Le comunità brasiliane adottano nuove strategie per affrontare la desertificazione

Le comunità brasiliane adottano nuove strategie per affrontare la desertificazione

Nell’arido Brasile nord-orientale, nelle aziende agricole a conduzione familiare si  utilizzano nuove tecnologie e la gestione collettiva di risorse per far fronte ai cambiamenti climatici e alle degradazioni ambientali. il 12 luglio 2022 e tradotto in inglese da Matty Rose del Latin America Bureau. La trentanovenne Maria Helena Silva Barbosa vive nel villaggio di Goiana, un sobborgo della città di Solâne nel bacino del fiume Curimataú, ovvero la parte più arida del territorio di Borborema, che ospita 21 comuni nello Stato brasiliano nord-orientale di Paraíba. Maria Helena, o Lena, come è conosciuta nel suo circolo, racconta la storia di come i suoi genitori, contadini che non possiedono un proprio appezzamento su cui lavorare e vivere, conducessero una vita nomade, fuggendo verso il (termine locale per indicare le oasi in cui c’è più umidità, che si trovano in mezzo alle distese di terra arida e che sono prodotte dagli umidi venti marini che soffiano dalla costa) più vicino ogni volta che la regione era colpita dalla siccità. Trovare abbastanza acqua per soddisfare le esigenze più basilari era una sfida costante. Lena, insieme alla madre e alle sorelle, ognuna con un secchio, uscivano di casa di prima mattina per andare a procurarsi l’acqua da un (un sistema che permette di recuperare e utilizzare l’acqua che deriva dal deflusso superficiale) all’insaputa del proprietario terriero. Per generazioni la famiglia di Lena ha dovuto affrontare la siccità nella macchia di Caatinga. Fare il bagno era un lusso concesso solo al piccolo di  famiglia, poiché la poca acqua che c’era poteva soddisfare a malapena la necessità di bere e cucinare di una famiglia di nove persone. Quando la madre di Lena ha cominciato a lavorare in una scuola locale, permettersi certe cose è diventato più facile per la famiglia. Tuttavia, l’opportunità di andare a scuola per le ragazze è rimasta limitata, dato che dovevano prendersi cura del più piccolo a turni. «Era una condizione di povertà estrema», ha sintetizzato Lena. L’uso delle cisterne ha permesso alla famiglia di Lena e tante altre come la sua a migliorare la propria sorte. brasiliano, come la regione semiarida, ha cambiato la vita della famiglia di Lena e di tante altre nel territorio Borborema, un’area di 3.340 chilometri quadrati che si estende nelle ostili distese rurali dello Stato di Paraíba. L’arrivo delle cisterne è stato uno dei frutti dell’unione delle comunità locali e le organizzazioni della società civile sotto l’egida dell’Articulação Semiárido Brasileiro (ASA), una rete di organismi fondata nel 1993 in opposizione alle politiche proposte dalla Soprintendenza Regionale per lo Sviluppo del Nordest (SUDENE), che venivano elaborate senza la partecipazione della popolazione locale e ignoravano l’esperienza quotidiana e la realtà delle famiglie che vivevano nel Sertão da molte generazioni. Oggi fanno parte dell’ASA 3.000 organizzazioni, tra cui l’AS-PTA Family Agriculture e Agroecology, un’associazione che lavora per sostenere le pratiche agricole familiari e promuovere uno sviluppo rurale sostenibile in tutto il Brasile. Le comunità delle regioni semiaride del Brasile hanno adottato nuove strategie per affrontare la desertificazione del territorio. «Fino a quel momento, la gente vedeva la regione come una terra di arretratezza, povertà e improduttività, di terra spaccata», ha detto Marcelo Galassi, coordinatore dell’AS-PTA. «La regione semiarida del Brasile ha in media tre o quattro mesi di precipitazioni all’anno; il resto del tempo è secca. Le comunità [della regione] hanno trovato una strategia per fare scorte di acqua, grano, foraggio e prodotti alimentari per superare il periodo di siccità. L’ASA si è rivolta a queste conoscenze [locali] e da ciò ha creato un sistema, ha iniziato un dialogo con il mondo accademico, e ha adattato e innovato queste conoscenze. Inoltre, ha mobilitato le persone per ampliare le politiche pubbliche già esistenti e per crearne di nuove che possano sostenere queste esperienze e farle crescere. Queste pratiche erano già in atto nelle comunità stesse, ma non avevano molta visibilità e ricevevano scarso sostegno da parte dei responsabili delle politiche pubbliche. Tuttavia, ciò che è stato fatto ha aiutato a costruire un concetto di resilienza [nelle comunità]», ha spiegato Galassi. Verônica Pragana, Roselita Victor, Nirley Andrade e Marcelo Galassi dell’ ASP-TA Family Agriculture e Agroecology association. L’AS-PTA assieme al Polo de Borborema, una rete di sindacati di lavoratori e di operai rurali fondata nel 1996 anch’essa appartenente all’ASA, si stanno preparando ad affrontare una nuova sfida: la progressiva