#Metoo in Francia: Una rivoluzione incompiuta

Dopo sei anni, il movimento che denuncia la violenza sessuale e di genere ha registrato progressi e resistenze. Con il mondo del cinema di nuovo al centro della scena, quest’ultimo capitolo potrebbe rappresentare un punto di svolta. Tuttavia, l’antifemminismo rimane diffuso. Quante volte è stato proclamato il movimento #MeToo in Francia? Con le rivelazioni dell’attrice Adèle Haenel, della scrittrice Vanessa Springora e dell’avvocata e scrittrice Camille Kouchner, lo scandalo che ha coinvolto il giornalista e scrittore Patrick Poivre d’Arvor, e tanto altro… Con ognuna di queste potenti testimonianze sembrava che il movimento avesse finalmente raggiunto la Francia. Ogni volta, però, la reazione è stata rapida e sembrava che la porta fosse stata nuovamente chiusa. «#MeToo è come una torta a strati. Bisogna continuare ad aggiungere strati», ha osservato In Francia, la storia di questo movimento è stata un susseguirsi di alti e bassi, di svolte e contraccolpi. Quest’ultimo capitolo, segnato dalle accuse rivolte agli attori Gérard Depardieu e Philippe Caubère, ai registi Benoît Jacquot e Jacques Doillon, e allo scrittore Gérard Miller, conferma questa dinamica. Alcune figure, come l’attrice su più fronti per limitare le conseguenze delle riprese trasmesse dal programma d’inchiesta , che lo scorso dicembre hanno riacceso lo scandalo legato a Depardieu. La controffensiva ha incluso la diffusione di fake news da parte del gruppo Bolloré, la pubblicazione di una a sostegno di Depardieu firmata da 56 celebrità del mondo dell’arte, pubblicata con l’aiuto della consulente di pubbliche relazioni per le crisi Anne Hommel; e, soprattutto, l’appoggio del presidente francese Emmanuel Macron. Rinnegando il proprio ministro della cultura, Macron ha definito quanto accaduto una «caccia all’uomo» e ha dichiarato che l’attore «rende orgogliosa la Francia». La reazione agli scandali che hanno coinvolto Jacques Doillon e Benoît Jacquot, personaggi che, insieme a Philippe Garrel, incarnano una nozione molto francese di regista come autore, non si è fatta attendere. La risposta ha denunciato un da parte di attrici in cerca di attenzione. Fin dalla prima ondata di rivelazioni di #MeToo nel 2017, c’è stata una forte reazione. Mentre negli Stati Uniti non si metteva in discussione il principio di #MeToo ma i suoi limiti, in Francia il dibattito era semplicemente «pro» o «contro». All’epoca, mentre negli Stati Uniti non si metteva in discussione il principio di #MeToo ma i suoi limiti, in Francia il dibattito era semplicemente Il giornalista di estrema destra ora politico Éric Zemmour ha paragonato («Denuncia il tuo maiale», l’equivalente francese di #MeToo) alle esortazioni « » della Seconda guerra mondiale. Mentre presentava il suo programma per combattere la violenza sulle donne, Emmanuel Macron ha dichiarato di non volere «una società di spie», mentre il suo ministro dell’economia, Bruno Le Maire, ha spiegato che non avrebbe denunciato un politico se fosse stato a conoscenza di accuse di molestie sessuali nei suoi confronti, prima di ritrattare la sua posizione. Tre mesi dopo, mentre negli Stati Uniti diventava virale il discorso di Oprah Winfrey ai Golden Globes che acclamava un «nuovo giorno» per le donne che quell’anno «erano diventate la storia», la Francia si svegliava con la , così chiamata dall’attrice Catherine Deneuve, una delle firmatarie. La lettera difende una «libertà di importunare» contro il «puritanesimo», ed è stata accompagnata dai commenti scioccanti di due firmatarie: «Puoi raggiungere l’orgasmo anche se vieni violentata» ( , attrice e conduttrice radiofonica ); e «Il mio grande rimpianto è non essere stata violentata [per dimostrare che] si può andare oltre» ( Due anni dopo, l’attrice Adèle Haenel ha abbandonato la cerimonia dei premi César in segno di protesta per il trionfo del regista Roman Polanski, accusato di stupro da sei adolescenti. Tale gesto ha scatenato ulteriori polemiche e redatto da 100 avvocate che denunciavano «il trionfo del tribunale della pubblica opinione» e la «preoccupante presunzione di colpevolezza» che, secondo le firmatarie, grava sugli uomini accusati di illecito. Da allora, Haenel , si è tolto la vita nel settembre del 2020, il movimento #MeToo si è trovato nuovamente sul banco degli imputati. «Le spie hanno vinto. […] Diteci: quanti cadaveri volete ancora?», ha