Ma che vuole la Germania? Ovvero: perché non possiamo dirci europei

Ma che vuole la Germania? Ovvero: perché non possiamo dirci europei

Inizio di anno movimentato questo, con il mondo che accellera ulteriormente e forsennatamente, in desolante contrapposizione con la comprensione umana (o almeno la mia) che fatica a reggere il passo dei continui mutamenti, che non riesce a comprendere il nuovo nella  sua interezza. Sicuramente alcune notizie hanno monopolizzato l’attenzione dei media in questi 40  giorni: mantenendo (questo gli va dato atto) una serie impressionante di promesse elettorali e mettendo in discussione l’assetto geopolitico mondiale. ha colpito ancora una volta un già martoriato Centro Italia, travolgendo le emozioni italiane assieme all’ hanno dominato, per differenti e ben più futili motivi, la scena mediatica italiana creando ancora una volta una misera polarizzazione in tifo da stadio. Ma questa è ovviamente la superficie della realtà, dove si snodano infiniti altri eventi di minor impatto e suscettibili di minor passione. che prende sempre più la forma di un magma ribollente e pronto ad esplodere sotto la sua sottile apparenza di tranquillità granitica e dogmatica, e una e quieta agli occhi di tutti ma che non accenna a mettere in discussione le fondamenta della sua struttura (perché Trump è rabbia ma Anche i 301 (96%) Senatori assenti alla relazione del ministro Padoan sulla situazione trovano la notizia di poco conto. Fonte: Corriere.it dati di un’economia e di un sistema che ormai non sentiamo come nostro , al quale ogni giorno cerchiamo di ribellarci ma al quale, in fin dei conti, non abbiamo un rimedio credibile. Non riusciamo a ripensare le sue fondamenta ma solo a proporre blandi correttivi, ad attaccarne delle parti accessorie. Allo stesso modo il problema non è l’Euro ma il debito in sé, il problema non è la Germania, ma l’Europa in quanto Ma cerchiamo di procedere con ordine, visto che il difficile compito di chi scrive di economia è rendere accessibile a tutti un che è un regolamento comunitario volto a inserire degli importanti vincoli di bilancio per gli Stati aderenti. , ovvero, detta semplicemente, se tutta l’Italia come paese riesce a produrre 100 all’anno (PIL), in quell’anno l’Italia come Stato sovrano non può indebitarsi per più di 3, quindi avere una L’Italia, in questo caso, fatto 100 il PIL, spenderebbe 3.2 ed è quello 0.2 che non va giù ai paesi del Nord Europa Ma per sanare questo discrepanza ci sono solamente due strade: o (difficile, visto il livello già molto alto della tassazione italiana) o (ovvero spese correnti meno tasse) è ottimo, quello che ci affossa, facendo diventare il deficit totale così disastroso, sono gli interessi sul Questo significa che tutto ciò che l’Italia produce in un anno, senza consumare nulla, non sarebbe sufficiente a saldare la nostra posizione. E già questo è Andare ad agire solamente sulla spesa quindi, tralasciando l’enorme ruolo giocato del debito, potrebbe parere assurdo, soprattutto considerando la situazione vicina al collasso dell’Europa, ma tant’è, e E forse non hanno tutti i torti nel dimostrare poca fiducia verso l’Italia, che risulta un compagno di avventure e da ben prima che l’unione monetaria iniziasse, a dir la verità. Per i più appassionati, è un po’ la che urla: “Al lupo, al lupo!”. Ti si può credere una volta, forse due, ma poi la festa finisce e la fiducia precipita. , che non è nient’altro che un indicatore della bontà del nostro debito: a scarsa fiducia corrisponde alto spread, cioè devi compensare di più i tuoi creditori in quanto nel prestarti soldi rischiano di più: gli devi pagare un interesse più alto perché la fiducia, in finanza, ha un prezzo. L’evoluzione dello spread dei principali paesi Europei nell’ultimo anno. La Germania è lo zeor. Fonte: LaVoce.info Basterebbe non chiedere quei soldi, ovviamente, ma è l’unico modo per finanziare la spesa pubblica, considerando sia la parte primaria “di spesa corrente”, sia quella volta a saldare i debiti contratti in precedenza, visto che le tasse non bastano. a ripetizione, a creare una sorta di creatura che, se non mostruosa, è