Traffico di esseri umani: perché l’Italia vuole intervenire in Niger?

Traffico di esseri umani: perché l’Italia vuole intervenire in Niger?

del Niger è molto peculiare, esso infatti condivide i propri confini con numerose nazioni africane, tra le quali ci sono Altrettanto numerose – e molto imponenti – sono le sfide che questo paese deve affrontare oggigiorno: intensi , crisi umanitarie,la sicurezza interna, il cambiamento climatico, l’impetuosa crescita demografica, l’incerto sviluppo economico. Di questa fragilità hanno approfittato diversi attori, locali e non, che hanno col tempo creato a quelle formali. E così milizie tribali, jihadisti e criminalità organizzata si strutturano, si parlano, si coordinano, si supportano, a volte si sovrappongono e si confondono. Ma non è solo la sua collocazione su di una mappa a rendere il Niger un paese in una posizione delicata. Nel sottosuolo giacciono infatti per dirigersi verso le coste del Mediterraneo, di queste 300mila sono passate dai 600 km di frontiera con la E sono molti i nigerini che – come autisti, cambia valute, commercianti, affitta camera, guide – si inseriscono nei vari anelli della catena migratoria andando a costituire una vera e propria Ma non sono solo gli esseri umani a spostarsi. Da qui ; saccheggiate dopo la guerra contro il regime, ora stanno sostenendo le più svariate cause e insurrezioni dell’Africa sub-sahariana. nel paese. Anche se fino a pochi mesi fa dal Ministero della Difesa si affrettavano a le notizie di una simile operazione (c’era già il nome pronto: “Deserto rosso”), un intervento Negli ambienti della politica e dell’esercito si parla di una partenza con alcune centinaia di soldati che dovrebbero in seguito raggiungere un , con un dispiegamento che avrà inizio tra febbraio e marzo. Sono molti i problemi che riguardano la sfera più prettamente tecnico-operativa. Forte è la confusione sulle regole d’ingaggio, si tratterà di una missione “combat” o di puro addestramento delle forze nigerine? Non mancano poi le formazioni fondamentaliste operanti nell’area: che preme da sud dopo essere stato sconfitto dalla vicina Nigeria. Oppure i gruppi legati a rivendicazioni territoriali, come i maliano. Si tratta di organizzazioni che conoscono (e influenzano) molto bene la regione e i suoi equilibri politici, sociali ed economici. che si frappongono all’avvio della missione. Primi fra tutti, in Italia, il voto delle Camere e lo scioglimento anticipato della legislatura, due scogli che potrebbero rendere più difficile il “via libera” all’intervento. Anche per quanto riguarda le missioni militari il Niger risulta un posto decisamente affollato. Oltre a contingenti , la capitale Niamey ospita anche una base tedesca e un’operazione europea di polizia ( ). E se alcune di queste unità hanno compiti di puro per le forze di sicurezza nigerine, altre sono schierate in prima linea in , a riprova del rinnovato interesse che la regione saheliana suscita tra le principali potenze internazionali. , la nuova unità regionale formata da Mali, Ciad, Burkina Faso, Mauritania e – ovviamente – Niger. A torto o a ragione, i recenti movimenti migratori e gli episodi di terrorismo su suolo europeo hanno posto quest’area . Alla luce di fenomeni così destabilizzanti, non appare azzardato affermare che la stabilità del Vecchio Continente passi anche dalla Il rischio è quello di un ulteriore rafforzamento della prassi occidentale di di novecentesca memoria. Ma anche di spingere molte persone tra le braccia di jihadisti e criminali, persone che prima ricavavano una fonte di reddito non indifferente dalle migrazioni e alle quali non è stata offerta nessuna alternativa. È per questo che la soluzione non può essere unicamente dettata dalle armi, ma deve seguire anche la Come già accaduto in Iraq e Afghanistan, gli interventi militari possono produrre il classico “effetto boomerang”, peggiorando ulteriormente i conflitti che erano chiamati a risolvere. La mappa dei viaggi dei migranti verso l’Europa realizzata da Medici per i diritti umani: esodi.mediciperidirittiumani.org/ che passano per il Niger, contrastando il traffico di esseri umani. L’invio dei militari non potrà comunque arrestare il fenomeno e i migranti che verranno indirizzati verso nuove rotte complicate, rischiose e costose. , hanno rappresentato negli ultimi anni uno dei punti di snodo e passaggio più battuto dai migranti diretti in Libia e in Algeria. Ma le nuove politiche dell’Unione Europea hanno provocato un cambio delle stesse rotte migratorie, causando un grande I movimenti migratori sono cambiati in Niger già nel settembre del 2016, quando fu applicata sistematicamente, sotto pressione dell’Unione Europea decisa a contrastare il traffico di essere umani,  una che contrae la libera circolazione nella Comunità Economica dell’Africa occidentale, limitando drasticamente i traffici di persone. Il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che il traffico di migranti rappresentava uno dei maggiori perni attorno al quale girava l’ del paese, e soprattutto che l’applicazione della stessa legge sembra favorire il passaggio da un’economia che poteva essere definita “al dettaglio” ad un , poiché ora solo chi ha contatti con i traffici illeciti, in particolare di droga, può permettersi di trasportare i migranti, rendendo così Il diktat europeo sulla limitazione dei flussi migratori non tiene conto del delle persone che stanno migrando, volendo fornire misure di sostegno in parallelo con quelle repressive adottate dalle autorità nigerine nel campo dell’immigrazione irregolare. che pretendono il controllo esclusivo di questo fatto, inviando fondi sostanziosi che non sono in grado di gestire in modo trasparente ed equo e in questo modo escludendo la popolazione che ora si deve guadagnare da vivere in altro modo, cambiando completamente le dinamiche di un’intera zona. responsabile dell’ufficio della Ong Alternatives Espace Citoyens, che conferma che «la legge, che sulla carta dovrebbe tutelare i migranti, ha Oggi succede che i migranti siano chiusi a chiave dentro i ghetti, mentre gli intermediari ritirano in banca i soldi mandati dalle famiglie: fino a 500 mila franchi (760 euro) per il viaggio verso la Libia,m che prima poteva costare la metà. […] Sono poi sempre più frequenti casi di da autisti che temono di essere incarcerati […] e il numero dei migranti morti nella traversata potrebbe essere molto più elevato». Una missione “ad ostacoli” dunque quella messa in atto dall’Europa e in particolar modo dall’Italia, che si prefigge obiettivi di cooperazione e miglioramento delle condizioni che riguardano la tratta di esseri umani, ma che rischia di essere solo un altro intervento volto a salvaguardare molto gli interessi occidentali e poco i diritti umani. La foto di copertina è stata scattata da Emily Kessie e pubblicata sull’Huffington Post.