Le donne nelle piantagioni di caffè: il fotoreportage “Colombia caffè”

Le donne nelle piantagioni di caffè: il fotoreportage “Colombia caffè”

, una piccola comunità di donne impegnate nella lotta contro l’acquisto dei terreni da parte dei giganti delle multinazionali a Mistratò, zona pacifica di piantagioni di caffè e banane in Colombia. “Colombia Caffè”. Da dove nasce l’idea del progetto? Perché hai scelto di mettere in mostra la produzione del caffè? L’idea è nata un po’ per caso: mi trovavo in Colombia, per un tour di 20 giorni tra le maggiori città e , permettendoti la fotografia di lavorare in qualsiasi occasione, ho cominciato ad immaginare quello che poi sarebbe diventato quando mi sono ritrovato in una zona vicino al famoso triangolo della produzione di caffè colombiano. , nella zona pacifica della Colombia, a 100-150 km da Salento, , vicina anche alla Valle di Cocora, quella che si vede sulle banconote dei ciprios colombianos. Il lavoro ha cominciato a prendere forma quando ho conosciuto una e mi ha accompagnato durante il viaggio. La mia intenzione era quella di raccontare le e fatalità ha voluto che mi trovassi proprio all’interno di una comunità di che in maniera indipendente cerca di mantenere i propri territori o di continuare a lavorare al di fuori delle leggi delle multinazionali , che in quella zona la fanno da padrone. All’interno di questa piccola realtà si trova a sua volta una comunità più piccola di donne, la cosiddetta che negli ultimi anni è riuscita ad acquisire un ruolo sempre più di spicco. In un ambiente tradizionalmente maschile, oggi la figura femminile sta acquisendo Parlaci del progetto fotografico e del viaggio che hai intrapreso per realizzarlo. . Una volta messa a fuoco la storia, sono entrato nella piantagione di caffè grazie alla mia nuova guida, come si vede anche nella proiezione, e ho iniziato ad osservare sia la produzione del caffè che il lavoro svolto dalla : come interagisce con l’associazione degli agricoltori e perché è necessaria. in un Paese dove moltissimi dei territori sono controllati da imprese multinazionali, concentrate esclusivamente sulla produzione massiva. Questa microsocietà, al contrario, cerca di essere indipendente e di mantenere l’originalità della propria produzione Immortalando i momenti più significativi di queste comunità, quali messaggi e riflessioni desideri suscitare? A chi lo vuoi rivolgere? , in particolare per quanto riguarda il ruolo sociale della figura femminile in queste tematiche. Ho dunque deciso di descrivere una sotto realtà che faccia da prisma per questioni più generali: il combattere contro un sistema totalmente orientato alla grande produzione, il mediare su un certo tipo di produzione e su un certo tipo di richieste da parte del mercato, e soprattutto il difendere e l’evitare la perdita dei propri diritti. Quindi, questo lavoro è destinato a tutti coloro che sono interessati a saperne di più: lavoro del giornalista non dovrebbe avere una direzione scelta a priori, ma dovrebbe cercare di ampliare il più possibile la propria utenza. A mio parere, il lavoro etico del giornalista è proprio quello di rendere pubblico ad una ‘platea’ più ampia possibile una certa storia, un certo argomento. Alla fine, l’interesse lo decide lo spettatore, l’utente finale stesso, colui che legge. Appunto, solitamente leggiamo libri e articoli, o vediamo documentari, sulla produzione del caffè. Che valore aggiunto ha l’utilizzo del mezzo fotografico per un racconto di questo tipo? , racconto storie attraverso essa. La fotografia, come i video, i multimediali, come l’utilizzo delle immagini in generale, è . Questo per dire che non vedo molta differenza tra l’utilizzo di un documentario video e un documentario fotografico. Sempre e comunque di documentario si parla. . Il mio scopo è quello di dare il tempo all’utente finale, a chi guarda le immagini, di prendersi il proprio tempo per visionare il mio lavoro. Con il video hai in qualche modo un tempo limitato dal filmato stesso, per immaginarti e immergerti all’interno della tematica. E lo stesso vale per la scrittura. A mio parere, invece, la fotografia per visionare una singola o una serie di immagini, sia esso 10 secondi o anche per due minuti, a seconda di Che emozione ti provoca pensare di portare le tue fotografie sul grande schermo? Conosco Terra di Tutti Film da quando sono giunto a Bologna, quindi parliamo di almeno 10 anni, e il fatto che mi abbiano chiesto di esporre un mio lavoro per la 13° edizione è sicuramente un onore e un piacere. Valore aggiunto sta anche nel fatto che è . Una nuova esperienza per me che sono abituato a vedere il mio lavoro stampato sui giornali o in mostre fotografiche. Sicuramente