desertificazione della regione semiarida, dovuta al degrado ambientale e al riscaldamento globale. Questa sfida è al centro del programma Innovate Family Agriculture, sviluppato nel 2021, che mira ad aiutare gli agricoltori familiari delle regioni semi-aride rafforzando le loro capacità di adattare i propri metodi ai cambiamenti climatici, utilizzando tecnologie agro-ecologiche e fondando il loro lavoro sulla gestione collettiva delle risorse e sull’unione delle comunità dalle condizioni e origini comuni. «Le famiglie sono riuscite a produrre, a ritagliarsi uno spazio, a creare mercati, malgrado si trovassero nella regione semiarida, persino negli anni di siccità, anche senza l’aiuto delle politiche pubbliche», ha sottolineato Rosalita Victor, direttrice del Sindacato dei lavoratori e dei lavoratori agricoli della città di Remígio e coordinatrice politica del Polo de Borborema. «Il ruolo dell’ASP-TA e del Polo è stato quello di stimolare, mobilitare e scambiare conoscenze all’interno del territorio», ha spiegato. «[Lo scopo era di stabilire] un’altra prospettiva sul ruolo delle organizzazioni sociali, quindi la forte presenza dei sindacati e delle organizzazioni comunitarie e la valorizzazione delle conoscenze degli agricoltori e delle agricoltrici». Gli abitanti delle regioni semiaride del Brasile stanno già sperimentando gli effetti del cambiamento climatico. Il lavoro è iniziato con la creazione del progetto Borborema Agroecology Project, in cui è stato presentato un programma di formazione collettiva sulla gestione delle risorse chiamato Revolving Solidarity Fund (Fondo di solidarietà rotativo), organizzato da donne e da giovani. Con un uso pianificato dei fondi, si punta ad aumentare la sicurezza alimentare nelle case, attraverso il riutilizzo dell’acqua, la diversificazione della produzione con la distribuzione di germogli, reti per pollai, kit per la coltivazione di ortaggi, kit per l’apicoltura e l’incentivazione dell’allevamento di pecore, in particolare della specie Morada Nova, che può nutrirsi della vegetazione della macchia di Caatinga, anche nella stagione secca. Il progetto prevede anche l’uso collettivo di attrezzature, come pompe per il riempimento delle cisterne, un’insilatrice e un’unità di lavorazione della manioca, oltre a fornelli ecologici che risparmiano legna e non creano fumo all’interno della casa. Roselita ha aggiunto che le organizzazioni hanno partecipato attivamente allo svolgimento dei progetti e che hanno visto dei dibattiti sorgere sulla «gestione collettiva di terra, grano e acqua». «È chiaro che quando convergono più forme di azione comunitaria, la comunità può affrontare la siccità senza tante disuguaglianze [nel modo in cui gli effetti vengono percepiti]. Se ci sono scorte di cibo e acqua, non hanno bisogno di vendere i loro animali durante la stagione secca per non morire di fame. Questo è ciò che chiamiamo una comunità resiliente». Gli agricoltori familiari uniscono l’uso della tecnologia alla gestione collettiva delle risorse per affrontare le degradazioni climatiche. Secondo il professore Bartolomeu Israel de Souza, del Dipartimento di Geoscienze dell’Università Federale di Paraíba (UFPB), le regioni di Curimataú, Cariri e Seridó sono le parti più secche dello Stato di Paraíba, e sono anche state severamente affette dalla siccità che durò dal 2012 al 2017, la più grave del secolo. «Nelle regioni semiaride del Brasile, le precipitazioni sono eterogenee nello spazio e nel tempo. Tuttavia, dal 2012 a oggi, non c’è stata nessuna stagione delle piogge adeguata. È stata una siccità quasi ininterrotta. Uno dei grandi problemi dei piani governativi è che trattano il Nordest come un’unica entità, mentre noi siamo molteplici e variegati. Queste differenze praticamente non vengono prese in considerazione dalle politiche pubbliche, che hanno il potere di cambiare le cose in modo radicale», ha spiegato de Souza. Secondo il professore, i progetti come Innovate Family Agriculture sono dei passi verso la direzione giusta, anche se sono solo «delle gocce nell’oceano». «Quello che stanno facendo con i sistemi agroforestali, ad esempio introdurre specie esotiche e autoctone il cui potenziale è già noto, è fondamentale. La piantumazione di specie autoctone, compresi i cactus, come ad esempio il cardeiro e il mandacaru, per renderli recinti viventi, è un’innovazione creata da queste ONG», ha detto de Souza. Sono progetti piccoli e locali, ma «stanno dimostrando che esiste una soluzione», ha spiegato il professore. Ed è una soluzione che viene percepita in modo molto concreto per le donne coinvolte nel progetto, come Verônica de Macena Santos, quarantasettenne, presidente dell’Association of Small Rual Producers of Palma (Associazione dei piccoli produttori rurali di Palma). Verônica vive in una comunità situata anch’essa nel comune di