Serbia: proteste contro la più grande miniera di litio d’Europa

Il litio, chiamato anche “oro bianco”, è uno dei materiali più ricercati ( ) al mondo: secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, entro il 2040 la domanda di litio aumenterà di volte rispetto a oggi. Il litio, allo stato attuale, è fondamentale per produrre le batterie delle auto elettriche: per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, l’Unione europea ha annunciato che entro il 2035 non saranno più prodotte auto a combustibili fossili nel territorio comunitario. Il problema è trovare abbastanza litio. «Ora come ora, in pratica esauriremo il litio entro il 2026», spiega a Adam Simon, professore di Scienze della terra e dell’ambiente presso l’Università del Michigan. «Se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’IPCC [gruppo ONU per lo studio del riscaldamento globale, ndr] e dell’Unione europea, dobbiamo estrarre litio, non c’è altro modo». di litio sono Australia, Cile e Cina. Nel territorio dell’Unione europea ci sono depositi soprattutto in Portogallo, ma anche in Austria, Finlandia, Germania e Repubblica Ceca. I progetti di estrazione si sono scontrati con i cittadini: in l’opposizione pubblica ha messo in pausa l’ambizioso piano della società Vulcan Energy, la stessa che ha ottenuto una licenza per esplorare pozzi geotermici di litio in contro l’apertura di nuove miniere di litio e la corruzione del governo. Anche in Serbia ci sono state forti mobilitazioni. Il 28 novembre 2021, a Belgrado, nella capitale, 20mila persone sono scese in strada per fermare il Jadar Lithium Project, un progetto per l’apertura di una miniera di litio e boro da parte di Rio Tinto, la . E hanno vinto: il 20 gennaio 2022, la prima ministra Ana Brnabić ha annunciato la rinuncia al progetto. Loznica, città nel nord-ovest della Serbia, siede su un’enorme fortuna: la jadarite. Si tratta di un minerale , entrambi elementi chiave nella produzione di fonti di energia pulita (batterie, ma anche pannelli solari e turbine eoliche). I geologi di Rio Tinto hanno scoperto questo materiale nella Valle del fiume Jadar nel 2004, e hanno dato avvio al cosiddetto “Jadar Lithium Project”. Il colosso anglo-australiano ha dato avvio a trattative con le autorità serbe ottenendo, nel 2017, la licenza per lo sfruttamento della jadarite. Nel 2021, Rio Tinto ha annunciato un investimento di 2,4 miliardi di dollari nel Jadar Project, che diventerebbe la più grande miniera di litio in Europa, producendo 58 mila tonnellate all’anno di carbonato di litio per batterie di veicoli elettrici, . Questa miniera, insieme al complesso di lavorazione e agli impianti di stoccaggio dei rifiuti, occuperebbe un’ . «Per l’estrazione mineraria in Serbia – ha spiegato il professor Simon – il piano prevede la costruzione di una miniera sotterranea, il che significa che il materiale viene scavato sotto la superficie». Secondo , la miniera sarebbe sfruttabile per almeno 40 anni, durante i quali saranno prodotte 2,3 milioni di tonnellate di carbonato di litio e 57 milioni di tonnellate di roccia sterile. Rio Tinto ha stimato che si creerebbero di lavoro durante le fasi di costruzione, che sarebbero dovute cominciare nel 2023, e poi altri mille una volta entrata in funzione. Nel piano originale, la prima produzione di litio vendibile era prevista per il «L’industria mineraria in generale è vista dalla maggior parte delle persone come un’industria inquinante», ha commentato Adam Simon. «Ovunque si estragga, per definizione si altera l’ambiente: si va in un’area che esiste nel suo stato naturale e si altera questo stato naturale per estrarre un minerale in particolare». Ingegneri e scienziati, prosegue il professore, «fanno tutto il possibile, da parte delle compagnie minerarie, per ridurre al minimo gli impatti ambientali negativi, avvicinandosi il più possibile allo zero […] ma non c’è mai la garanzia che