Sabatino Schroffenegger fiorentina calcio

I diritti nel calcio femminile: l’esperienza di Katja Schroffenegger e Daniela Sabatino

Seconda parte di un approfondimento dedicato allo stato del calcio femminile in Italia. Potete leggere la prima parte qui.

Negli ultimi anni in Italia l’importanza del calcio femminile è cresciuta sempre di più, raggiungendo una notevole rilevanza anche a livello mediatico. Secondo i dati della FIGC, infatti, nella stagione del 2008/2009 le giocatrici tesserate erano 18.854, mentre nella stagione 2018/2019 si è arrivati a 27.644, con un aumento del 46.6% nel giro di dieci anni. Inoltre, secondo la decisione della Figc, a partire dalla stagione 2022/2023 il calcio femminile passerà da sport dilettantistico a sport professionistico. Lo straordinario evento dei Mondiali di calcio disputati in Francia nel 2019 ha attirato l’attenzione di circa 24,9 milioni di persone in Italia, incidendo positivamente sulla considerazione e sulla visibilità del movimento tra il pubblico. Come ha dichiarato a The Bottom Up Katja Schroffenegger, portiere della Fiorentina e della nazionale italiana, “c’è ancora un grosso margine di crescita, però il passo iniziale è stato fatto e questo per noi è importante”.

Il calcio femminile 20 anni fa

Schroffenegger, raccontandoci la sua esperienza personale, fa emergere alcune difficoltà riscontrate nel corso della sua carriera. “All’età di 6 anni ho iniziato a giocare in una squadra di un quartiere di Bolzano, e per 7 anni ho fatto parte di una squadra maschile. Essendo l’unica ragazzina della squadra, sicuramente c’erano diversi pregiudizi nei miei confronti, soprattutto dall’esterno, e crescendo si sono aggiunte alcune complessità, per esempio l’utilizzo degli spogliatoi, ma devo ammettere che i miei compagni mi consideravano una di loro e mi rispettavano per le mie qualità in campo. Col crescere dell’età, però, vedevo che i ragazzi avevano più opportunità di me, potevano andare a giocare in squadre più forti, fare le selezioni e giocare nelle rappresentative, mentre per me, in quanto ragazza, era una lotta. Una volta entrata nel calcio femminile, ho capito che era un modo completamente diverso: era tutto più difficile a livello di infrastrutture, di sponsor. Anche il semplice essere riconosciuta come una vera calciatrice non era scontato”. 

Schroffenegger vanta anche un’esperienza nel calcio femminile tedesco, in un campionato che soprattutto dieci anni fa poteva contare su una reputazione notevole. “Le differenze con il campionato italiano erano grandissime, a partire dalla qualità delle infrastrutture e dei contratti che ti tutelavano, almeno in parte, garantendoti per esempio assicurazioni infortunistiche, cose che fanno la differenza nella vita quotidiana. Di conseguenza anche il livello di gioco era più elevato. Non bisogna però pensare che all’estero sia tutto rose e fiori; sono ancora pochi i club in cui le calciatrici sono solo calciatrici. Io, per esempio, ho sempre studiato e lavorato mentre giocavo”.

Schroffeneger portiere fiorentina
Foto di ACF Fiorentina

Anche nella lunga carriera di Daniela Sabatino, attaccante della Fiorentina e della nazionale italiana, non sono mancati pregiudizi e tabù da sfatare, ma come lei stessa ci racconta, “ho sempre fatto parlare il campo, sin da piccola, e dopo la partita si ricredevano tutti. Inoltre, aver giocato con i maschi sicuramente mi ha aiutata perché mi sono confrontata con persone fisicamente più forti di me”. Sabatino a 14 anni è riuscita a fare un provino per l’Ascoli Piceno ed esordire in serie A: “arrivata nella squadra femminile non ho avuto difficoltà, ma la gente ancora non credeva che fossimo una vera e propria squadra di calcio. Ci facevano domande banali come “il campo è lo stesso?”, “ci sono le stesse porte?”.”

L’avvento delle squadre maschili

Nel giugno 2015 la FIGC ha emanato la delibera 365/L secondo cui le società del calcio professionistico possono acquisire il titolo sportivo di società del calcio femminile con l’obiettivo di incentivare la crescita qualitativa e l’incremento numerico delle tesserate, delle società e delle squadre partecipanti ai diversi campionati.

Nello stesso anno, ha previsto anche una serie di norme nel sistema di licenze nazionali per le squadre di Seria A maschile, tutt’ora valide, al fine di promuovere l’attività e favorire lo sviluppo del calcio femminile. Le società di Serie A devono così avere un totale di 40 calciatrici tesserate Under 12, devono partecipare al Campionato Giovanissimi e al Campionato Allievi con almeno una squadra di calcio femminile. “Questa norma è stata fondamentale per la nostra crescita, per la crescita del calcio femminile in generale, perché le ragazzine ora hanno accesso infrastrutture migliori. Ad esempio ora le ragazze della Primavera lavorano anche in palestra e hanno un fisioterapista, tutte cose impensabili per noi venti anni fa”, commenta Schroffenegger. “E’ tutto in crescita e i club maschili stanno dando una grande mano investendo sia nelle squadre giovanili sia nella prima squadra”. 

