Alla fine Benoît Hamon ce l’ha fatta, sarà lui il candidato a rappresentare il Partito Socialista francese alle elezioni presidenziali di fine aprile. Proprio lui che nel 2015, dopo il rimpasto di Governo, era stato cacciato da Valls per divergenze interne e che ora torna alla ribalta presentando un conto salatissimo all’ex Primo Ministro.
Una vera propria vendetta quella di Hamon che si è consumata nei più classici dei modi. Nessuno, infatti, avrebbe mai pensato prima di queste primarie che l’ex Ministro potesse davvero sbarrare la strada a Valls verso quel ruolo di leader del PS che in molti davano già per scontato. E invece, Hamon ha sorpreso tutti già a partire dal primo turno in cui ha distanziato Valls di 4 punti percentuali, fino alla consacrazione di ieri sera in cui ha stravinto lo scontro con il 57,65% contro il 41,35 di Valls.Una bella soddisfazione per Hamon, la cui recente vittoria rappresenta sicuramente il suo più grande successo nel mondo della politica. Il neo candidato alle presidenziali socialista ha iniziato dedicarsi alla politica fin dalla giovane età senza mai però riuscire a sfondare del tutto.
Benoît Hamon nasce il 26 giugno 1967 a Saint-Renan nel dipartimento del Fenestère in Bretagna. Figlio di un ingegnere e una segretaria, trascorre la sua infanzia in Dakar dopo che i suoi genitori si erano trasferiti per motivi di lavoro. Una volta rientrato in Francia, inizia a dedicarsi alla politica e all’età di 19 anni entra nella sezione giovanile del Partito Socialista francese. Dopo gli studi universitari, inizia a lavorare come assistente parlamentare e successivamente diventa collaboratore di Lionel Jospin.
Nel 1997 decide di candidarsi alle elezioni legislative ma non viene eletto. Malgrado la sconfitta, non abbandona il mondo della politica e fra il 2001 e il 2004 rivesta la carica di direttore della pianificazione strategica per l’istituto di sondaggi Ipsos e nello stesso periodo viene anche eletto nel consiglio comunale di Brétigny-sur-Orge, dove rimane in carica fino al 2008. Contemporaneamente, nel 2004 si candida alle elezioni europee e viene eletto europarlamentare; diventa membro della commissione finanza e vicepresidente della delegazione per i rapporti con gli Stati Uniti.
Nel 2012, gli viene assegnato per la prima volta un incarico governativo ed entra a far parte del Governo Jean-Marc Ayrault con le vesti di Ministro delegato all’Economia sociale e solidale; manterrà la sua carica governativa fino alle dimissioni di Ayrault nel 2014. Successivamente, ottiene un posto anche nel seguente governo, questa volta guidato da Manuel Valls, venendo nominato come Ministro dell’Istruzione. A causa poi dei contrasti sulla linea guida da tenere da parte del Governo, Hamon viene escluso durante il rimpasto del secondo Governo Valls nell’agosto del 2015. Hamon, in quell’occasione, accusa Valls di tenere delle posizioni eccessivamente centriste e non abbastanza di sinistra. Questa divergenza di pensiero costa il posto a lui e ad Arnaud Montebourg, anche egli candidato alle primarie socialiste.
Nel 2014, Hamon continua comunque la sua attività di deputato e, come riporta Il Post, diventa uno dei principali rappresentati dell’ala riformista del partito. Una sorta di corrente interna creata da lui, Montebourg e Vincent Peillon dopo l’aprile del 2002, quando la sinistra viene eliminata al primo turno delle elezioni presidenziali. E nel 2014, questo movimento interno diventa un vero e proprio fronte di opposizione nei confronti di Valls e del suo operato come Primo Ministro.

Le divisioni di pensiero tra Valls e Hamon sono sempre state profonde e quasi mai conciliabili. Per tale ragione, in queste primarie il programma elettorale di Hamon si differenziava molto da quello di Valls. Le Point mostra uno schema di comparazione in cui viene sottolineato quanto siano diversi i temi che hanno visto contrapporsi i due candidati: dall’immigrazione, alle politiche ecologiche fino alla contestatissima Loi du Travail voluta dal Governo Valls.
Hamon vorrebbe eliminare del tutto le emissioni di diesel a partire dal 2025 e favorire una fiscalità ecologica; vorrebbe anche rendere legale la cannabis, argomento su cui Valls è fermamente contrario. Hamon è anche favorevole ad abrogare la Loi du Travail e vorrebbe dare incentivi alle aziende per ridurre l’orario lavorativo. E durante la campagna elettorale ha anche parlato di reddito di cittadinanza e volontà di introdurlo in Francia.
