Nel mese di giugno 2022, Andrea Prudente, turista statunitense incinta di 16 settimane, si trovava in vacanza a Malta quando ha rischiato la vita per una prematura rottura delle acque e una forte emorragia. Per salvarsi, Prudente aveva bisogno d’interrompere la gravidanza, una pratica vietata nel Paese. Dopo giorni di agonia, il trasferimento di Prudente a Palma di Maiorca e l’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) hanno salvato la vita della donna. La storia è stata ripresa dalle maggiori testate giornalistiche internazionali, mettendo sotto i riflettori Malta e le sue politiche antiabortiste.
Il caso di Malta
Tra i 27 Paesi membri dell’Unione europea, Malta è lo stato con la legislazione più restrittiva in materia d’IVG. Secondo gli articoli 241 e 243 del Codice penale, l’aborto è un crimine e la sua attuazione può comportare fino a tre anni di prigione per la donna che ne fa ricorso e quattro per il medico operante. Anche in caso di stupro, di malformazione del feto o di pericolo di morte della donna, il diritto all’aborto non è consentito. L’IVG è vietata in ogni situazione.
Dietro questa legge risalente al 1854, si cela una morale cristiana radicata nei rapporti sociali e politici dell’isola. Non a caso, secondo l’ultimo sondaggio di Malta Today, il 61,8% della popolazione è contraria alla depenalizzazione dell’IVG. I giovani tra i 16 e i 35 anni si dicono sempre più a favore di una decriminalizzazione della pratica, ma per il momento la percentuale di antiabortisti resta schiacciante. Proprio su questa maggioranza si basa la visione politica in materia di diritto all’aborto condivisa sia dal partito di maggioranza, il partito laburista, sia dal partito all’opposizione, il partito nazionalista. Il primo non si espone apertamente sulla questione per evitare di contrariare l’elettorato, mentre il secondo supporta fortemente posizioni anti-IVG e l’operato dei gruppi pro-life (pro-vita).
Malgrado la politica istituzionale sia ostile alla depenalizzazione dell’aborto, dalla società civile maltese si alzano voci e richieste da parte delle persone pro-choice (pro-scelta), che considerano l’IVG un diritto riproduttivo da garantire a prescindere dall’opinione degli elettori. Proprio lo scorso 15 giugno, 135 dottori della ONG Doctors for Choice hanno presentato una petizione legale per depenalizzare l’aborto e decine di questi si sono appostati davanti il Tribunale nazionale a Valletta per attirare l’attenzione sul caso Prudente.

I gruppi pro-choice a Malta: tra informazione e supporto pratico
Il panorama pro-choice a Malta è abbastanza eterogeneo. Ai singoli attivisti si aggiungono gruppi più o meno strutturati di professionisti. Organizzazioni di medici e ginecologi come Doctors for Choice, movimenti di sinistra come Moviment Graffiti, gruppi che si occupano di migrazione e integrazione come Integra Foundation, realtà femministe come Women’s Rights Foundation sono riuniti nella coalizione di Voice For Choice. Dal 2019, questo gruppo unisce i diversi movimenti e le organizzazioni pro-IVG partendo da un principio comune: l’aborto è un diritto umano.
“È una campagna continua”, spiega in un’intervista a The Bottom Up Aleksander Dimitrijevic, della coalizione Voice For Choice. “Organizziamo proteste e celebrazioni come quella in occasione della giornata mondiale dell’aborto sicuro del 28 settembre. Inoltre, due dei nostri membri, tra cui Doctors For Choice e Women’s Rights Foundation, hanno da poco creato il Family Planning Advisory Service (FPAS), un centro che offre informazioni medico-scientifico sulla salute sessuale e riproduttiva, nonché consigli su come accedere a un aborto sicuro”. Non solo proteste e presidi davanti alle istituzioni, Voice for Choice combina il supporto pratico alla divulgazione scientifica sulla scia dei Centri d’informazione sulla sterilizzazione e l’aborto dell’Italia prima della legge 194, all’inizio degli anni 70. Il sito dell’FPAS, infatti, è chiarissimo sui passaggi necessari per procurarsi pillole abortive sicure, come usarle, a chi rivolgersi in caso di problemi ed eventualmente quali cliniche contattare per avere un’IVG medica all’estero. Una praticità anche dettata dalla pandemia, come ci spiega Aleksander Dimitrijevic. “Il Covid-19 ha avuto un impatto molto forte soprattutto nel 2020, quando gli aeroporti erano chiusi. Le donne che normalmente sarebbero dovuto andare all’estero per avere un’IVG non potevano farlo, quindi hanno dovuto comprare pillole online. Per questo le abbiamo aiutate con il nostro servizio FPAS riconducendole a fornitori sicuri”.
