La Francia al bivio
Non ci sono stati colpi di scena o particolari sorprese durante il primo turno delle elezioni presidenziali francesi. Da settimane i sondaggi davano in testa Emmanuel Macron e Marine Le Pen e alla fine così è stato ha chiuso in testa con il 24,01% dei consensi e a la Le Pen con il 21,30%. François Fillon che malgrado gli scandali che hanno compromesso la sua campagna elettorale, ha guadagnato comunque il 20,01% delle preferenze. Un risultato che non può che lasciare l’amaro in bocca al candidato della destra gollista, considerando che sono stati solamente 400mila i voti di differenza tra lui e Marine Le Pen. Chissà come sarebbe andata se non fossero venuti a galla gli scandali legati a sua moglie e alla sua famiglia. Non è andata tanto meglio a Melénchon, il candidato del partito di sinistra un risultato storico che tuttavia non gli ha permesso di accedere alla corsa per secondo turno. A Melénchon va riconosciuto il merito di aver dato vita a una campagna elettorale frenetica in cui è riuscito a farsi riconoscere come vero leader della Gauche finendo, in questo modo, per travolgere Hamon e il Partito Socialista. Non è dunque riuscito ad evitare un’umiliante sconfitta che però, visto l’andamento degli ultimi giorni, poteva essere ancore più pesante. un incrocio già annunciato, ma il cui esito è tutt’altro che scontato. due aspetti della Francia molto diversi tra loro: nelle campagne, nella cosiddetta “Francia profonda” , dove l’immigrazione è pressoché inesistente ma la disinformazione la fa da padrone, Madame Le Pen ha raccolto voti quasi ovunque. , prendendosi anche Parigi con il 34,83% dei voti. Va detto, che la capitale francese ha sempre rappresentato una realtà a parte rispetto al resto del Paese, tuttavia, chi si aspettava un largo consenso per il , si è dovuto ricredere. Il partito di Marine Le Pen ha raggiunto solo il Queste ultime settimane prima del secondo turno sono state intense, forse ancora più stressanti delle precedenti. Spariti di scena gli altri candidati, Macron e Le Pen si sono sfidati mettendo sul tavolo quelli che sono i loro temi principali, mostrando la loro totale incompatibilità, anche se a prevalere sui programmi sono stati gli attacchi personali. La resa dei conti è andata in scena mercoledì sera in occasione del tradizionale dibattito prima del secondo turno, un dibattito che però ha mostrato tutti i limiti di Marine Le Pen si è ritrovata faccia a faccia con il suo avversario e si è dimostrata Ha parlato per slogan, frasi fatti, attaccando ripetutamente il suo avversario sul passato senza parlare del presente, non ha avanzato proposte, ma solo insinuazioni e allusioni, fino a confondersi da sola. Nel frattempo, i due giornalisti nel ruolo di moderatori si sono dimostrati totalmente incapaci di gestire il dibattito che, in pochi minuti, si è trasformato in una rissa da bar. invece, ha dimostrato un discreto autocontrollo almeno all’inizio, poi dopo le continue interruzioni, ha perso la pazienza. Poteva essere un dibattito migliore di quello che è stato, ma i giornali francesi il giorno dopo erano sicuri dell’esito: aldilà del loro orientamento politico, infatti, si sono schierati tutti a favore dell’ex Ministro dell’Economia, sottolineando a più riprese, come sia impossibile dialogare con l’estrema destra. La prima pagina del quotidiano di sinistra Liberation, dice che Marine Le Pen ha attaccato e provocato Macron, mentre quest’ultimo ha usato la carta della ragione. La prima pagina del quotidiano di destra Le Figaro parla di ragione contro collera e si schiera a favore di Macron. Nonostante lo schieramento dei media in favore di Macron, è vero che il fondatore di l’elettorato di sinistra lo considera troppo liberale e legato alla finanza. Complice di questo il fatto che ha lavorato come banchiere ed è stato Ministro dell’Economia sotto il Governo Valls con Hollande come presidente. Marine Le Pen è diventata in questo modo la candidata del “popolo” , mentre Macron quello dei ricchi, dell’élite, un’etichetta questa che fatica a togliersi. Dall’altro lato, la candidata del si è dimostrata abile nel sapere leggere questo genere di situazione, si è presentata come una candidata forte e decisa, pronta a saper cogliere la collera della gente. Da questo punto di vista, Macron sembra più lontano. Così alcune posizione particolarmente estremiste da parte del candidato del FN, sembrano passare in secondo piano. : sebbene tutti gli altri candidati dei principali partiti francesi abbiano dichiarato apertamente che sosterranno Macron per fare contro Marine Le Pen, invitando i loro elettori a votare per il leader di , l’unico candidato che non si è espresso in maniera chiara è stato Melénchon, il quale, solamente all’inizio di questa settimana ha dichiarato che Il grafico mostra la posizione dei sostenitori di Melénchon. Fonte: Huffingtonpost France Nel 2002, dopo la qualificazione a sorpresa di Jean-Marie Le Pen al primo turno delle elezioni presidenziali, i francesi scesero nelle piazze delle principali città per esprimere la loro indignazione di fronte alla possibilità di vedere l’ex leader del FN come Presidente della Repubblica francese. Questa indignazione si tramutò poi in un plebiscito nei confronti dell’altro candidato in corsa, Jacques Chirac. Tutti gli elettori, infatti, a prescindere dal loro schieramento politico, votarono in massa a favore del candidato Gollista con lo scopo di affossare il . E anche il 1 maggio di quell’anno, in occasione della Festa del Lavoro, ci furono numerose manifestazioni per esprimere il dissenso verso il candidato del Oggi, invece, i principali sindacati litigano su chi dare il loro appoggio. Non c’è unità fra loro, manca un fronte comune per fronteggiare l’ascesa del FN e questa divisione, questi dubbi, rispecchiano perfettamente la situazione generale all’interno del Paese. non è mutato più di tanto: il partito è passato di padre in figlia, la sostanza e le idee non sono cambiate, La crisi economica, il terrorismo, l’immigrazione e un crescente malcontento nei confronti dell’Unione Europea, hanno fatto in modo che si creasse una situazione di disagio nel Paese. Un disagio che Marine Le Pen ha saputo sfruttare appieno portando dalla sua parte molti elettori delusi dall’attuale classe politica. Così anche è cambiata la coscienza verso il Il partito, da sempre considerato di estrema destra, ora non fa più paura. La Le Pen è stata brava a normalizzare un partito che ora si presenta come vera alternativa per i francesi. Oltre a ciò, va aggiunto anche la mossa di dichiarare che in caso di vittoria nominerà Dupont-Aignan come Primo Ministro. In questa maniera, Marine Le Pen ha bruciato i tempi anticipando Macron e scegliendo un candidato che seppur di destra, non è estremista, ma più vicino alla destra gollista. Nicolas Dupont-Aignan del partito (DLF) ha raggiunto il 4,70% dei voti nel primo turno, ottenendo il risultato migliore tra i candidati “minori”. rimane il fatto che consegnare il Paese in mano a Marine Le Pen e al Il programma di Le Pen è ricco di proposte, ma povero di concretezza. La leader del FN ha fatto del populismo e della demagogia il suo cavallo di battaglia, così si è preparata per attaccare e provocare ma non per governare. La chiave della vittoria starà negli indecisi, negli elettori gollisti e nei sostenitori di Melénchon, i quali non si rispecchiano né in Marine Le Pen, né in Emmanuel Macron. Rimane solo da capire se alla fine prevarrà una scelta di continuità o la voglia di rottura.