Per quanto riguarda la questione immigrazione, vorrebbe dare il diritto di voto per le elezioni locali ai cittadini extracomunitari che vivono stabilmente in Francia; oltre alla creazione di un “visto umanitario” che permetta ai richiedenti asilo di trovare un lavoro più rapidamente sul territorio francese. Propone anche di mettere fine alla Convenzione di Dublino, la quale prevede che lo Stato Membro europeo competente dell’esame della domanda d’asilo sarà lo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell’Unione Europea. E a tal proposito, propone una ripartizione equa e solidale dei numeri di migranti tra i Paesi Membri.
Sono stati proprio questi temi a toccare il cuore degli elettori socialisti che hanno visto in Hamon la persona giusta per portare una nuova ventata di “sinistra” a un partito che durante l’amministrazione Hollande ha avuto un notevole calo di consenso. E per la stessa ragione, Valls si è ritrovato sconfitto pagando il fatto di essere stato Primo Ministro. La gente ha rivisto in lui l’ombra di Hollande. Dall’altro lato Hamon, è riuscito a cavalcare il cosiddetto “effetto novità”. Vediamo se il tempo gli darà ragione.
L’unico particolare che potrebbe giocare a sfavore del neo leader del PS, è la sua scarsa esperienza alla guida di un partito. Hamon ha dedicato la maggior parte della sua vita alla politica, ma è sempre rimasto “dietro le quinte”, non esponendosi più di tanto. Da questo punto di vista, la sensazione generale è che Hamon non sappia gestire appieno un confronto diretto con un candidato pronto ad aggredirlo su ogni tema. Durante l’ultimo dibattito televisivo che ha visto protagonisti i due candidati alla leadership del PS, egli si è dimostrato capace di spiegare in maniera curata e chiara ciò su cui si era preparato, ma allo stesso tempo ha mostrato delle difficoltà quando era il momento di parlare di cose su cui non era evidentemente particolarmente informato. Da questo punto di vista, Valls è stato bravo ad incalzarlo su questioni che egli, essendo stato Primo Ministro, conosce sicuramente meglio.
Hamon avrà tempo per rifarsi, il suo programma è ambizioso; ma nonostante questo, rimane il fatto che il PS non avrà vita facile alle elezioni presidenziali. La spaccatura nel partito è evidente e potrebbe non garantire un numero sufficiente di voti per raggiungere il secondo turno. Inoltre, bisogna anche sottolineare come gli altri candidati si siano notevolmente rafforzati e godano di un ampio consenso. Da qui la duplice sfida di Hamon: da una parte deve trovare il modo di ricompattare il partito e dall’altra quello di renderlo competitivo per le elezioni presidenziali.
Solo le elezioni di fine aprile, dunque, diranno con certezza se la scelta di Hamon si è rivelata azzeccata o meno. Di certo, una pesante sconfitta alla corsa all’Eliseo, porterebbe a una riflessione generale da parte dei vertici del partito e la necessità di dover capire di nuovo da che parte ricominciare. Intanto Hamon, come riferisce Le Monde, ha già teso la mano a Jean-Luc Mélenchon, leader del Movimento La France Insoumise e Yannick Jadot, noto militante ambientalista, candidato alle elezioni presidenziali con il partito EELV (Europe Écologies Les Verts).

Una decisiva virata a “sinistra” quella di Hamon rispetto a Valls che da sempre aveva preso le distanze da questi due partiti. A questo punto, verrebbe da chiedersi se gli elettori di Valls faranno l’opposto decidendo di votare per Macron. Lo scenario è possibile, non si può escludere nulla. Molto dipenderà da ciò che dirà Valls nelle prossime settimane e in che modo deciderà di schierarsi. Farà campagna elettorale per Hamon, appoggiando così il candidato eletto dagli elettori del suo partito? O indirizzerà i suoi sostenitori verso colui che è uscito dal Partito Socialista con l’obbiettivo di contrastarlo e “rubargli” voti?
Ad ogni modo, i primi sondaggi fatti ieri da LCI, non mostrano dei grandi cambiamenti nelle percentuali del PS. Hamon viene dato al 15%, mentre in testa là davanti ci sono sempre Marine Le Pen con il 25%, Fillon con il 22% e Macron al 21%, pronto a scattare in avanti al primo passo falso dei due candidati di destra. Così, il cammino di Hamon verso l’Eliseo è tutt’altro che semplice e non inizia con i migliori auspici.
Mattia Gozzi
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