non ci sia inquinamento». Come funziona l’estrazione? Il primo passaggio dell’estrazione prevede la separazione della jadarite dal resto della roccia, e questo comporta l’utilizzo di acqua, molta acqua. Rio Tinto infatti un consumo medio di acqua tra i 6 e i 18 litri al secondo. L’acqua proverrebbe da falde acquifere sotterranee, e poi verrebbe riciclata e riutilizzata. «Quello che noi ingegneri abbiamo capito molto bene è come pulire tutta l’acqua prima che venga scaricata nell’ambiente. Ma c’è sempre un rischio. Non si può garantire che non ci sia un rischio», ha sottolineato Simon. Durante il processo di estrazione, vengono utilizzati anche composti chimici, tra cui l’acido solforico, che è «tossico per gli esseri umani, quindi viene gestito con molta attenzione, ma il rischio non è zero». La fase successiva prevede che sia l’acqua che la soluzione di acido solforico vengano disidratati, per poi venire stoccati in una , un deposito simile a una discarica per la spazzatura. «Alla base della discarica, quando si iniziano a mettere i rifiuti, la si riveste tipicamente con uno strato di plastica molto spesso, che è impermeabile, e si mettono i rifiuti sopra la plastica, e poi si coprono i rifiuti in modo da evitare che l’acqua piovana arrivi ai rifiuti. A meno che qualcuno non sposti lo strato, rimarrebbe lì per sempre». Rio Tinto non ha dei precedenti molto incoraggianti: nel 2020, per la costruzione di una miniera nell’Australia occidentale, sono state fatte , mentre in Papua Nuova Guinea il colosso australiano è responsabile per aver vicini a una miniera di rame e oro, causando danni alla salute di 12 mila persone. Rio Tinto sembrava aver fatto jackpot: la scoperta di un materiale unico al mondo e i permessi necessari per estrarlo. Inoltre, la Serbia è vicina all’Unione europea, dove la domanda per il litio sta crescendo rapidamente, e ha regole e tasse meno stringenti rispetto alla Comunità europea. Mancava solo una cosa: la fiducia dei cittadini serbi. «Il prezzo è troppo alto per le persone che vivono lì e per la natura», ha commentato a T , un gruppo di cittadini che si impegnano a diffondere consapevolezza sull’importanza della tutela dell’ambiente. «Questo progetto sarebbe un disastro per la natura, per l’intera area». Nonostante Rio Tinto abbia assicurato il rispetto degli standard ambientali, secondo uno studio la miniera causerebbe più danni che benefici, creando un deserto nella regione più fertile del Paese. L’inquinamento generato dal complesso estrattivo danneggerebbe il settore agricolo, e gli abitanti delle Jadar Valley sembrano non voler rischiare che i loro fiumi vengano nuovamente avvelenati da sostanze tossiche: già nel 2014 l’inondazione del fiume Korenita una ex miniera di carbone, spargendo rifiuti tossici nella zona e rovinando le aree coltivabili. «Guarda quello che la compagnia cinese ha fatto all’ambiente. Succederebbe lo stesso. Quando il nostro governo, questo gruppo di persone, ha autorizzato i cinesi a farlo, dov’è la garanzia che Rio Tinto non possa fare la stessa cosa?». Kurilic si riferisce ai danni causati dalla compagnia mineraria cinese Zijin Mining Group, che ha causato La miniera di jadarite, a detta di Rio Tinto, contribuirebbe al Prodotto interno lordo (PIL) direttamente per l’ , e indirettamente fino al 4%. Ammesso e non concesso che le stime sia accurate, questo 1% probabilmente rimarrebbe in mano a pochi. Per apportare un beneficio economico diffuso, «la Serbia dovrebbe essere il luogo di produzione delle batterie destinate ai veicoli utilizzati altrove», ha affermato il professor Simon. Anche se Zorana Mihajlović, allora ministra per l’Estrazione Mineraria e l’Energia, la costruzione di impianti di costruzione di batterie a litio e di macchine elettriche, questi piani non sono mai stati portati avanti. La multinazionale Rio Tinto sarebbe l’unica a guadagnarci veramente da questa operazione, mentre