Nagorno-Karabakh ancora teatro di guerra. Le prime vittime sono i civili

Nagorno-Karabakh ancora teatro di guerra. Le prime vittime sono i civili

In 32 anni, quasi 35 mila morti tra soldati e civili. Armenia e Azerbaijan tornano in guerra per il controllo del Nagorno-Karabakh, che vede il 95% dei suoi abitanti di . Quello che in turco-persiano viene chiamato il “Giardino Nero” del Caucaso, per la fertilità delle sue terre, oggi vede seminati solo morte e distruzione. La guerra, scoppiata il 27 settembre 2020, è combattuta su due principali fronti: quello militare strategico, con le forti pressioni esterne di Turchia e Russia, e quello digitale, combattuto sui social, attraverso propaganda e la regione del Nagorno-Karabakh viene dichiarata autonoma dal regime sovietico e viene internazionalmente riconosciuta all’interno dei confini dell’Azerbaijan, collocando a Stepanakert il centro politico. , con l’indebolirsi dell’URSS, le relazioni tra Armenia e Azerbaijan divennero sempre più tese, soprattutto dopo una del Parlamento di Stepanakert in cui si chiedeva a Russia e Azerbaijan di poter passare alla giudisdizione armena. La proposta venne respinta con forza, ma già nel 1991 la regione si dichiarò indipendente. Con la caduta dell’URSS, nello stesso anno, Armenia e Azerbaijan diventano indipendenti, e a questo segue un acuirsi delle tensioni, che scoppiano in una guerra che sarà fermata solo due anni dopo, con una tregua negoziata dal , struttura di lavoro istituita dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) con lo scopo di raggiungere un accordo di pace tra i due Stati. In due anni, i due paesi tornano a combattere per 4 giorni, coinvolgendo i civili e facendo Nel 2017, i rapporti si incrinano ancora. Un referendum del governo autonomo di Stepanakert dichiara ancora una volta l’indipendenza dall’Azerbaijan, questa volta fondando la (nome in armeno della regione). Questa viene riconosciuta solo da 3 Stati a riconoscimento limitato e non membri dell’ONU (Abcasia, Ossezia del Sud e ) e non prende parte al gruppo di Minsk sui negoziati di pace della regione. si registrano i primi morti, con accuse reciproche di aver dato inizio al conflitto. While Nagorno-Karabakh is small, the geopolitical stakes are high due to its location between the powerful regional forces of Russia, Turkey, and Iran del National Geographic, si può vedere quanto sia diversa la rappresentazione geografica della regione del Nagorno-Karabakh da parte di Armenia e Azerbaijan. Nel tweet in inglese si legge: “Sebbene il Nagorno-Karabakh sia piccolo, la posta in gioco a livello geopolitico è alta, a causa della sua posizione tra le potenti forze regionali di Russia, Turchia e Iran”. su quello armeno. Gli interessi dei due principali alleati, Turchia e Russia, si giocano quindi sulla scacchiera del Caucaso, sempre su schieramenti opposti. Da una parte si notano Turchia e Israele spalleggiare con forza l’alleato Azerbaijan, anche con si trova in una posizione più difficile poiché, se da un lato sostiene l’Armenia, che è membro dell’ (di cui sono membri Russia, Armenia, Bielorussia e Kazakistan) e dell’ , dall’altro deve comunque considerare due elementi fondamentali nella gestione del conflitto in Nagorno-Karabakh: la sua soprattutto a livello energetico. I rapporti tra i due Stati stanno diventando più tesi durante il conflitto anche a causa del lancio di un nuovo gasdotto diretto in Europa e Turchia, che andrebbe a competere con i rifornimenti da parte della Russia, come riportato da La risoluzione pacifica e diplomatica del conflitto è, dunque, importante per la Russia per il mantenimento dello nella regione, ma anche per non precludere i propri interessi commerciali ed energetici.  