Mondovisioni porta a Bologna i documentari di Internazionale

Sei appuntamenti dedicati a sei diverse aree del mondo, a sei diverse tematiche e a sei diverse idee di regia, legati da un unico tema ricorrente: raccontare la frattura tra istituzioni e cittadini, nonché di come i cittadini si possano riappropriare dello spazio pubblico. Così Lorenzo Burlando presenta la IV Edizione di “Mondovisioni” a Bologna, la rassegna itinerante promossa da Internazionale e CineAgenzia che porta ogni anno in giro per l’Italia i documentari presentati al festival del settimanale a Ferrara.

Per la quarta volta Sfera Cubica e Kinodromo, con il patrocinio del Comune, permettono ai bolognesi di riflettere sull’attualità internazionale, i diritti umani, l’informazione. Teatro della rassegna sarà, come di consueto, il Cinema Europa di via Pietralata 55/A che aprirà le sue porte alle 20 per offrire un aperitivo prima delle proiezioni, che cominceranno alle 21.15.

Programma:

Martedì 16 febbraio – Cartel Land

di Matthew Heineman

Messico/Stati Uniti 2015, 98’

In Messico il medico José Mireles comanda la rivolta contro il cartello della droga dei Cavalieri Templari. Nel frattempo, lungo la valle Altar dell’Arizona, Tim “Nailer” Foley, veterano statunitense, è a capo degli Arizona Border Recon, per impedire alla guerra tra i narcotrafficanti messicani di oltrepassare il confine. Quando il governo non è in grado di proteggere le persone dalle organizzazioni criminali, se ne occupano privati cittadini.

Lunedì 29 febbraio (T)error

di Lyric R. Cabral e David Felix Sutcliffe

Stati Uniti 2015, 93’ 

Il diario dietro le quinte, girato nel corso di due anni, di un agente segreto dell’Fbi che si muove sul labile confine tra la prevenzione dei reati e la loro invenzione e che per più di vent’anni si è infiltrato nelle reti del terrorismo e ha fatto amicizia con persone sospettate di farne parte. Un tentativo di far luce sull’ossessione per la sorveglianza nell’America di oggi, e rispondere all’inquietante domanda: chi controlla chi ci controlla?

Martedì 15 marzo – Voyage en barbarie

di Cécile Allegra e Delphine Deloget

Francia 2014, 72’ 

Il Sinai è diventato teatro di una vera tratta degli schiavi: a partire dal 2009 cinquantamila eritrei sono passati da qui e diecimila non ne sono mai usciti. Giovani, di buona famiglia, cristiani e in fuga da una dittatura, vengono rapiti durante la marcia verso il Sudan e torturati da beduini per ottenere un riscatto dalle famiglie. Tre sopravvissuti svelano una vicenda avvolta ancora dal silenzio, l’ennesimo dramma sulle rotte della migrazione.

Martedì 29 marzo – Life is sacred 

di Andreas M. Dalsgaard

Danimarca/Irlanda/Norvegia/Colombia 2014, 104’ 

La Colombia è spesso citata per le sue storie di narcotrafficanti, paramilitari e corruzione. Ma il paese ha anche un altro volto, quello di chi lavora duramente e combatte per una vera democrazia, come Antanas Mockus, un leader eccentrico e senza paura che usando mimi, matite, flashmob e costumi da supereroe ha dichiarato guerra alle ingiustizie e alla violenza, scoprendo quanto è difficile cambiare una società contaminata dall’illegalità.

Martedì 12 aprile – The Chinese mayor 

di Zhou Hao

Cina 2015, 86’

Un tempo florida capitale della Cina imperiale, la città di Datong è oggi quasi in rovina. Il sindaco Geng Yanbo è convinto di poter invertire la rotta e ha piani ambiziosi per restituire alla città la gloria passata, ma a caro prezzo: abbattere migliaia di case e trasferire mezzo milione di persone. Le possibilità di successo dipendono dalla sua abilità di tenere a bada cittadini inferociti e una élite di partito infastidita dalla sua ambizione.

Martedì 26 aprile – We are journalists

di Ahmad Jalali Farahani

Danimarca/Iran 2014, 85’

Ahmad Jalali Farahani è un giornalista iraniano costretto all’esilio. Il film rivela non solo le sue sofferenze personali in una instancabile lotta per la libertà di espressione in Iran, ma anche la situazione di tanti suoi colleghi: quelli che hanno perso lavoro in seguito alla chiusura dei loro giornali e quelli che da un esilio forzato continuano a battersi per la libertà e la democrazia nel loro paese.

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