Un sentiero di 470 km che attraversa il Libano ad alta quota, un percorso attraverso una tradizione culinaria e una ricchezza culturale non indifferenti. Ecco il Lebanon Mountain Trail (LMT), meta libanese non solo per escursionisti, ma per chiunque abbia voglia di fare un tuffo in questo eclettico paese.
All’interno di questo contesto nasce il progetto “Conservation and Development of Economic Opportunities on the Lebanon Mountain Trail” , realizzato dalla onlus italiana COSPE assieme al partner libanese LMTA- Lebanon Mountain Trail Association.
Valentina Verze, rappresentante dell’associazione italiana in Libano, ci racconta di cosa si tratta.
In cosa consiste il progetto “ Conservazione e sviluppo delle opportunità economiche del Lebanon Mountain Trail”?
Si tratta di un progetto di 24 mesi, finanziato dall’Unione Europea e dal programma Afkar 3, in collaborazione con OMSAR (Ministero libanese delle riforme istituzionali e del decentramento amministrativo). Essi, insieme ad LMTA e AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), lavorano per il miglioramento del Lebanon Mountain Trail, in termini di protezione ambientale, promozione del patrimonio culturale, sviluppo del turismo responsabile e creazione di processi partecipativi tra autorità locali e comunità per lo sviluppo di politiche sostenibili del territorio. Nello specifico, il progetto interviene su 130 dei 470 km, concentrandosi a Nord del Libano.
Esso nasce con lo scopo di mobilitare diversi attori locali della società civile quali autorità del posto, tour operator, piccoli imprenditori, organizzazioni ambientaliste e comunità locali per renderli consapevoli delle potenzialità turistiche di questo percorso. Infatti, un sentiero di questo tipo, ideato e realizzato, comunque, da persone visionarie e all’avanguardia rispetto i temi ambientali in un paese dove purtroppo la coscienza ambientale non è così diffusa, porta il lavoro con le comunità sia per condividere l’importanza della conservazione ambientale ma anche come opportunità economiche.
Tra le azioni concrete compiute attraverso il progetto, per esempio, vi è stato l’offrire supporto sia economico, attraverso sovvenzioni a fondo perduto, sia tecnico a sette associazioni cooperative. Esse, in questo modo, hanno potuto aprire piccole iniziative imprenditoriali giovanili, integrate nel tessuto del Lebanon Mountain Trail e improntate ai principi dell’economia sociale, solidale e del turismo responsabile, più nello specifico in tre settori quali alloggi e strutture ricettive (guesthouse, piccoli hotel gestiti da famiglie locali), ristorazione (la tradizione culinaria è una peculiarità della nazione libanese) e servizi legati al turismo.
Cosa si intende per turismo responsabile?
È un approccio più comunitario al concetto di turismo, dove, per i viaggiatori, è importante recarsi a conoscere un nuovo paese entrando in contatto il più possibile con le comunità locali, rispettando l’ambiente e, attraverso cui, la popolazione locale diventa protagonista e crea opportunità economiche ed un impatto positivo sul territorio stesso.
Soprattutto in un paese come il Libano, credo ci sia un bisogno di riscatto e di offrire un’immagine differente del paese: ancora oggi in Europa e in Italia c’è un forte sentimento di insicurezza e paura verso queste terre. Ciò rende ancora più importante per partner come il COSPE e l’AITR lavorare nella direzione di un cambiamento e proponendo una narrativa diversa di questi luoghi che hanno tantissime risorse dal punto di vista del turismo, da bellezze naturali ad una ricchezza culturale molto forte. Ecco, il sentiero è un veicolo di biodiversità naturale e culturale.
Perché fare un viaggio in una terra come il Libano?
Ritengo che il Libano sia una terra da visitare innanzitutto perché dall’altra parte del Mediterraneo. Ha infatti molte caratteristiche in comune con l’Italia, a partire dalla bontà e ricchezza culinaria, uno degli elementi più richiesti dai turisti e dalla ospitalità delle famiglie che ovunque, e soprattutto nelle aree rurali e montane, aprono le loro porte ai turisti e viaggiatori.
Si tratta, poi, di un paese ricco di storia, di culture e religioni differenti (18 confessioni diverse convivono insieme) e in continuo movimento al giorno d’oggi.
La diversità, i contrasti e le contraddizioni rappresentano il punto di forza di questo paese che offre la possibilità ai viaggiatori di scoprire qualcosa di nuovo e unico, visitando i templi antichi di Balbeek, le città fenicie bagnate dal mare di Byblos, Batroun, Tiro e partecipando ai tour alternativi organizzati nella capitale, è infatti possibile fare gite fuori porta alla scoperta della storia dei fenici, dei romani e capire di più della recente guerra civile.
La capitale, Beirut, oltre ad essere il centro economico del paese, propone attività culturali paragonabili alle altre città europee.
