Il DL Rilancio è in Gazzetta Ufficiale. Il ritardo è costato posti di lavoro?

Nella serata del 19 maggio è stato pubblicato il DL Rilancio in Gazzetta Ufficiale. Con la firma del Capo dello Stato Mattarella, è ufficialmente operativo il decreto “monstre” da 55 miliardi per far ripartire l’economia italiana piegata dai mesi di lockdown.

Già “Decreto Aprile”, poi “Decreto Maggio”, infine “Decreto Rilancio”. Un testo da oltre 320 pagine (ne ha perse più di un centinaio rispetto all’ultima bozza) che ha vissuto momenti di forte conflitto (come l’ultimatum della Ministra Bellanova sulla regolarizzazione dei migranti) e che ha necessitato di molto tempo per la sua approvazione in Consiglio dei Ministri prima, e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ora. Tempo che ha prodotto un vuoto normativo piuttosto grave.

Con il precedente Decreto Cura Italia (articolo 46), è stato fissato un periodo di 60 giorni, dal 17 marzo al 16 maggio compreso, in cui si è sospeso ogni licenziamento per giustificato motivo oggettivo. Il presente Decreto Rilancio estende questi termini fino al 17 agosto. Da ieri sera, perciò, non è nuovamente possibile licenziare un lavoratore per motivi legati al calo dei volumi di affari derivanti dalla crisi. Da ieri sera 19 maggio. Negli oltre due giorni intercorsi tra domenica 17 maggio e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, licenziare è stato formalmente possibile. La notizia è stata ripresa dai maggiori quotidiani nazionali, assieme all’augurio che la retroattività della norma possa mettere una pezza ai licenziamenti eventualmente verificatisi (alcuni commentatori, come il giuslavorista Gionata Cavallini in un’ intervista al FattoQuotidiano, si affidano al buonsenso delle aziende, pur non nascondendo la preoccupazione per il vuoto normativo). In attesa di capire se il provvedimento possa davvero avere un’applicazione retroattiva (sulla quale esistono ragionevoli dubbi), si riscontra anche un’ulteriore contraddizione: negli articoli 68, 69 e 70 del nuovo Decreto Legge (che potete trovare QUI) vengono prolungati di altre nove settimane i termini di accesso alla Cassa Integrazione e al trattamento ordinario di integrazione salariale, in aggiunta alle nove già previste nel Decreto Cura Italia a partire dal 23 febbraio (e quindi terminate a fine aprile per chi ne ha beneficiato continuativamente). Di queste nove settimane, cinque sono da usufruirsi entro il 31 agosto, e le restanti 4 da settembre. A partire dalla metà di giugno, quindi, i datori di lavoro che hanno interrotto o ridotto le attività in modo continuativo dall’inizio dell’emergenza, non potranno più usufruire di questi strumenti, anche qualora non avessero ripreso le attività a pieno regime. L’augurio è che la ripresa delle attività sia completata entro i termini indicati e che, quindi, non si verifichi alcuna situazione critica, ma l’aver aperto una finestra di licenziamento in questa circostanza fa storcere più di un naso.

Tutte queste contraddizioni, forse, si sarebbero potute evitare con la pubblicazione di un decreto dedicato alla tutela del lavoro e dell’attività economica, e soprattutto pubblicato in tempo. Oggi si compiono 50 anni dalla firma dello Statuto dei Lavoratori. In questa data, tutto ci saremmo aspettati fuorché di attendere con preoccupazione la conta degli eventuali licenziamenti provocati dal ritardo della pubblicazione in G.U. di un Decreto Legge.

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