Playlist indie (e un po’ disturbante) per la festa della mamma

Playlist indie (e un po’ disturbante) per la festa della mamma

un’altra domenica si è meritata una proposta di sonorizzazione: la seconda di maggio, in cui cade la festa della mamma. Non c’è bisogno di aver studiato neppure un bignami su Freud per avere ben chiaro che, , i genitori e in particolare il genitore femmina, che sia ‘solo’ affettivo o anche biologico poco importa, ci hanno in buona parte creati per i mostri che siamo; dunque sappiamo dove rivolgere le lamentele/i ringraziamenti. Le madri sono oggetti complessi e ci vuole realismo per descriverle; va benissimo, ma c’ha pure un po’ rotto le scatole. Senza farlo neanche apposta, ho trovato nei miei archivi una marea di canzoni con storie che spaziano dal ‘sinceramente commosso’ al ‘decisamente poco edificante’ passando per il ‘ma non è reato?!’ che, in un modo o nell’altro, parlassero delle Giocaste che ci hanno dato alla luce – Un classicone della canzone italiana che in realtà racconta una storiaccia di ragazze madri, bestemmie e onomastica creativa che anni di Carlo Conti in tv hanno forse impedito a noi giovini di capire appieno: stavolta la troviamo tinta di La carismatica Monique Mizrahi aka Honeybird ai concerti raccontava che la sua ginecologa, alla soglia fatale dei 30 anni, durante una visita di controllo le avesse fatto i complimenti per il bell’apparato riproduttivo, dicendole che sarebbe stato un vero peccato non sfruttarlo per riprodursi. Apriti cielo. Per citare Caparezza, non so se sia peggio, da figli, essere consapevoli di essere nati per via di un condom rotto oppure per interesse scientifico-demografico di un medico. dopo qualche Big Mac), oltre a comporre da più di 20 anni musica celestiale, sono anche mormoni e piuttosto seri a riguardo. Giova ricordarselo, quando si ascoltano certi loro testi. I Cocteau Twins sono uno dei presupposti culturali di Grimes, in particolare quella prima maniera. Ciò detto, anche se ogni onda registrata su quel disco grida “ANNI ’80!!1!11!” da ogni byte, può nondimeno essere gradevole farsi un viaggio nel militaresco incedere delle drum machine di Robin Guthrie e nei testi stonati (nel senso di ) di Elisabeth Frazer, dove la madre era una falena e lei prendeva forma di bulbo. Ci siamo passati tutti, no? sono un aspetto della vita umana ben studiato da economisti, psicologi e neuroscienzati sotto il nome di : le decisioni d’istinto, quelle che non sappiamo esattamente come ci vengano, ma che, magari, determinano effetti di importanza capitale a lungo termine. Oltre il trionfale giro d’accordi, la voce di Mark Mothersbaugh (guarda un po’) insiste nel proclamare una ribellione isterica che culmina con la coda Madri, sì, ma anche le madre degli altri. In particolare, le madri dei propri partner, le mitologiche . Alcune amorevoli, altre presumibilmente iscritte al partito nazista, altre ancora mai conosciute: ci sono tante possibilità, ma di sicuro nessuno di noi, a differenza di André 3000, ha mai Da un album postumo di un gruppo prog-Branduardi-psych messinese anni Zero, a mio avviso veramente imperdibile; qui in un momento malinconico di una donna non più giovane, apostrofata dalla figlia, che la rassicura della non necessità di truccarsi per apparire più bella davanti a sé. Mark Kozelek è un uomo ben più che maturo (e coi suoi bei giramentini di cazzo che ti fanno venire voglia di non dover essere il suo fonico), ma ciononostante sa ancora guardare dentro di sé e nel 2013 ha rinnovato la sua carriera fragorosamente con Benji. Molti brani sembrano stralci di un diario privato , si parla di affetti e di famiglia, con una naturalezza disarmante. Anche a 50 anni suonati si ha paura di perdere i genitori, pare. L’ultimo album di Sufjan si chiama “Carrie e Lowell”, come i suoi genitori. Wiki mi istruisce sul fatto che “la madre di Steven, che soffriva di depressione, schizofrenia e che abusava di sostanze, lo abbandonò quando lui aveva un anno”. L’album è stato scritto, quattro decenni dopo, e sembra aver avuto, come capita spesso in questi casi, una funzione terapeutica. Per ricordarsi che, nonostante le opinioni contrarie, a volte le mamme sono anche dei papà, e viceversa.