La rabbia dei giovani è il motore della lotta al cambiamento climatico

In tutto il mondo le campagne politiche si rivolgono ai giovani per ottenere i loro voti, ma stanno ascoltando la loro rabbia crescente per la mancanza di azioni a livello climatico?

Questo articolo è pubblicato originariamente in inglese su 360info il 4 marzo 2024.

L’autore dell’articolo è Justin See.

Traduzione di Giada Saladanna.


Quest’anno è stato definito come un’enorme prova per la democrazia globale. Le nazioni di tutto il mondo voteranno per il loro futuro, mettendo alla prova le fondamenta delle loro istituzioni democratiche.

Molti candidati conteranno sui voti dei giovani, nonostante essi stessi non lo siano così tanto. In India, un Paese dove l’età media è di 27 anni, il primo ministro Narendra Modi ne ha 73. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, 81 anni, si rivolge ai giovani per assicurarsi il secondo mandato nelle elezioni di novembre, una presidenza che concluderebbe all’età di 86 anni.

I voti della fascia demografica giovanile sono stati fondamentali per le elezioni di febbraio in Indonesia, nelle quali i candidati hanno puntato su TikTok e sull’affinità della comunità con il K-Pop per far sì che i giovani votassero il futuro vincitore, il 72enne Prabowo Subianto.

Tuttavia, ci si chiede se questo atteggiamento verso i giovani elettori porterà anche all’ascolto dei loro desideri per il mondo.

Le voci reazionarie tendono a sminuire il supporto dei giovani elettori, sostenendo che non abbiano mai vissuto tempi difficili. Si passa dagli articoli clickbait che li chiamano pigri, fino ad arrivare ad Aristotele, che definiva i giovani  «magnanimi, perché non sono ancora stati umiliati dalla vita».

Eppure, per quanto riguarda i cambiamenti climatici, centinaia di migliaia di giovani hanno reso chiaro ciò in cui credono.

Nel 2018, la studentessa quindicenne Greta Thunberg si è seduta davanti al Parlamento svedese, chiedendo un’azione nei confronti della crisi climatica. Sei anni dopo, la protesta solitaria di Thunberg si è trasformata in un movimento giovanile globale che coinvolge milioni di giovani provenienti da circa 270 paesi.

Nel 2019, Thunberg ha dichiarato al Parlamento europeo che «la nostra casa sta cadendo a pezzi e i nostri leader devono iniziare ad agire di conseguenza».

Nel 2024, i giovani di tutto il mondo marciano per le strade, indicono  scioperi nelle scuole, presentano petizioni ai politici e citano in tribunale i governi per cercare di ottenere un’azione per il clima.

Nel 2021, in Australia, una rete di studenti ha fatto la storia con la più grande mobilitazione per il clima della storia del Paese: una manifestazione di 350.000 persone. I partecipanti hanno ignorato gli appelli del governo che chiedeva loro di restare a scuola, sostenendo la necessità di ulteriori azioni per contrastare la crisi climatica.

Mentre si chiude la finestra per limitare il riscaldamento globale a 2 gradi Celsius, sempre più giovani provano rabbia per il cambiamento climatico. E i ricercatori ritengono che non sia necessariamente un male.

La rabbia climatica e altre emozioni

La rabbia è una risposta emotiva comune a un’ingiustizia percepita, all’immoralità o a un ostacolo che frena il raggiungimento di un obiettivo desiderato.

Gli psicologi associano la rabbia a una violazione morale, spesso attribuita a agenti esterni che intervengono intenzionalmente contro o che non intervengono nel raggiungimento un obiettivo.

Le persone preoccupate per il cambiamento climatico dicono spesso di provare rabbia o frustrazione, che gli esperti definiscono come «climate anger» (rabbia climatica) o «eco-anger» (eco-rabbia).

Uno studio del 2022 che ha coinvolto 530 giovani britannici dai 16 ai 24 anni ha rivelato che il cambiamento climatico suscitava sentimenti di rabbia, vergogna, colpa e delusione. Si sentivano colpevoli per il loro contributo al cambiamento climatico e non erano sicuri che le loro azioni per combatterlo avrebbero avuto un effetto rilevante.

