Ucraina, l’orrore è sotto i nostri occhi
Urla di dolore si alzano dai sotterranei di una base militare filoucraina, nella fredda notte di . Folti gruppi di soldati di ritorno dal fronte, presi dai fumi dell’alcol e dallo stress dei combattimenti, sfogano la propria rabbia sui detenuti. Mutilazioni, pestaggi, torture. Le autorità tacciono. I gemiti delle vittime si perdono nel buio, mescolati ai rumori delle esplosioni provenienti dal fronte. Da oltre tre anni, una guerra senza fine tiene sotto il suo giogo più di sacrificarono le proprie vite sotto il fuoco dei cecchini durante le proteste in piazza Maiden a Kiev, davvero poco è cambiato. L’Ucraina si trova in una situazione decisamente peggiore: città in rovine accolgono i visitatori nella regione del , epicentro degli scontri. I numerosi accordi susseguitisi sui tavoli della diplomazia negli ultimi anni non hanno mai trovato una vera applicazione. Nemmeno il cessate il fuoco firmato nel Febbraio 2015, inizialmente fonte di speranza per le popolazioni coinvolte, ha potuto fermare i combattimenti: nel Bacino del Donec si muore ancora. Anche l’ultimo tentativo di porre fine agli scontri in vista della Pasqua ortodossa è stato un fallimento. L’Ucraina orientale non trova pace. La situazione umanitaria è drammatica: l’aiuto delle organizzazioni per i diritti umani non basta a far fronte alle esigenze delle centinaia di migliaia di persone in difficoltà, spesso prive di . L’inverno appena trascorso ha portato con sé le vite di centinaia di anziani, vittime delle rigide temperature, lasciando abbandonati a se stessi altrettanti bambini orfani. Secondo è altissimo. Talvolta, gli stupri si trasformano in vere e proprie prigionie, fatte di torture fisiche e psicologiche che si protraggono per giorni. L’assenza di aiuti economici conseguente al Blocco del Donbass si fa sentire sempre più. Per le strade di Lugansk, Donetsk, Krasnohorivka, la passa ormai quasi inosservata: decine di giovani donne vendono in proprio corpo per racimolare qualche soldo o guadagnarsi il favore dei soldati, nella speranza di riuscire ad attraversare il confine e raggiungere una zona sicura. Tutto ciò nella completa indifferenza delle autorità, che continuano a chiudere occhi e orecchie di fronte alle violenze perpetrate sul suolo ucraino, lasciando a piede libero i responsabili. Secondo l’ultimo , il servizio di sicurezza ucraino avrebbe negato al Sottocomitato delle Nazioni Unite sulla Prevenzione della Tortura l’accesso a diverse strutture dell’Ucraina Orientale, dove si sospetta siano L’omertà dilagante nelle zone di guerra è facilitata da una stampa imbavagliata, costretta alla censura e minacciata. Sempre secondo il di Amnesty, i mezzi di informazione sospettati come filorussi sarebbero stati . Numerosi giornalisti presenti nelle zone di guerra nei periodi più caldi del conflitto hanno vissuto sulla propria pelle gli arresti, gli stupri e la prigionia. Alcuni, come . Il giornalista bielorusso, conosciuto per il suo impegno contro gli abusi politici nel suo Paese natale, è stato ucciso da una bomba posta sotto la sua auto, mentre Buzina è stato giustiziato fuori dalla sua casa di Kiev. Anche la possibilità dei cittadini di informarsi autonomamente attraverso i social è stata compromessa, in seguito alla firma di un decreto che mette al bando social media, motori di ricerca e siti russi L’Ucraina orientale di oggi è questa. Una terra vittima di una guerra atroce, che piange i suoi morti nell’indifferenza totale di un’Europa incapace di prestare ascolto alle sofferenze dei suoi figli. L’immagine di copertina è tratta da ANATOLII STEPANOV/AFP/Getty Images. Via: Panorama Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