Ed infine, la bellezza naturale e paesaggistica di questo paese: cinque siti patrimonio Unesco, le famose foreste di cedri, albero tipico che appare anche nella bandiera nazionale, e la presenza di diverse biosfere, la rendono una meta interessante e curiosa.
Chi sceglie questo cammino?
Essendo nato dieci anni fa, è un cammino ancora in costruzione ed evoluzione dal punto di vista del mantenimento, riconoscimento ufficiale come sentiero nazionale e del lavoro continuo di giovani che cercano di migliorarlo e promuoverlo.
Gli hikers e gli escursionisti, che percorrono il sentiero, sono tra i 35.000 e i 60.000 ogni anno.
Ci sono persone che vengono da tutto il mondo per vivere questa esperienza ed esplorare il Libano, altri sono libanesi stessi, alla scoperta del loro territori, che non hanno potuto conoscere a causa di divisioni interne o perché figli della diaspora ( si stima che 12 milioni di libanesi vivano all’estero, a fronte dei 4 milioni che vivono in Libano).
Il LMT è composto da 27 sezioni in tutto e l’intero cammino dura circa un mese. Tuttavia, si può scegliere di percorrere anche solo una sezione o alcune di esse, proprio perché l’intero percorso è pensato nell’ottica di “ognuno col proprio passo”, ognuno con l’esperienza che vuole fare. In ogni tratto si può, poi, usufruire dei servizi che stanno fiorendo attorno al percorso, entrando ancor più in contatto con la comunità locale e vivere un’esperienza a tutto tondo: dormendo nelle guesthouse a conduzione familiare segnalate, chiamando una guida locale raccomandata e capace di parlare, come la maggior parte dei libanesi, 3 o 4 lingue, o degustando nei ristorantini piatti tipici come le prelibate moutabal e hummus, le insalate colorate tabbouleh, fattoush, za’atar, kibbeh fumanti e piccanti batataharra.
Che impatto ha sulla popolazione locale?
A livello locale lavoriamo con le singole comunità affinché vi sia un riconoscimento del potenziale che il proprio territorio può avere.
Qui in Libano il settore del turismo responsabile è ancora molto di nicchia, quindi c’è ancora moltissimo da fare anche nel cambiamento di prospettiva e di cultura rispetto questo ambito e il tipo di impatto positivo che può avere sulle popolazioni locali.
A livello nazionale esistono, in realtà, dei piani e delle strategie in favore di una protezione ambientale e della montagna, ma mancano strumenti attuativi e adeguate iniziative politiche per mettere in pratica tali documenti strategici e programmatici. Così si hanno problemi legati a discariche abusive di smaltimento dei rifiuti, cave illegali per l’estrazione delle rocce, caccia non regolamentata, inquinamento ambientale, degrado delle fonti idriche, speculazione immobiliare e così via.
Dunque, la strada è ancora in salita ma proposte come quella del turismo lento, responsabile, comunitario mostrano che un altro tipo di paradigma di sviluppo locale e territoriale è possibile.
Molta della crescita economica avviene a Beirut, pertanto ripartire da tutte queste zone periferiche e di sviluppo rurale è davvero una chiave di lettura differente, che consente anche ai giovani di restare e non di partire e spostarsi all’estero o verso aree urbane..
L’hiking, poi, non è una tradizione di lunghissima esperienza in Libano; ora è molto alla moda, ci sono circoli e associazioni che parlano di ecoturismo, di turismo a piedi, della scoperta della montagna ma sono ancora molto acerbi.
I numeri stessi del turismo libanese non sono giganteschi: risente molto, come già detto, della percezione esterna di poca sicurezza a causa dell’area in cui si trova.
Indubbiamente, sia il settore turistico in generale, sia quello del turismo responsabile necessitano ancora di un importante e lungo lavoro da fare con le comunità.
Non solo uno sviluppo maggiormente sostenibile, ma anche un più ampio accesso ai servizi: l’impatto del progetto “Conservazione e sviluppo delle opportunità economiche del Lebanon Mountain Trail” è orientato proprio su questo.
Come dice Valentina, la strada è ancora tutta in salita. Rendere il LMT una destinazione turistica sostenibile è possibile, occorre solo infilare gli scarponcini e iniziare a camminare.
Ma dall’alto la vista è più bella e l’aria, più pulita.
Annita De Biasi
Tutte le fotografie sono state pubblicate su gentile concessione di COSPE Onlus.
Questo articolo è parte del Project Work che Annita, studentessa del corso di laurea in Scienze politiche, relazioni internazionali, diritti umani dell’Università degli Studi di Padova, sta svolgendo presso la redazione di The Bottom Up
Un pensiero su “Lebanon Mountain Trail, scoprire il Libano a piedi”