Dopo mesi di dibattito sul MES nel 2020, nel 2021 l’Unione Europea ha varato il Next Generation EU, finanziamento europeo per risollevare le economie e le società europee post crisi COVID. All’Italia sono stati assegnati da Bruxelles 191,5 miliardi di euro, dei quali 70 sono sovvenzioni a fondo perduto e 121 sono invece prestiti. A tali somme si aggiungono 13 miliardi di euro provenienti dal programma React-EU, e ulteriori 30,6 miliardi derivanti dal Fondo Complementare Nazionale, per un totale di oltre 235 miliardi di euro.
Come spendere questi soldi? Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è il programma del Governo italiano che delinea obiettivi, riforme e investimenti che l’Italia desidera attuare grazie ai fondi europei.
I soldi europei devono essere spesi entro cinque anni, dal 2021 al 2026, per realizzare oltre 150 progetti, che rientrano nel quadro delle sei missioni del Piano:
- Digitalizzazione, innovazione e competitività, cultura e turismo (40,3 miliardi di euro);
- Rivoluzione verde e transizione ecologica (54,46 miliardi;)
- Infrastrutture per la mobilità sostenibile (25,40 miliardi);
- Istruzione e Ricerca (30,88 miliardi);
- Inclusione e coesione (19,85 miliardi);
- Salute (15,63 miliardi).
Le missioni a loro volta si suddividono in 16 componenti, che sono funzionali a realizzare gli obiettivi economici e sociali definiti dalla strategia di Governo, articolate infine in 43 ambiti di intervento per i progetti.
I soldi provenienti dall’Unione Europea, come accennato, serviranno anche per eseguire 63 riforme in Italia, suddivise in tre tipologie.
Come funziona a livello nazionale
La particolarità del PNRR è quella di raggruppare tre priorità trasversali condivise a livello europeo, ovvero la transizione digitale, la transizione ecologica e l’inclusione sociale. Si comprende dunque come tali macro-tematiche siano una priorità per l’Unione Europea, utili rispettivamente ad aumentare il livello di digitalizzazione dei Paesi, mettere in pratica delle misure per contrastare il cambiamento climatico e promuovere azioni per contrastare la diseguaglianza sociale.
Un altro importante aspetto relativo al Piano è che l’erogazione dei fondi è strettamente legata a determinate scadenze: se non vengono raggiunti periodicamente determinati obiettivi (target), ovvero risultati quantitativi come l’assunzione di personale, e traguardi (milestone), risultati qualitativi come l’approvazione di riforme, l’Unione Europea ha il potere di interrompere o sospendere l’esborso di denaro. L’Italia dovrà rispettare entro il 2026 più di 520 scadenze totali, insieme a più di 200 traguardi e più di 300 obiettivi.
È rilevante sottolineare come il Piano nazionale italiano preveda che all’incirca il 40% delle risorse totali venga destinato alle otto regioni del Mezzogiorno, per colmare divari di tipo infrastrutturali ed economici rispetto al resto del territorio.

Come funziona a livello locale
Gli Enti territoriali – Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni – sono i destinatari di 66,4 miliardi di euro su un totale di 191,5 miliardi del PNRR, circa un terzo.
Qualche esempio di progetti sul territorio.
Alla missione numero 2, corrispondente alla Rivoluzione verde e Transizione ecologica, sono destinate la maggior parte delle risorse pari a circa 20 miliardi di euro. Si tratta dunque dei finanziamenti che saranno sfruttati da parte di comuni, città e province per numerosi progetti quali ad esempio la sostituzione degli edifici scolastici e la loro riqualifica energetica, stando all’intervento siglato M2C3 1.1, e a sviluppare una rete di trasporto rapido e di massa (M2C2 4.2).
La missione numero 5, ovvero Inclusione e coesione, per gli enti territoriali vale circa 18,5 miliardi di euro: citando un paio di casi concreti, per comuni, città e province sarà possibile realizzare progetti di valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (M5C3 1.2) e i comuni potranno intraprendere lavori per la rigenerazione urbana (M5C2 2.1).
Come arrivano i soldi e gli investimenti ai territori?
Gli Enti territoriali – Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni – assumono un ruolo di rilievo all’interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano, dal momento che sono i destinatari di 66,4 miliardi di euro su un totale di 191,5 miliardi.
