Il ritorno del Figliol Prodigo non è sempre una buona idea

Tredici anni. Ecco quanto è passato dall’ultimo gol di Wayne Rooney in maglia Everton al primo gol di Rooney nella sua seconda vita nella squadra del Mersey. Un lungo giro, che lo ha portato a vincere tutto con i Red Devils guidati da Sir Alex Ferguson, ma anche a sacrificarsi giocando in ruoli non suoi, a correre più di quanto avrebbe mai pensato di fare, a piangere per la Nazionale, a prendere la fascia di capitano ed abbandonarla. Ma il cuore, almeno un angolino, ha sempre battuto per i Toffees di Liverpool. Ed ora Wayne ha potuto tornare a casa, dimostrando fin da subito che si è trattata, per lui e per l’Everton, di una scelta azzeccata.

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Non sempre però, tornare dove sei diventato calciatore, uomo, grande, campione, si rivela una scelta azzeccata. Ecco un breve elenco di chi, tornando sui propri passi, ha avuto successo, e di chi invece se ne è pentito, comprendendo presto che il tempo non torna mai indietro.

Giuseppe Meazza (Inter)

Tredici anni con l’Ambrosiana non si dimenticano facilmente, soprattutto per il calciatore più forte del momento e bicampione mondiale con la Nazionale di Pozzo. Ma Peppin, nell’ultimo anno di pace prima che Hitler stravolgesse l’Europa, subisce un infortunio che lo blocca per oltre un anno. E quando torna, la guerra è cominciata. I calciatori vengono tutelati da Mussolini, e non vanno in guerra. E lui torna, anche se non come un tempo, a giocare: ma al Milano, la sponda rossonera del Duomo. E dopo due anni, ulteriore smacco: Juventus. Gira ancora Meazza, va al Varese e all’Atalanta, prima della fine della guerra. Ma alla fine tornerà all’Inter, dove con due gol in 17 partite darà l’addio al calcio giocato tra gli applausi.

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Johan Cruijff (Ajax)

L’intera carriera di Johan sarà fatta di ritorni, da allenatore dove aveva giocato. Ma l’unico ritorno fatto da giocatore è proprio dove tutto era cominciato, nella squadra dei Lancieri. E ci torna dopo aver sostanzialmente inaugurato il calcio americano, contribuendo a far crescere la NASL a livello mondiale. Tornerà però solo per due anni, vincendo due Eredivisie, perchè nel 1983 passerà agli acerrimi rivali del Feyenoord. Lì svezzerà Ruud Gullit e giocherà anche da libero, strappando lo scudetto proprio all’Ajax.

Cruijff

Diego Armando Maradona (Boca)

E’ l’ultima squadra in cui Maradona gioca prima di dire addio agli scarpini. Ma il tempo non è certamente stato clemente con l’oro di Napoli e Barcellona, fresco di squalifica ai Mondiali statunitensi per positività all’efedrina. Un anno deludente a Siviglia, e cinque presenze in una stagione con il Newell’s erano già state un indizio. A trentacinque anni Diego torna al Boca, da dove era partito alla volta dell’Europa. Ma, pur riscuotendo grane successo di pubblico, l’esperienza non sarà gratificante: 7 gol in 30 presenze.

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Paolo Di Canio (Lazio)

Juventus, Napoli, Milan, Celtic, Sheffield Wednesday, West Ham, Chalton. Un lungo giro durato quattordici anni. Quando Paolo Di Canio torna alla Lazio, dove tutto era cominciato, è un giocatore diverso e maturo, ma amatissimo dalla tifoseria. Soprattutto quando, nel 2005, dopo il ritorno, segna e decide un derby con la Roma. Chiuderà la carriera nella Cisco Roma, nel 2008.

Andrij Shevchenko (Dinamo Kiev)

Essere il più forte giocatore della storia della tua nazione, implica una discreta responsabilità. Responsabilità che si manifesta anche tornando a giocare a casa dopo aver vinto ogni cosa in Europa. Ma ormai per Sheva i fasti sono finiti, Chelsea e l’ultimo Milan sono state esperienze deludenti,e le ultime partite in maglia Dinamo non fanno eccezione. Avrà tutt’altra fortuna come allenatore, e poi, magari, in un futuro non troppo lontano, anche come politico.

Sheva

Toninho Cerezo (Atletico Mineiro)

Tre anni di Roma e sei di Sampdoria sono l’intera esperienza extranazionale di Cerezo. Alla fine, a quarantadue anni, si trova a Belo Horizonte, dove aveva cominciato a giocare, solo non nella sua squadra, bensì nell’America. L’Atletico Mineiro bussa alla sua porta, ma non ha le risorse per comprarlo. E Cerezo accetta di tornare alla sua vera casa, ricevendo 112 dollari al mese. “Ripago un debito con i tifosi”.

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E’ una frase che accomuna Cerezo a Rooney, che ha sempre detto di essere rimasto tifoso dell’Everton e da aver avuto bisogno di tornare a casa.

Marco Pasquariello

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