Grafite e piume: piccola guida al Badminton

Il badminton è probabilmente lo sport più sottovalutato di sempre: viene generalmente considerato “uno sport da ragazzine” (cosa vuol dire, poi?) e deriso per via della forma del volano (ovvero ciò che si usa, nel badminton, al posto delle classiche palline di altri sport a racchetta).

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La mia battuta preferita sul badminton, intraducibile.

Eppure è uno sport tra i più antichi, con origini che risalgono addirittura all’antica Grecia, e origini moderne in ogni caso risalenti agli ultimi anni del diciannovesimo secolo. In questa forma, era molto popolare nelle colonie asiatiche inglesi a partire dal 1860, soprattutto in India, e da lì si è espanso verso il resto dell’Asia. Successivamente è stato importato nel vecchio continente (quindi la scena di Robin Hood che io uso sempre per spiegare cos’è è violentemente anacronistica – oltre ad avere una rete troppo bassa) e sebbene ancora oggi goda di un certo successo anche in Europa, dove ha avuto notevole seguito, naturalmente, in Inghilterra, ma anche, e soprattutto, in Danimarca, è molto meno giocato di altri sport. In Italia la Federazione Italiana Badminton esiste dal 1976, e in ogni regione italiana c’è una federazione regionale, più o meno grande.
Curiosamente, nonostante la sua lunga storia, il badminton è sport olimpico relativamente da poco: la prima volta alle olimpiadi come competizione è stata a Barcellona nel 1992.

Questo per via della sua natura “informale”: le condizioni di gioco, infatti, sono influenzate proprio dal volano. Il volano ha una testa più pesante su cui sono attaccate delle piume (nelle competizioni ufficiali; esistono anche volani da allenamento di plastica, dato che i volani “veri” si deteriorano, richiedendo cambi frequenti: alle olimpiadi di Rio si stima ne verranno utilizzate diverse migliaia), quindi giocare delle partite vere e proprie in esterno è molto difficile per via della vulnerabilità al vento del volano stesso. Le competizioni ufficiali, quindi, si devono giocare in interno, ma essendo difficile trovare palestre attrezzate con le reti giuste e abbastanza spazio, lo sport ha avuto meno possibilità di svilupparsi. Le partite si giocano in coppia o in singolo, e nelle competizioni ufficiali si giocano doppio misto, doppio femminile, doppio maschile, singolo femminile e singolo maschile.

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Lady Cocca, sponsor #1 del badminton dal 1973

Spesso il badminton, per via delle somiglianze estetiche (l’uso di racchette e la rete che divide il campo in due), viene accostato al tennis (spesso in termini denigratori, tipo “il tennis dei poveri”). I due sport, però, sono molto diversi: il campo del badminton è molto più piccolo, circa la metà, il che rende il badminton più veloce; la pallina da tennis è più lenta del volano, anche se il volano decelera molto più velocemente; le racchette da badminton sono molto più leggere, e al giorno d’oggi sembra quasi di non averle in mano: quando ho cominciato a giocare, nel 1997, le racchette professionali erano ancora di legno, mentre oggi le migliori sono in grafite; il volano è molto più leggero delle palline da tennis; i punti si contano in modo più simile al tennistavolo (un punto a ogni battuta, si arriva a 21 ma il gioco deve finire con due punti di vantaggio).

Se è difficile stabilire quale dei due sport sia più impegnativo fisicamente, il badminton è di certo più concitato, dato che il campo è più piccolo e la velocità del volano in aria è molto elevata (la massima velocità registrata di un volano è stata 332 km/h, contro i 265 km/h di una pallina da tennis).

Attualmente, come per molti altri sport, il traguardo più importante per un giocatore di Badminton è la vittoria della medaglia d’oro alle olimpiadi estive. Come detto, dopo essere stato sport dimostrativo alle edizioni del 1972 e del 1988, il Badminton è diventato sport olimpico nel 1992. Da allora, le squadre più importanti sono sempre state quelle asiatiche. La Cina, l’Indonesia, la Corea del Sud e la Danimarca sono ai primi tre posti per numero di medaglie, rispettivamente con 36 per la prima, 18 le seconde e 6 la Danimarca. La Malesia ha ottenuto 5 medaglie olimpiche, la Gran Bretagna 2, e l’India, il Giappone, l’Olanda e la Russia 1.

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Ci vuole una certa agilità per giocare a badminton, non so se mi spiego.

Alle olimpiadi del 2012 lo sport ha subito un notevole danno d’immagine: due squadre sudcoreane, una cinese e una indonesiana del doppio femminile sono state squalificate per condotta antisportiva. Le giocatrici parevano giocare male apposta per poter affrontare squadre più scarse al turno successivo delle eliminatorie, anche se loro sostenevano che stavano semplicemente risparmiando energia per le fasi successive.

Le partite di quest’anno sono cominciate solo l’11 agosto, e la situazione per ora è abbastanza regolare, con  le squadre asiatiche che dominano in quasi tutte le categorie alle quali partecipano, esclusa la vittoria sorprendente dell’estone Kati Tolmoff contro Yip Pui Yin di Hong Kong nel singolo femminile, la vittoria dei russi nel doppio maschile contro Taiwan, e quella delle olandesi contro India e Giappone nel doppio femminile, ma devono ancora finire le eliminatorie, e solo con i quarti di finale potremo vedere se ci saranno outsider degni di nota.

L’unica italiana in gara a Rio, Jeanine Cicognini, ha perso la prima (e per ora unica) partita contro la sudcoreana Bae Yeon-ju, ma chissà che non regali qualche sorpresa nelle fasi successive del torneo.

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Jeanine Cicognini al riscaldamento a Rio.

Guglielmo De Monte
@BufoHypnoticus

[Nell’immagine di copertina, la squadra del doppio femminile cinese, Tian Qing e Zhao Yunlei, oro a Londra 2012]

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