Inoltre, interviene sul fronte siriano, con lo scopo di In estrema sintesi, un conflitto che scoppia in una delle regioni più strategiche dell’area interessa inevitabilmente anche altri Paesi, in un che si rivela evidentemente più complesso e che si combatte anche su altri fronti, come quello , in cui Turchia (con Israele e gli Stati Uniti) e Russia si trovano sempre sui fronti opposti. A pagarne le conseguenze, sono i civili. Tra le vittime ci sono anche gli abitanti della zona, armeni e azeri. Il , che è in contatto con Croce Rossa Armena e la Azerbaijani Red Crescent Society (la più grande organizzazione umanitaria del Paese), riporta che sono , che un gran numero di case sono state distrutte e che tantissime persone vivono nel proprio seminterrato, per proteggersi dagli scontri. Tra gli edifici distrutti ci sono anche le scuole, e il Comitato Internazionale rileva anche la pericolosità di possibili ordigni inesplosi. Quello che preoccupa è anche la : stando per diverse ore ammassati negli scantinati, anche di edifici in cui vivono molte famiglie, le probabilità di contagio aumentano, anche a causa delle scarse condizioni sanitarie dovute al conflitto. sono state costrette a fuggire dalla zona e rifugiarsi in Armenia. Come riportato dalla stessa testata, i soldati morti superano i dell’attacco del 17 ottobre da parte dell’Armenia alla città di Ganja, seconda città dell’Azerbaijan, con 13 vittime e 52 feriti. Tra i morti ci sono anche umanitaria, anche in seguito alle pressioni della Russia, la quale, tuttavia, è stata quasi subito violata, ed entrambe le parti continuano ad accusarsi reciprocamente. Ci sarebbero anche due bambini nel bilancio dei 13 morti e 52 feriti, a Ganja, dopo che un missile armeno ha colpito la seconda città più popolosa dell’Azerbaigian. Un video del ministero della difesa di Baku mostra le fasi di un bombardamento contro … Un elemento che si può notare su entrambi i fronti è il forte richiamo al sentimento nazionale, alla lotta contro l’avversario invasore e all’unione del popolo a sostegno delle forze armate sul campo di battaglia, con una quasi non solo sui media ufficiali, ma anche e soprattutto sul web. La guerra in Nagorno-Karabakh non viene combattuta solo sul fronte. , e spesso chi riporta le notizie del conflitto non è indipendente. L’Armenia si trova al In modo sempre più evidente, questo sottolinea l’importanza del web nella propaganda nazionale, anche attraverso la o riferimenti a immagini di vecchi conflitti spacciati per nuovi fotogrammi, che riprendono soldati o civili insanguinati vittime degli attacchi militari avversari. Tuttavia è doveroso sottolineare quanto in questo caso il web si stia trasformando in una piattaforma in cui le fake news sembrano essere una tra le armi più pericolose Facendo una superficiale ricerca tra i principali giornali in Azerbaijan (Azadliq, Yeni Musavat, Azernews etc.), è difficile trovare una testata che non sia finanziata da un partito politico, che sia del governo o dell’opposizione, con Anche nel 2019, durante diverse proteste contro la corruzione al governo e i salari troppo bassi, alcuni giornalisti presenti per documentarle sono stati arrestati. Tra questi , incarcerato altre volte in passato per aver denunciato violazioni dei diritti umani nel Paese ed episodi reiterati di abusi di potere e corruzione nelle istituzioni. Sul conflitto in Nagorno-Karabakh, il richiamo alla coesione nazionale, l’identificazione del nemico da sconfiggere e l’obiettivo di proteggere il proprio territorio da un attacco nemico fanno da background alla dialettica della politica e dei media sulla guerra ancora in corso. Tuttavia si dovrebbe tener conto non solo delle vittorie militari sul campo, ma anche delle conseguenze per chi vive nella regione: 30 anni di conflitto, con più di 35 mila morti tra civili e soldati di entrambi gli schieramenti Partire proprio dalle vittime, dalla tutela dei civili in vita, da chi è stato costretto a fuggire, azeri e armeni, e iniziare a considerare una prospettiva diversa per i negoziati di pace, che comprenda la