lo Stato incasserebbe solo le tasse dalla Rio Tinto, le cosiddette . «Una Tesla sembra una cosa buona per la natura, ma questo litio non è per noi», ha riassunto Aleksandra Kurilic, «se gli europei vogliono avere una vita migliore sulle nostre vite, non penso sia una buona idea». Nell’estate del 2021, il presidente della Repubblica di Serbia Aleksandar Vučić, a capo del Partito Progressista serbo, un referendum per il Jadar Project ma poi, in novembre, il Governo propone di , per facilitare la procedura con la scusante dell’ ”interesse pubblico”. Le preoccupazioni per il Jadar Project, unite alle controverse proposte di legge, hanno spinto migliaia di serbi a scendere in piazza. Le proteste si sono svolte non solo a Loznica, ma anche a Belgrado e nelle maggiori città: «Il prezzo è troppo alto, veramente troppo alto. Quindi le proteste sono state enormi», ha commentato l’attivista serba. Perfino il tennista Novak Djokovic Il gruppo ambientalista di cui fa parte Kurilic, Eko Straža, ha organizzato 4 proteste tra settembre 2021 e gennaio 2022. «La terza, il 28 novembre, è stata enorme. Circa 20 mila persone sono scese in strada a Belgrado per protestare contro l’inquinamento dell’aria. Non era per l’economia, per il governo o contro l’Unione europea, era per l’inquinamento dell’aria». in Europa, e nono al mondo, per decessi correlati all’inquinamento secondo la Global Alliance on Health and Pollution. «Dieci anni fa nessuno sapeva cosa stava succedendo. Le persone tossivano, i bambini avevano problemi respiratori, asma e altro. Non sapevano cosa stava succedendo, non sapevano che l’inquinamento è così alto». Si stima che l’inquinamento in Serbia , ma le autorità serbe non prestano molta attenzione a trovare delle soluzioni. Aleksandra Kurilic e gli attivisti di Eko Straža si impegnano per sensibilizzare sul tema dell’inquinamento e il suo impatto sulla salute umana. «Eko Straža è nata nel 2019, stiamo combattendo da quattro anni solo affinché la tv nazionale dica che c’è un inquinamento enorme. Non ci fidiamo del nostro governo. Non c’è inquinamento dell’aria se la tv nazionale non ne parla». Inoltre il Paese è candidato per entrare nell’UE, ma dovrebbe spendere milioni per ridurre i livelli di inquinamento e rispettare gli standard europei. Le proteste hanno funzionato. Il 20 gennaio 2022 la prima ministra Ana Brnabić lo stop del progetto, cancellando tutte le licenze concesse al colosso minerario. Nonostante ciò, il presidente Vučić non condivide la scelta del governo, e continua la sua campagna a favore del progetto minerario, le proteste come “politiche”, influenzate da una parte minoritaria della popolazione e dall’Occidente. Il litio è il “petrolio” della Serbia, e sostiene che bloccare il Jadar Project è stato un errore, un’enorme opportunità economica persa. , attendendo che i suoi alleati in politica vengano rieletti alle successive elezioni in primavera. Infatti, nel mese di aprile 2022 il Partito Progressista Serbo ha vinto le parlamentari con il 43% dei voti e Vučić si è assicurato un secondo mandato. Si ricomincia così a parlare di Jadar Project. «Sono state solo false promesse per le elezioni» «Abbiamo avuto le elezioni, così loro [i politici] hanno fatto un passo indietro e hanno assecondato le richieste dei cittadini, ma ora si stanno riavvicinando a Rio Tinto.» Infatti, per prendere il posto di Rio Tinto nel business della jadarite. Anche l’Unione europea non ha perso l’interesse. A settembre 2023, Serbia e Commissione europea hanno firmato una per avviare una partnership strategica per l’estrazione e la produzione di batterie a ioni di litio, affermando che in quanto Paese candidato a entrare nell’Unione, la Serbia rispetterà i più alti standard ambientali e lavorativi. Ma una parte dei cittadini serbi rimane scettica: «Non vogliamo Rio Tinto, non è un bene per noi, non ci sono benefici per noi» ha continuato Aleksandra