A questo si aggiunge il ruolo educativo di Voice for Choice che con i suoi materiali relativi a contraccettivi, attività sessuale e interruzione di gravidanza, mira a colmare un vuoto, spesso riempito da informazioni inesatte diffuse dai gruppi pro-life. “La disinformazione gioca un ruolo importante in materia di diritti riproduttivi e sessuali a Malta”, continua Dimitrijevic. “In questo Paese c’è una grande mancanza di conoscenza in materia di sessualità, riproduzione e diritti, e a questa si aggiungono le fake news diffuse dai gruppi antiabortisti sia online che offline”. Tra queste notizie false troviamo propaganda sulla correlazione tra IVG e cancro, post che affermano che l’aborto non è mai medicalmente necessario per salvare la vita di una donna e video di bambini, etichettati come il risultato di un aborto.
Donne e militanti pro-choice sotto attacco
Come spesso accade in epoca di post-vertà, il passo tra disinformazione e odio è breve. “I nostri attivisti hanno ricevuto numerose minacce di morte”, spiega Aleksander Dimitrijevic. “Stiamo ancora aspettando che i casi denunciati vengano portati in tribunale. Recentemente un gruppo di estrema destra maltese ha denunciato tutti i nostri collaboratori della FPAS alla polizia con l’accusa di aver infranto le norme sull’aborto, chiedendo dunque l’apertura di un’inchiesta. Per il momento nessun caso è stato aperto”.
E l’odio non si limita certo agli attivisti pro-choice, ma si espande verso coloro che scelgono di avere un’IVG. “Non è che puoi fare un sacco di sesso e poi essere sorpresa quando rimani incinta. Fare sesso crea bambini. Tuo figlio non dovrebbe morire perché hai ignorato tutto ciò.” Ecco il tweet dell’autrice statunitense Abby Jhonson, che accoglie l’utente nella pagina Facebook di Pro-life Malta, uno dei tanti gruppi antiabortisti maltesi. A questa narrativa colpevolizzante si aggiungono poi le intimidazioni come quelle ricevute da Andrea Prudente in chat privata durante i giorni nell’ospedale maltese. Prudente ha infatti confidato al The Guardian di essere stata contattata da gruppi pro-life, che cercavano di convincerla a non portare a termine la gravidanza in nome di un miracolo.

L’Unione europea e l’IVG: una partita da giocare in casa
Considerando le posizioni anti-abortiste della maggioranza dei cittadini maltesi, l’assenza di opinione del partito al governo e le posizioni pro-life dell’opposizione, gli attivisti pro-choice potrebbero contare sul ruolo dell’Unione Europea per cambiare la situazione.
Per il momento, Malta è legittimata dal protocollo 7 dell’atto relativo alle condizioni di adesione all’Unione europea del 2003 a legiferare sull’aborto come meglio crede, dal momento che le politiche di salute e riproduzione sessuale sono in mano ai singoli Stati. In seguito al caso di Andrea Prudente e l’annullamento di Roe vs Wade negli Stati Uniti, però, qualcosa si è mosso. Lo scorso 7 luglio, il Parlamento di Strasburgo ha votato a favore dell’inserimento del diritto all’aborto sicuro e legale nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, un testo giuridico le cui disposizioni devono essere obbligatoriamente attuate dagli Stati ratificanti, tra cui Malta. Una vittoria per i militanti pro-choice verrebbe da dire. Ma la questione è più complessa di quello che sembra. Per inserire il diritto all’IVG, la proposta deve essere votata all’unanimità dal Consiglio europeo, un organo composto dai capi di stato e di governo degli stati membri, inclusi dunque i rappresentanti politici maltesi contrari all’IVG.
“La pressione dell’Unione europea aiuta, ma non servirà a Malta per cambiare le sue leggi”, spiega Aleksander Dimitrijevic. “Con le clausole del trattato di adesione, l’UE ha voltato la schiena ai diritti delle donne maltesi. La legge sull’aborto dev’essere cambiata localmente”.
Alice Carnevali
Fonte foto di copertina: Voice For Choice
In Brasile c’è (credo) l’unico partito socialista al mondo che non fiata sulla questione aborto.
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