L’ingresso dei club professionistici maschili nel campionato di Serie A femminile ha permesso un significativo miglioramento nelle condizioni di gioco delle calciatrici. Anche il livello del campionato si è alzato: “Ora ci si inizia a sentire una vera e propria calciatrice, con orari di lavoro precisi, un riposo adeguato, figure come fisioterapisti e nutrizionisti che garantiscono una preparazione a 360°”.

Anche per Sabatino questa crescita è stata fondamentale: “In questo modo hai la possibilità di pensare solamente al campo, cosa che un calciatore deve fare. Ora, in confronto a 20 anni fa, le strutture sono sicuramente migliori, abbiamo tutto a disposizione: staff medico, preparatore, allenatori e magazzinieri che non ci fanno mancare nulla. A Firenze abbiamo anche la possibilità di avere vitto e non è poco. Col tempo sono migliorate tante cose e spero si arriverà finalmente al professionismo: è ora che dopo tutti questi sacrifici ci venga riconosciuto lo status di professioniste”.  

Sabatino attaccante fiorentina calcio
Foto di ACF Fiorentina

Cosa cambia con il riconoscimento del professionismo

Nonostante un miglioramento delle condizioni di lavoro, ad oggi le calciatrici non sono ancora professioniste, dunque non possono firmare veri e propri contatti, ma solamente delle scritture private, degli accordi economici con le società sportive che non garantiscono una serie di diritti e tutele, come previdenza sociale, tutela infortunistica, contributi pensionistici, maternità e tutele contro le molestie, tredicesima e quattordicesima.

Ma, secondo la recente decisione della FIGC, entro la stagione 2022/2023 il calcio femminile passerà a essere uno sport professionistico. “Stiamo combattendo da anni per cambiare questa cosa, quindi per noi è veramente una gioia, perché vedremo finalmente garantite certe tutele”, dichiara Katja Schroffenegger. “Fatto sta che ora, oltre al cambiamento nelle leggi, ci vuole anche il cambiamento della nostra mentalità; sta anche a noi essere professioniste ed essere calciatrici a 360°. E’ una crescita che si fa tutti insieme: il sistema, i club e noi calciatrici” .

L’avvento del professionismo cambierà sicuramente anche l’assetto dell’attuale campionato e molte squadre non potranno prendervi parte perché non avranno le risorse per sostenere gli sforzi economici richiesti. “Credo, tuttavia, che arriveranno altre grandi squadre che investiranno nel calcio femminile e porteranno ulteriore visibilità. La Fiorentina, ad esempio, è stata la prima grande società a credere in questo movimento, ma tante altre società si stanno affacciando a questo mondo, e a noi fa piacere. Sicuramente anche sentire dire che giocano grandi squadre, rispetto a squadre poco o nulla conosciute, fa la differenza”, continua Daniela Sabatino.

Schroffenegger Sabatino-calcio-Italia-nazionale
Foto di ACF Fiorentina

I Mondiali di Francia e la lotta contro gli stereotipi di genere

I Mondiali in Francia del 2019, nonché la grande prestazione della nazionale italiana, arrivata ai quarti di finale, sono stati fondamentali per tutto il movimento.

Con il mondiale c’è stata una svolta, abbiamo fatto capire che anche l’Italia ha una squadra di calcio femminile. Abbiamo lottato per farci conoscere e per far appassionare tante persone e per noi è stata comunque una vittoria. Siamo arrivate ai quarti di finale, ma abbiamo fatto veramente di tutto per arrivare fin lì” commenta Sabatino. “Tornate in Italia abbiamo visto con i nostri occhi che tutto il Paese parlava di noi, e di conseguenza c’è stato un cambiamento nel campionato, nella visibilità. Di questo siamo orgogliose”. 

Le parole dell’attaccante trovano conferma nei dati comunicati dalla Rai: l’ultimo incontro del girone di qualificazione dei Mondiali femminili tra Italia e Brasile, trasmesso su Rai1 martedì 18 giugno, ha realizzato oltre 6 milioni di spettatori e uno share del 29.3, risultando il programma più visto dell’intera giornata.

Negli anni, dunque, il calcio femminile sta vedendo un’importante crescita di interesse e di apprezzamento verso lo sport, ma nonostante questo rimangono ancora diversi stereotipi e pregiudizi. Proprio in vista dell’evento mondiale del 2019, GiULiA giornaliste e Uisp-Unione Italiana Sport Per tutti hanno pubblicato il manifesto “Media Donne Sport: idee guida per una diversa informazione” con l’obiettivo di combattere l’inadeguata rappresentazione degli sport femminili sui media:


Fisico da urlo, icona di stile, belle e brave: sono alcuni esempi di come i media hanno spesso parlato e scritto di atlete e donne di sport, dando giudizi sull’apparenza anziché sulle prestazioni e competenze sportive, valutazioni che assai raramente hanno corrispondenze nel racconto degli sportivi uomini”.

“Purtroppo sono ancora tanti gli stereotipi, e sono rimasti pressoché gli stessi di venti anni fa, anche se risultano meno forti e sembrano essere diminuiti. Io personalmente non vi ho mai dato peso, perché credo che a parlare sia l’invidia, considerando che a commentare e insultare sono proprio coloro che non sanno giocare a calcio”, conclude Sabatino. Sicuramente c’è ancora molto lavoro da fare. Fondamentali saranno gli investimenti, ma anche una giusta e corretta informazione e una pari visibilità per una piena valorizzazione delle donne nel calcio e nello sport.

Francesca Capoccia

Fonte foto di copertina: ACF Fiorentina

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