Solânea, dove ha piovuto solo 100 mm in tutto il 2021. Verônica ha incontrato i nostri giornalisti insieme alla figlia Larissa e al figlio più piccolo Luís Antônio, che ha quasi dieci anni. Il più piccolo è affetto dalla sindrome di Down ma è la gioia della famiglia, insieme al loro toro da tiro, Castelo, che ha un anno in meno di Luís Antônio. Verônica e la sua famiglia vivono nel comune di Solânea, dove nell’intero 2021 ci sono stati solo circa 100 millimetri di pioggia. Nata e cresciuta nella comunità, in passato Verônica ha affrontato diversi periodi di siccità durante i quali la comunità non aveva le risorse a cui ha accesso oggi, e ciò l’ha fatta riflettere sulle difficoltà che ha dovuto superare. «La siccità degli anni Ottanta ha costretto quasi tutti a fuggire verso il . Mio padre e un paio di signore anziane furono gli unici a rimanere. Io e mio fratello maggiore, con due asini e 4 barili da 20 litri, dovevamo andare a procurarci acqua dalla cisterna per tutto, e bisognava procurarsene abbastanza per 8 capi di bestiame. Ma poi abbiamo smesso di allevare perché non avevamo l’insilato», ha raccontato Verônica. «Prima si seminava tutto a mano, mentre oggi abbiamo la seminatrice e il miscelatore. Quello che prima richiedeva due giorni di lavoro, ora lo possiamo fare in 3 ore dalle 7 alle 10 di mattina», ha aggiunto. Maria Lúcia da Silva Andrade Pereira, trentaquattrenne della comunità di Benefício nel vicino comune di Esperança, è anche lei molto soddisfatta degli sviluppi che hanno portato a «investire di più nella produzione di cibo [proprio] e a non dipendere così tanto dall’acquisto di prodotti dai mercati». Il marito di Maria Lúcia lavora come marmista ed è lui la fonte di reddito principale della famiglia. Maria Lúcia invece tiene a bada la casa e le tre figlie. Si occupa anche della coltivazione a secco (quando piove) di fagioli e mais e si prende cura delle pecore. Sogna di coltivare coriandolo, erba cipollina, pomodori, lattuga, cavoli e fragole nell’aiuola che sta per essere piantata, oltre ad alberi di acerola, papaya, guava e melograno. La gran parte del cibo della famiglia di Maria Lúcia viene coltivata da loro stessi, cosa che è stata resa più facile con l’uso delle cisterne. Maria Lúcia ha due cisterne d’acqua primarie (16.000 litri ciascuna) e condivide con il suocero un serbatoio in pietra che si trova al confine tra le due proprietà. Una nuova motopompa di proprietà della comunità aiuta a portare l’acqua dal serbatoio alle cisterne in modo molto più efficace rispetto al vecchio motore che usavano prima. La stufa ecologica adesso è il cambiamento che le piace di più: «Chi avrebbe mai pensato che al giorno d’oggi le donne avrebbero preferito cucinare su una stufa a legna?». Ana Lúcia Teofilo da Silva, 52 anni, vive a poca distanza da Maria Lúcia. Il sorriso non le manca mai, neanche quando pensa ai momenti difficili. Dove vive lei di solito l’acqua non manca, grazie alle lastre di pietra e agli stagni. Ana Lúcia si è già abituata a costruire recinzioni vive con il cardeiro, una specie di cactus tipica della regione. In più, pianta alcuni prodotti della terraferma, come mais e fagioli, e alleva degli animali, un lavoro reso molto più facile dall’applicazione di tecniche di insilamento, con cui il foraggio viene compattato e immagazzinato in un silo, senza aver bisogno di essere prima essiccato, e poi viene utilizzato come mangime per gli animali. Ana Lúcia si è anche dedicata alla coltivazione del proprio orto. Durante l’intervista, Ana Lúcia non riusciva a mascherare il proprio entusiasmo di ricevere le nuove attrezzature dal fondo di solidarietà per aiutarli nell’allevamento di polli, e la stufa ecologica, che non crea fumo o calore in casa. «La resilienza non può essere costruita solo con iniziative isolate, bisogna integrare le innovazioni, l’accesso alle sementi, al foraggio, alla terra e bisogna aumentare la fertilità e i livelli di produzione alimentare degli orti familiari. Insieme, queste iniziative possono ridurre l’impatto della siccità, soprattutto in periodi come questo, in cui le precipitazioni sono così irregolari», ha sottolineato Marcelo Galassi, dell’AS-PTA. La resilienza e la fusione di conoscenze ancestrali con strumenti tecnologici hanno garantito maggiore autonomia alle comunità delle regioni semiaride del Brasile. Marcelo Galassi ha anche sottolineato che i processi organizzativi con cui le comunità arrivano a gestire collettivamente le proprie risorse, sono importanti tanto quanto le recenti innovazioni. Infatti, le banche comunitarie dei semi fungono da riserve strategiche; gli sforzi congiunti permettono la costruzione di cisterne, case, silos e fosse di argilla pulita; infine, i fondi di solidarietà rotativi sono un modo sostenere questi processi con maggiore autonomia e minore dipendenza dal governo.