dichiarato con rabbia l’avvocata Marie Burguburu in un Cinque mesi dopo, una valanga di rivelazioni mediatiche riguardanti il presentatore televisivo Patrick Poivre d’Arvor, l’attore Richard Berry, il produttore Gérard Louvin, e l’artista Claude Lévêque, ha portato alla pubblicazione di scritta da alcuni avvocati che condannavano «un processo mediatico». «Negli Stati Uniti le persone sono state reattive, in Francia sono state reazionarie», ha commentato la storica francese Laure Murat. accusato di stupro ricevere una standing ovation in Parlamento e poi ottenere una promozione; un famoso accusato di stupro ricevere un trattamento da red carpet dalle trasmissioni televisive senza mai essere interrogato riguardo alle accuse; un ripetutamente accusato di stupro venire onorato dalla Cinémathèque e ricevere un premio César; famoso provocare risate in uno studio televisivo mentre spiegava come, durante le visite ai musei, fosse solito esibire il suo pene di fronte a visitatori sconvolti. In tutto questo, le donne che hanno trovato il coraggio di condividere le loro esperienze di violenza sessuale sono state chiamate «pu**ane», «tr**e», «bugiarde» e «arrampicatrici sociali» in cerca di attenzioni attraverso una «trovata pubblicitaria». «Il controllo sociale deve cambiare. Oggi non viene esercitato sui predatori, ma sulle vittime», afferma l’autrice Hélène Devynck. Eppure, molti ritengono che si sia raggiunto un punto di svolta. Nella sua serie TV autobiografica , l’attrice Judith Godrèche non ha nominato il regista che l’ha adescata all’età di 14 anni. Solo dopo il rilascio di un’ del regista del 2011, Godrèche ha rivelato che si trattava di Benoît Jacquot . Nel frattempo, la lettera aperta in sostegno a Depardieu è stata un fiasco, con diversi firmatari che hanno ritrattato ed espresso il loro successivo «imbarazzo» riguardo al testo e al suo organizzatore, uno stretto collaboratore di Zemmour. «Sì, la mia firma è stata un‘altra violenza», sono state le Sotto critiche accese, Emmanuel Macron ha chiesto l’intervento di sua moglie Brigitte sul canale televisivo per evidenziare il «coraggio» delle donne che si esprimono a riguardo. Successivamente, Macron stesso ha ammesso in una che avrebbe dovuto sottolineare l’importanza «delle parole delle donne vittime di questa violenza». Un altro segno di cambiamento: solo 56 celebrità hanno firmato la lettera a sostegno di Depardieu, una grande differenza rispetto alle 700 che al momento del suo arresto in Svizzera nel 2009. Inoltre, sono state pubblicate ben Mentre alcune persone celebri vicine a Depardieu si sono fatte notare per la loro assenza, molti attori di spicco hanno offerto il loro sostegno alle accuse. «Ovviamente sono dalla loro parte, e sostengo pienamente le donne che denunciano», è stata la risposta dell’attore Daniel Auteuil quando gli è stato chiesto di #MeToo durante il talk show «Con Gérard Depardieu, stiamo perdendo di vista ciò che conta davvero: ci sono stati cinquant’anni di noncuranza nel mondo del cinema», si è lamentata l’attrice Emmanuelle Devos durante la trasmissione , prima di applaudire. Così facendo, ha contraddetto le sue dichiarazioni del 2018 riguardo a : «Coloro che si oppongono a tutto questo, sono vecchi e se ne andranno. […] Coloro che hanno commesso violenze, se ne andranno. Funziona così. E penso che sia abbastanza giusto». L’autrice e regista Iris Brey, laureata in teoria del cinema, considera questa serie di eventi un «punto di svolta». «In passato, la maggior parte delle attrici, se interrogate durante la promozione di un film, si limitavano a dire “non mi è mai successo”. Oggi, le attrici che non hanno detto #MeToo spiegheranno che credono alle donne che hanno parlato», ha dichiarato. Brey ritiene che questo cambiamento sia stato reso possibile attraverso foto e storie che permettono di conoscere il punto di vista e la mentalità di chi ha subito violenze. «La serie di Judith Godrèche ci permette di vedere il punto di vista della vittima, a differenza del film di Benoît Jacquot o del documentario di Gérard Miller in cui lui [Jacquot] parla per ore. La storia di Neige Sinno, [ , il suo racconto dei ripetuti stupri e abusi subiti da bambina da parte del patrigno], rappresenta un nuovo modo di ascoltare le parole, di esaminare un punto di vista. Le prove grezze di Ma piuttosto che un autentico punto di svolta, la storica Laure Murat considera il caso Depardieu una «scossa»: «Proprio come la lettera di Deneuve ha unito varie persone, la lettera di Depardieu ha visto il disconoscimento [da parte di molti firmatari]. L’Anno Uno di #MeToo (2018-2023), una sorta di grande reset, è giunto al termine. Ma siamo ancora lontani dall’Anno Due. Non si possono cambiare i costumi di una società in sei anni». Specializzata in storia culturale e letteraria con una cattedra alla UCLA, Murat osserva che «per la prima volta» sembra essere «in declino» l’ostilità nei confronti di #MeToo, espressa inveendo contro «la polizia morale» e «le folle», con un silenzio assordante da parte di chi subisce violenza, e corrompendo la presunzione di innocenza. La storia di #MeToo in Francia è stata raccontata attraverso la sua «contro-narrazione»: è stata la resistenza a questo movimento, «alla cancellazione» e «al linciaggio», che ne ha determinato il ritmo e il progresso. Murat considera che questo sia dovuto al cambiamento dell’opinione pubblica e alle crescenti critiche sui social. «La novità è che il peso del cambiamento dell’opinione pubblica ha fatto sì che i firmatari della lettera di Depardieu temessero per la loro carriera e la loro reputazione». Lo spartiacque per il caso Depardieu, però, è arrivato «perché ha rivolto le sue attenzioni a una bambina [sessualizzandola nei filmati di ]». «In Francia si pensa, giustamente, che il vero scandalo sia rivolgere le proprie attenzioni a una bambina. Con le donne, invece, sono sempre in dubbio sul consenso. Non riescono ad andare oltre l’infanzia». Infatti, gli scandali che hanno scosso maggiormente la Francia spesso hanno riguardato la pedofilia, come le rivelazioni dell’attrice Adèle Haenel riguardo al regista e sceneggiatore Christophe Ruggia, il libro di Vanessa Springora ( riguardo allo scrittore Gabriel Matzneff, e il racconto di Camille Kouchner’s ( ) sull’incesto perpetrato da Olivier Duhamel. E lo stesso vale per la scioccante storia di Judith Godrèche. Secondo Murat, la storia di #MeToo in Francia è stata raccontata attraverso la sua «contro-narrazione»: è stata la resistenza a questo movimento, «alla cancellazione» e «al linciaggio», che ne ha determinato il ritmo e il progresso. «È la contro-narrazione di #MeToo che mantiene vivo #MeToo in Francia», In queste oscillazioni tra svolte e passi indietro, la sociologa e scrittrice Kaoutar Harchi vede «il ritmo della liberazione» in una società dove il sentimento antifemminista rimane «molto diffuso» e persiste un « Questa opposizione alla lotta contro la violenza sessuale e di genere va di pari passo con la resistenza all’attivismo LGBTQI+ e anti-razzista. «Questo tipo di discorso viene da ciò che viene percepita come l’autentica identità nazionale francese costruita durante un processo di minoritarizzazione sociale e politica di persone considerate pericolose, di donne presumibilmente perverse e che pervertono, e di stranieri considerati come presunti nemici», sottolinea Harchi. Pertanto, sostiene che continui a prevalere «un sistema normativo coloniale, maschile e borghese». Nei periodi in cui i diritti delle donne sono difesi da potenti movimenti femministi, le denunce di violenza di genere registrano un aumento significativo. Il rischio di una reazione negativa non riguarda solo un antifemminismo teorico, ma un aumento della violenza sessuale e fisica su donne e bambini. Nei periodi in cui i diritti delle donne sono difesi da potenti movimenti femministi, le denunce di violenza di genere «registrano un aumento significativo», spiega la storica Christelle Taraud, curatrice di . «Ogni volta che c’è un momento di euforia femminista, i numeri aumentano. E ogni volta che le donne si piegano e si sottomettono, i numeri scendono», ha sottolineato, stabilendo una relazione «tra il movimento #MeToo e la pandemia di femminicidi che sta dilagando nel mondo». #MeToo ha chiaramente portato a svolte storiche. La vasta portata del movimento, sia online che offline, ha portato la questione della violenza sessuale e di genere nelle case. Ha anche permesso di compiere enormi progressi nel discorso e nel pensiero femminista, rendendolo più affinato e democratizzato. Eppure rimane una rivoluzione incompiuta. «Quando si chiede alle donne di raccontare le loro esperienze, emergono storie terrificanti», sottolinea Kaoutar Harchi. «C’è molta agitazione, è come se tremasse la terra sotto i piedi, ma il cielo rimane più o meno lo stesso».