Le modalità attraverso cui gli Enti possono essere coinvolti nell’erogazione dei fondi del Pnrr sono tre. Nel primo caso, gli enti possono assumere il ruolo di soggetti attuatori, e in questo caso si assumono la responsabilità della realizzazione di determinati progetti, come ad esempio lavori legati alla rigenerazione urbana o la realizzazione di nuovi asili nido. I finanziamenti, in genere provenienti direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, affluiscono ad un ente che ha partecipato a bandi o avvisi per la selezione di progetti direttamente emanati dai Ministeri competenti. L’ente è tenuto poi a monitorare, rendicontare, controllare e concorrere al raggiungimento dei traguardi e obiettivi associati al progetto. È obbligo dell’ente realizzare gli interventi nel rispetto delle norme vigenti, prevenire e correggere irregolarità eventuali e restituire le risorse che non vengono impiegate.
Nel secondo caso, gli enti possono essere beneficiari di soldi, anche se la responsabilità del progetto è in mano all’amministrazione centrale a Roma. Tramite bandi o avvisi diffusi dai Ministeri interessati, Comuni e altri enti territoriali si rendono disponibili per progetti già decisi a monte. Per esempio, migliori sistemi di sicurezza informatica per la Pubblica Amministrazione, o l’adozione di servizi cloud.
Nel terzo caso, gli Enti possono essere beneficiari di investimenti sul territorio. La decisione è presa a monte, dal Governo o dalla Regione, e il Comune non deve fare nessun bando, non arrivano soldi, il territorio “subisce” l’intervento, generalmente compreso nella “programmazione strategica definita a livello nazionale e/o regionale”. La voce delle realtà locali può arrivare attraverso specifici tavoli di concertazione. Un esempio di questo caso è il potenziamento della rete ferroviaria nazionale e i relativi collegamenti con le linee di comunicazione territoriali.

A che punto siamo? Difficile saperlo, mancano alcuni dati
Monitorare lo stato di avanzamento del PNRR appare ancora oggi complicato per i suoi stessi beneficiari – dunque imprese, cittadini, organizzazioni della società civile ed enti locali. Perché è importante avere dati, e averli in modo trasparente? A livello nazionale quanto a livello locale, la mancanza di dati chiari e consultabili sul PNRR causa l’impossibilità di svolgere un’azione di monitoraggio: non è possibile comprendere a fondo chi sta facendo cosa, e soprattutto come. Una grave mancanza, specie dato l’elevato valore economico dei progetti attualmente in corso e futuri.
Il sito Italia Domani, presentato dal Governo nell’agosto 2021 come il portale dedicato alla trasparenza del PNRR, spiega solo a grandi linee quali sono riforme ed investimenti che prenderanno forma grazie alle risorse dell’Unione Europea.
Non esiste una sezione dedicata al monitoraggio dei più di 500 obiettivi del Piano da rispettare entro il 2026: il problema è noto al governo, dal momento che nella relazione del Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR dello scorso dicembre, viene ammesso che “Italia Domani è in continua evoluzione: di pari passo con l’implementazione del sistema di rilevazione dello stato di attuazione dei singoli progetti, verranno introdotte nuove sezioni utili ai fini del monitoraggio” (p. 22). Si legge poi nel documento sopracitato che “per realizzare un significativo coinvolgimento del Parlamento, di altri soggetti istituzionali, del mondo della ricerca e della società occorre consentire l’accesso a informazioni e dati in formato aperto e disaggregati sui singoli progetti del PNRR”.
La mancanza di trasparenza e facilità di accesso ai dati è aggravata dal fatto che alcune informazioni non si trovano sul sito Italia Domani, ma sui siti dei Ministeri, che hanno creato delle sezioni online apposite per mostrare documenti o informazioni riguardanti il Piano. Anche in questo caso, le informazioni disponibili non forniscono materiale utile per compiere un monitoraggio (o valutazione) di qualità.
La scarsità di informazioni utili per comprendere l’andamento del Piano è una problematica ribadita dalla fondazione Openpolis, che ha elaborato un progetto di monitoraggio civico dal nome “OpenPnrr”. Luca dal Poggetto, giornalista della fondazione intervistato da The Bottom Up, sostiene che “il portale Italia Domani ha l’ambizione di essere il punto di riferimento su ciò che avviene nel PNRR, ma non c’è una vera sezione dedicata allo stato di avanzamento del PNRR. C’è ma è molto varia, non aiuta a capire se le scadenze del cronoprogramma sono state rispettate e in che misura. (…)”. Dunque “Italia Domani è un sito vetrina, non è una piattaforma di monitoraggio. Vi è la possibilità di vedere gli interventi, c’è una sezione che dice cosa è stato fatto e cosa no ma non vi è nessun riferimento agli atti adottati, alle risorse erogate, dei pareri eventuali che possono servire, ad esempio quello della Corte dei Conti, della conferenza Stato-regioni”.
Francesca Neri
Fonte foto di copertina: LaPresse
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