Anche i ricercatori negli Stati Uniti hanno segnalato un aumento della rabbia climatica tra i giovani. Sulla base di un sondaggio condotto su 20.000 persone, hanno scoperto che le giovani generazioni provano un senso di rabbia maggiore poiché vedono il loro futuro a rischio, e incolpano le vecchie generazioni per la crisi. 

Tuttavia, alcune persone del sud del mondo la pensano diversamente.

In un sondaggio condotto su 10.000 giovani di dieci Paesi, i partecipanti provenienti da Filippine, India e Brasile hanno riportato un senso di paura e di ansia maggiore rispetto a coloro provenienti da Australia, Regno Unito e Francia. Il livello di preoccupazione più basso è stato rilevato negli Stati Uniti, dove solamente il 46% dei giovani intervistati si è mostrato allarmato per il cambiamento climatico.

La ragione della rabbia climatica

Esistono diverse ragioni per la rabbia dei giovani legata al cambiamento climatico.

Una di quelle è l’azione o l’inazione umana. In uno studio condotto su 2000 giovani in Norvegia, la rabbia è stata associata alle attività in corso che accelerano il riscaldamento globale, e alle convinzioni relative a una scarsa risposta da parte del governo. Anche i fattori umani quali l’indifferenza, il negazionismo e la tendenza a dare la priorità al denaro anziché all’ambiente hanno fatto infuriare i partecipanti.

Ad attirare la rabbia delle nuove generazioni è stata anche la doppia ingiustizia del cambiamento climatico, per cui i meno responsabili sono i più colpiti e hanno a disposizione pochissime risorse per far fronte alle conseguenze. Altri studiosi hanno riscontrato che le espressioni di rabbia erano legate all’incapacità di costituire un cambiamento per il futuro.

Tale rabbia si è manifestata anche quando i partecipanti hanno avvertito una mancanza di impegno dai leader politici o dalle persone in generale.

I giovani si sono sentiti arrabbiati e traditi quando hanno percepito che le loro emozioni e preoccupazioni riguardo al cambiamento climatico non venivano ascoltate o erano messe a tacere.

La rabbia come motore per l’azione

Anche se il senso comune indica che la rabbia ha effetti negativi sulla salute e sul benessere, degli studi recenti dimostrano che la rabbia è un’emozione abbastanza forte da incoraggiare la lotta al cambiamento climatico. 

Alcuni ricercatori della London School of Economics sottolineano il potenziale della mobilitazione della rabbia per aumentare l’azione collettiva al fine di rimediare a un’ingiustizia percepita. Sostengono che la rabbia funzioni come un segnale motivazionale che convince un maggior numero di persone che altre agiranno presto, invogliandole a partecipare.

Inoltre, sempre più ricerche indicano che le espressioni di indignazione pubblica hanno più probabilità di essere ricondivise sui social rispetto a contenuti neutri.

Altri studiosi sostengono che la rabbia collettiva espressa attraverso le marce per il clima abbia contribuito alla promozione della ricerca di informazioni sul cambiamento climatico.

Uno studio condotto in Australia ha rivelato inoltre che le espressioni di rabbia possono giovare alla salute mentale.

Mantenere la rabbia

Data la situazione climatica critica nella quale viviamo, i giovani hanno ragione ad essere arrabbiati. Alcuni finiranno per sentirsi oppressi e sfiniti.

Fornire degli spazi sicuri in cui possano continuare ad esprimere la loro eco-rabbia potrebbe prevenire queste sensazioni. Essere ascoltati può aiutare ad affrontare il senso di impotenza, e allo stesso tempo creare un senso di cameratismo e sostegno.

C’è bisogno che anche gli adulti facciano la loro parte. Gli alleati adulti che riconoscono le ingiustizie intergenerazionali, che avvalorano le esperienze emotive e che sostengono la capacità dei giovani possono contribuire a rassicurare e alimentare l’azione trasformativa.

Queste strategie potranno far sì che la lotta dei nostri giovani per un futuro più vivibile e sostenibile non perda il suo slancio.

Il dottor Justin See è un ricercatore post-dottorato in adattamento ai cambiamenti climatici presso il Sydney Environment Institute dell’Università di Sydney.

Originariamente pubblicato sotto Creative Commons da 360info™.

Fonte foto di copertina: Stefan Müller/Fridays for Future, Flickr CC BY 2.0