il La quantomai necessaria chiamata ad un intervento europeo e internazionale trova nella tragica Dopo la prima apertura delle frontiere da parte della Turchia e l’annuncio di sospensione del diritto d’asilo da parte della Grecia, il solo scenario di è sufficiente a testimoniare le disumane condizioni in cui sono costretti a sopravvivere i rifugiati. 42.000 i richiedenti asilo nei cinque hotspot presenti sulle isole greche , in uno stato di illegittima detenzione e d’inadeguato sistema di accoglienza. Il grave ; a questi si aggiungono gli incendi dolosi, i tentativi di intimidazione e le violenti percosse che gli operatori di diverse ONG hanno subito da parte di gruppi di neofascisti. E mentre la . Date le circostanze in cui i migranti sono costretti, stipati in tende fatiscenti, tra cumuli di immondizia e fogne a cielo aperto, la minaccia del virus è quantomai reale. , coordinatore medico di MSF in Grecia, le misure raccomandate per prevenire il contagio, di disinfezione di acque e superfici, pulizia personale e mantenimento della debita distanza sociale, risultano impraticabili. A destare preoccupazioni, oltre all’ , vi sono anche le misure adottate dalla nuova dirigenza conservatrice di Atene, che limitano l’ accesso al servizio sanitario greco soltanto a coloro in possesso di tutti i documenti in regola , da cui restano imprecisate le implicazioni che tale disposizione avrà per i profughi rinchiusi nei campi delle isole. Nel tentativo di denunciare l’attuale stato delle cose, stanno circolando un numero sempre più considerevole di video, come il realizzato dalla giornalista Francesca Mannocchi e dal fotografo Alessio Romenzi, trasmesso su Propagandalive venerdì 13 marzo. lanciate da diverse reti di associazioni e gruppi informali, tra cui vale la pena citare la campagna che dall’ottobre del 2019 è impegnata a promuovere solidarietà e libertà di movimento nelle isole dell’Egeo e lungo la rotta balcanica. Proprio in questi giorni si è aggiunta la voce di 21 organizzazioni umanitarie che hanno sottoscritto un Con la politica della deterrenza finora adottata dal governo di Atene, il crescente timore degli abitanti locali e le azioni intimidatorie da parte delle estreme destre, come il video-giornalista Michael Trammer segnala in un’ Per contrastare l’incuria e il degrado di un simile panorama, il costante e sempre più diffuso impegno di attori singoli e associati tuttavia non basta. Con l’incombente minaccia del virus, sebbene alcuni paesi si siano impegnati a Con il Covid-19 paiono essersi rotti gli argini che contenevano tutte le contraddizioni e gli atteggiamenti omertosi su scala planetaria. Lo stato d’emergenza necessita di un piano integrato e di una rivalutazione delle politiche tese alla prevenzione e alla garanzia dei diritti umani. Solo facendo i conti con la crisi umanitaria in corso e attraverso la cooperazione internazionale sarà possibile contenere un’epidemia che è per sua natura estranea a qualsiasi confine.