sicuramente abbastanza deforme. Altro che lupo. è colpa della Germania se noi siamo in questa situazione? Forse no Come detto la spesa in Italia è a livelli monumentali fin da molto prima l’entrata in vigore dell’Euro e dei Trattati dell’Unione e tutte le argomentazioni che indicano i tedeschi e la moneta unica come fonti di tutti i mali possono essere, se non smontate, quantomeno contestate, andando a definire una dove le responsabilità dei vari attori non sono ben definite. Ed è proprio in questo grigio che sta l’abisso, nel “non detto”, nel “non deciso”, nel “ Negarlo sarebbe abbastanza ipocrita: l’Europa non esiste, noi non ci sentiamo europei, non abbiamo l’identità europea e non sentiamo i nostri vicini come fratelli; il visionario progetto di un continente sotto un’unica bandiera ad oggi è sempre più agonizzante. L’unità culturale si nota anche nei fenomeni di costume, gli Europei di calcio hanno visto innumerevoli scontri tra nazionalità diverse. Fonte: Gazzetta.it Non siamo un solo popolo, non abbiamo un’identità comune, non abbiamo una sola, forte, voce politica. Ad oggi abbiamo solamente un’unione economica, basata su , come si vede dalle posizioni anti sistema dei nuovi forti movimenti di tutto il mondo. l’Italia per il (presunto) caso dieselgate di Fiat-Chrysler chiedendo formali spiegazioni e di fatto avvalorando la tesi contro una delle principali imprese del Belpaese e cercando di ottenere quando Volkswagen aveva aperto le danze con i suoi dati contraffatti, pronti ad aggredire il nemico, non a sorreggere lo stato fratello. E questo dell’ ex-Fiat è solo l’ultimo esempio che però ne chiama un altro, ben più generale. , in modo da poter pagare in quel paese le tasse che risultano, ovviamente, molto più basse di quelle della Penisola. Maestri di questa pratica sono gli irlandesi, che sono stati accusati perfino di fare sconti ormai non più dibattuto, e che sull’attrattività di imprese estere, soprattutto americane, hanno costruito il loro rilancio economico post-crisi. c’è chi vince e chi perde, in un’ottica tutt’altro che cooperativa tra gli stati membri dell’UE, ed è qua che torna il famoso 0,2% del rapporto deficit/PIL: non si vuole concedere ulteriore flessibilità all’Italia perché non la si vuole aiutare, perché i cittadini della Germania sono essenzialmente tedeschi e e Merkel risponde agli elettori dei risultati del suo Stato, non di quelli degli altri Membri e quindi danneggiare un rivale è, in quest’ottica distopica, un ottimo risultato. Infatti se il mercato comune e la moneta unica hanno portato a questo Dalla politica estera, con l’immobilismo sulle situazioni in Siria e Nord Africa, a quella interna, dove la farraginosità dei controlli post-attentati ha raggiunto livelli tragicomici, passando per le politiche sociali e quelle di genere, mai coordinate e anzi molto spesso disomogenee, l’Europa non è mai riuscita a muoversi come un organismo unico nelle decisioni importanti degli ultimi anni e anzi si è trovata spesso spaccata. La gestione della crisi Libica del 2011 è stata probabilmente una delle peggiori sconfitte della politica unitaria Europea. Fonte: Ansa.it a completa discrezionalità dei governi da e verso gli stati membri: perché ovviamente non serve aiutare gli Stati periferici a controllare i flussi, magari dando loro soldi, ma serve proteggere i propri confini, che non sono quelli Europei. hanno preso la parola per l’Europa intera, ignorando qualsiasi principio di rappresentatività o federalismo. E la cosa peggiore è che E alla fine, mentre gli Stati nazionali si sentono sempre più Nazioni e gli Stati Uniti rafforzano ulteriormente e virilmente la loro identità univoca con Trump, a noi Europei rimane solamente la nostra accidentata, zoppa e conflittuale Unione Economica , basata appunto su un sistema che ormai sentiamo alieno, staccato da noi e dalle nostre vite, un peso per i nostri sogni e le nostre passioni che, allo stesso tempo, è la principale fonte di conflitto tra gli Stati. E, in definitiva, l’unico nostro tratto comune di Europei, è quello da cui fuggiamo disgustati. Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)