Cos’ho da perdere se vado ad un comizio di Trump?

“Veh che ho bucato: riuscite a venirmi a prendere su Abbott?” Sono in Michigan, una sorta di pianura padana con temperature invernali sui -8.4 °C. Per ora ce ne sono 32 e sto morendo di caldo. La capitale no, non è Detroit, ci sono rimasto male anch’io. Si chiama Lansing (anche se ha circa 114mila abitanti: come Vicenza, per dire). Sembra che gli americani se ne freghino del numero di abitanti: la capitale la piazzano generalmente in mezzo allo stato ( A East Lansing invece (che sostanzialmente è attaccata a Lansing, ma è una città a parte) si trova la ateneo celebre anche per la sua squadra di basket, gli Spartans, nella quale ha militato fra gli altri anche il mitico Magic Johnson. Il campus è enorme, circa 6 km: per dare un’idea, dai Giardini Margherita alla stazione, a Bologna, ci sono “solo” 3 km). Per fortuna mi trovo nella parte nord del campus e non ci metto molto a raggiungerne il confine. Sto fuggendo dalla giornata di orientamento per tutti i teaching assistant, una cosa che devono fare tutti i dottorandi. Una mattina così proficua e interessante che decido di sostituire la sessione pomeridiana con una capatina al comizio di Donald Trump. Sì, il Michigan vota democratico dal 1992 e i sondaggi per ora danno Clinton come vincitrice. Non che non valga la pena provarci qui, tuttavia ci sono alcuni stati in cui Trump quando ho saputo la notizia, mi aspettavo che il comizio si tenesse al campus o a downtown Lansing per sfruttare il potenziale bacino dei 50mila studenti provenienti da tutto il paese o parlare ai cittadini di un territorio storicamente legato a quell’industria automobilistica così colpita durante la crisi. Niente di tutto ciò: si va a Dimondale, paesino di Detroit viene spesso usata nei discorsi in questi giorni, così ho voluto dare un’occhiata alla situazione ora: come va il tasso di disoccupazione? Ecco un riassunto del Dati aggiornati al 3/8/2016. NB il tasso non è aggiustato per la stagionalità: essendo giugno il mese che presenta maggiormente questo problema ha senso solo confrontare in termini del suo comitato elettorale, per dare una svolta ad una campagna che lo vede per ora indietro di diversi punti rispetto a Hillary. In particolare si è Paul Manafort, il campaign chair (il ruolo più alto nello staff), sospettato di avere e perciò in grado di influenzare negativamente le chance di vittoria di “The Donald”. La squadra ora è completamente rinnovata, a soli 79 giorni di lavoro prima delle elezioni. in inglese) è ben protetto: oltre ad un numero consistente di forze armate fuori, è presente anche qualche unità sul tetto. È normale: il candidato alla Presidenza ha la possibilità di avvalersi della protezione dei il palco: sostanzialmente tutta la struttura serve ad avere un’inquadradura dove chi parla, rivolgendosi ai media, è circondato da persone. Non si tratta di una novità nella scena americana, ma di persona fa un certo effetto comunque. Il pubblico è indubbiamente composto per la quasi totalità da bianchi , mentre non riesco a capire quale possa essere l’età media: nella mia zona prevalgono gli over 40 (chiedo scusa per la misurazione spannometrica), ma ci sono diversi ragazzi sui 20/30, e non riesco a vedere chi è sotto al palco o nelle prime file sulle tribune opposte. Gli speakers lanciano Pavarotti e il “vincerò” della Turandot e io, con una iniezione di italianità, comincio a parlare con i miei vicini. “Trump sarà un grande leader per l’America e per il mondo” . Arrivano i rinforzi da dietro: l’idea è quella che i Democrats abbiano rovinato il paese e . La Clinton è stata Segretario di Stato, la versione USA del Ministro degli Esteri, dal 2009 al 2013, con Obama. Molto di quello che sa è roba che scotta. E invece di usare i server federali, mandava mail con contenuti top secret da casa. Probabilmente la password del router era “Monica”. capitate al duo Clinton da quando hanno visibilità politica. Su questo punto sono sostanzialmente tutti d’accordo, e Trump lo sa bene: , dice il ragazzo con la bandana. Insomma, Hillary non sta simpatica a molti, come scrivono al , il candidato di Detroit, ritiratosi in corsa a sostegno di Trump, altri , il governatore dell’Ohio, ma sono tutti convinti che Trump sia il candidato ideale. Nonostante i suoi “modi da newyorkese” un po’ spacconi e diretti, che vengono apprezzati proprio in quanto tali. E il fatto di non aver avuto precedenti esperienze politiche, a differenza di , lo mette in una posizione di forza anche nei confronti dell’establishment conservatore, visto come statico e corrotto. L’altro grande punto di forza del candidato repubblicano è il suo essere imprenditore. Ossia poter attaccare i politici di mestiere e contrapporre la capacità di creare posti di lavoro. Altro punto cruciale per alcuni dei miei vicini-di-comizio è la libertà di possedere armi, concessa dal secondo emendamento della Costituzione. Questo mi ricorda il signore con il cappello della Infine i rapporti esteri. Questo vuol dire lotta totale al “terrorismo islamista” sul fronte militare, mentre su quello economico è fondamentale impedire alle aziende americane di delocalizzare e/o importare a basso costo da alti paesi. Su tutti Messico e Cina, dove il primo è il vicino che dispone di manodopera a basso costo per potenziali spostamenti della produzione, l’altro come l’avversario economico. Dobbiamo interrompere il discorso. Sono arrivati ad introdurre Trump e a scaldare la folla una serie di personaggi, tra cui un veterano, un generale appena ritiratosi e una rappresentante del comitato repubblicano locale. Ne viene fuori il seguente: la signora ha la voce più acuta che io abbia mai sentito, e il microfono non aiuta direttamente dalla Lousiana (che la settimana scorsa è stata colpita da una tremenda inondazione). è il pezzo con cui il potenziale prossimo presidente degli USA sale sul palco “Beh come, tutta sta aspettativa e poi non ci racconti cos’ha detto Trump?” Se volete…ma in pratica è esattamente quello che mi avevano già raccontato i miei vicini-di-comizio. Che è una cosa molto buona per Trump. I casi sono due: o lui ha capito perfettamente i temi che stanno a cuore del suo elettorato, oppure il suo elettorato ha perfettamente internalizzato le priorità di Trump. La fidelizzazione c’è, bisogna capire se poi Trump e il suo comitato sono in grado di trasformare questi sostenitori convinti in figure attive nella ricerca del consenso locale, per quanto appunto possa contare in Michigan. La cosa che invece mi colpisce è il dialogo che c’è tra il pubblico e lo speaker. Immaginate alle superiori la prof che chiede: “chi ha capito dica sì” o simile. In Italia ci sarebbe – forse – un accenno con la testa, qualche sibilo giusto per dare un po’ di suono e bona lè. Qui invece è un po’ come se tutta la classe rispondesse ad alta voce SIIIIIIIIIIIIIIIIII. Magari sono io, che ho visto solo comizi elettorali locali. Dove la gente ti chiede quando metti a posto l’argine o se al centro giovani sostituiscono il calciobalilla. lo show sembra una componente fondamentale del fare politica in questo paese. Questo è quello che succede circa ogni volta che Trump smette di parlare per più di mezzo secondo. Secondo, il classico di questa campagna elettorale. Riferito a Hillary Clinton: “ E questo non una volta, due, tre. Ogni singola volta che spuntava fuori il nome Con alcune varianti molto divertenti provenienti da poeti alle mie spalle, ma siamo alla Disney e non è neanche giovedì. Cioè, Hillary lascerà passare tutti gli immigrati come la Merkel. Siamo in campagna elettorale e non è sicuramente la cosa più strana che abbiamo sentito dire da Trump. Qui una Del discorso di Trump vi dirò invece una cosa, che è molto importante, perché è una sorta di cambiamento fondamentale nella sua campagna. Finora è andato forte con bianchi con un’età medio-alta ma molto male con le minoranze etniche. Lo ha detto davanti ad un pubblico sì completamente bianco ma che, come abbiamo visto, svolge solo il ruolo di contorno. Quello che conta è piuttosto lo sguardo dritto in camera per provare a catturare una fetta di elettorato che potenzialmente si può rivelare decisiva. Clicca per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)