Nel suo discorso sullo Stato dell’Unione, Obama ha indicato la direzione verso cui si muoverà la Casa Bianca nei prossimi mesi, in vista delle elezioni di metà mandato di Novembre.
L’obiettivo strategico del Presidente sembra essere quello di imprimere un’accelerazione alla sua agenda politica, promuovendo le misure necessarie per affrontare la ripresa economica senza lasciare nessuno indietro. Ascoltando il tono risoluto di Obama mentre afferma che troppi americani devono ancora farsi carico del peso della diseguaglianza economica senza prospettive di avanzamento nella scala sociale, non posso che tornare con la mente al “racconto delle due città” con cui Bill De Blasio ha dato voce ai tanti newyorkesi che negli anni hanno visto lo splendore del sogno americano annebbiarsi e farsi più lontano.
C’è più di un elemento di somiglianza tra il neo-sindaco, che ha dato prova di essere molto concentrato sui punti chiave del suo programma, e il Presidente Obama che, giunto ormai a metà del suo secondo mandato, presenta la ”Opportunity Agenda”, un micro programma per la ripresa economica focalizzato sull’occupazione. E non sfugge l’influenza che l’avvento di un sindaco Dem alla guida di NYC, insieme a movimenti come Occupy e di iniziative come le proteste dei lavoratori delle grandi multinazionali americane, hanno avuto nel riportare al centro del dibattito pubblico il tema della diseguaglianza economica e sociale.
A differenza di De Blasio, che ha stravinto le elezioni di novembre e gode di un ampio consenso e di un supporto compatto alla City Hall di New York, Obama deve fare i conti con un Congresso ostile, la cui maggioranza Repubblicana ha già dato prova di essere un interlocutore non troppo accondiscendente.
E’ con la formula del “with or withoutit” che il Presidente ha quindi annunciato di voler affrontare la sfida dell’occupazione, a partire dall’innalzamento del salario minimo: nessun americano che abbia un lavoro deve essere costretto a vivere in condizioni di povertà, ha detto Obama, che è pronto a fare uso dei poteri presidenziali per attuare misure politiche senza passare per l’iter legislativo, qualora il Congresso scegliesse di non collaborare.
La proposta più dirompente presentata durante il discorso sullo Stato dell’Unione è quella di portare il salario minimo dei dipendenti pubblici a 10,10 dollari l’ora, contro i 7,25 attuali, assecondando così sindacati e gruppi di pressione che già dagli anni ’90 perseguono una instancabile battaglia per l’adeguamento della paga all’aumento del costo della vita negli States.
Si tratta di una misura evidentemente contro corrente – basti pensare alla linea tenuta dalla nostra parte dell’oceano in materia – che difficilmente troverà spazi di accordo con i Repubblicani, preoccupati per le ripercussioni di tale iniziativa sull’economia del paese e indeboliti sul piano politico dalle profonde divisioni interne. Se sarà attuata attraverso l’executive order del Presidente, però, questa misura riguarderà solo i nuovi contratti federali, andando a beneficio di una piccola percentuale di lavoratori, quelli del settore pubblico assunti dopo la direttiva presidenziale.
E’ un buon inizio, verrebbe da dire, considerando che l’occupazione è una delle priorità dell’amministrazione Obama – a partire dal “Jobs Act” lanciato nel 2011- e che tanto resta ancora da fare per potersi lasciare la crisi economica e i suoi effetti sul lavoro alle spalle: secondo il Bureau of Labor Statistic Data, infatti, gli oltre 3 milioni di posti di lavoro creati dall’insediamento del Presidente nel 2009 non sono abbastanza per ritornare ai livelli pre-crisi.
E mentre il presidente del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ci ricorda che l’Europa non uscirà completamente dalla crisi economica senza una decisa inversione di tendenza nel campo dell’occupazione, Obama attraversa gli Stati Uniti per dare avvio allo “Year of Action”: jobs ed equality sono i binari su cui muoverà la campagna elettorale “in azione” in vista dell’appuntamento elettorale di Novembre.
Presentando le tappe chiave del suo viaggio, Obama ha evidenziato i quattro punti essenziali dell’Agenda presentata nel discorso sullo Stato dell’Unione: creazione di posti di lavoronel settore dell’industria e dell’energia,programmi di formazione per offrire ai lavoratori le competenze necessarie ad occupare quelle mansioni, garanzia di percorsi educativi per tutti i bambini dai livelli di istruzione inferiori fino al college, per costruire migliori possibilità di occupazione. Infine, livelli di retribuzione adeguati e senza discriminazioni di genere, fondi pensione accessibili e assicurazioni sanitarie adeguate, infine, come fondamenta del progetto di ricostruzione del “sogno americano” che Obama vuole completare nel tempo che gli resta prima dell’elezione del suo successore.
“Opportunity is who we are. And the defining project of our generation is to restore that promise”, ha detto Obama al Campidoglio lo scorso martedì, a suggerire una visione per il futuro, più che un bilancio sul presente.
Lucrezia Lattanzi